Critica Sociale - XXV - n. 18 - 16-30 settembre 1915
CRITICA SOCIALE 285 piedi del monumento che significò la prima espres– sione- di Roma laka di fronte .al Vaticano. Per- ,arri– v.are a quest'inaugurazione bisognò superare anni di difficoltà e fino aWultimo si .teme,tte un divieto governativo. Fu un,a festa memorabile. Da ogni ,an– golo d'Italia e dall'ester.o accorse gente. La vasta piazza era un enorme ondeggiare di bandiere. · Sul monumento e.ra incisa quell'epigrafe·, che è esempio, di brevità, che riassume- in tre righe J,a fisonomia e il destino· di un uomo e che è rimasta celebre. A GIORDANO BRUNO IL SECOLO DA LUI DIVINATO QUI DOVE IL ROGO. ARSE. Breve fu il discorso, ascoltato in religioso silenzio. Durò soltanto un quarto d'ora:. e res.ta una pagina di bronzo. Si rammenta, ancora la grande commo– zione, quando, ,ai termine- del suo dire, rievocò Roma. « Nell'Universo di Bruno - egli disse - non ci sono scomuniche, e il gene,re umano, vi entra intiero. O Roma universale, oggi tu ve·ramente ti concilii con la parola cattolica, non pronunziata dal dogma, ma da,], pensiero concorde. d,elle nazioni». Un anno prima, a Napoli, egli· aveva lumeggiato l,a figura del fondatore di civiltà, Dante, ripetendo che nulla è còminci,ato che non sia cominciato da lui. Attraverso la parola di Bovio appare chiara la s•i– gnificazione delle tre cantiche ed è un commento nuovo, filosofico e umano. Il Veltro, per lui, non può essere che Dante e gli eruditi commentatori, che si sono soff.erm,ati su questo o quel principe dell'età dantesca, non hanno ,apprezzato il valo,re e il còm– pito di colui, che, quando occorra, do,vrà sorgere come- una protesta anche di fronte al papato. A quelli che- sostenevano esser v.ano determinare se Dante sfa stato uomo del medio evo o, deHa rin.a-• scenz,a e a qual evo la data del suo pensiero corri– sponda, egli risponde sdegnosamente che non è que– stione che si poss,a aggiungere indifferentemente alla minutaglia deJ.le infinite rice,rche into·rno a· qualche personaggio o ,a qual,che luogo della I>ivina Com– media. Il pensiero che non sfugge a se- stesso, ·non trova cosa che gli sfugga. Omero e Dante, Es,c,hilo e Shakespeare, una pietra pre.istorioo e un soJe., un palpito e una rivoluzione, il cr,anio di N,apole·one I e quello di Misdea, l'ascetismo di Frances,co e l,a cupidità· di Buoso, tutto vi,ene- sotto di lui. Prose– guendo il discorso, con la scorta delle can,tiche, Bovio dimostra quanto di medio evo· e· quanto di rinascenza, sia in Dante e come e perchè sia un fon- dator.e di civiltà. · Una grande- figura, ,alla quale . fino agli ultimi giorni GiO'Vanni Bovio rivolse lo spirito e. la mente, fu quella di Giuseppe Mazzini: dopo Cristo, dopo Socrate, nel cammino affatkato per il grande idea,le umano, v,edeva Mazzini. Però la sua non fu mai - e come poteva· ess-erlo? - l'ammimzione settaria e irra– gione,v.ol.e,in quanto egli ha lasciato scritto che con– viene onorare- i grandi senza farli Dei e non imitare i volghi settarii che dopo av,erli amareggiati· in vita li. ripagano di necrologie pompos·e•, che non v,a,lgono la severa lacrima di chi guarda il solo riposo con– sentito ai grandi henefa.ttori. Anche nel giudicare Mazzini egli non rinunziò a quello spirito di Iibe-rtà critica, che è essenziale nel– l'esaminare le ope,re dei Grandi. Così Giovanni Bo– vio - a diffeTenza di coloro• che vogliono toosportare BibliotecaGino Bianco ' per forza Mazzini al di là di quelle che furono J.e– sue concezioni - riconosc,e, che nel pensiero mazzi– niano .c,'è una parte « assai bisognosa di: svolgi– mento » che· è quella sociale- ed un,a, parte oltrepas– sata che è quella religiosa. Quanto a.Jla quèstione .sociale Giovanni Bovio di– chiara con parole aperte• e che, non ammettono dubbii. che oe<:orreva, a perfezionare la dottrina mazzinian,a, m1 compl,esso Largo di studii sul capitale, sulla terra e sugli strumenti, sugli soambii e sullo stesso or– ganismo sociaie, a cui doveva ess,ere stimolo, il· oom– plesso di bisogni nuovi. È chiaro? Hanno ].etto que– ste pagine quelli che vogliono rinchiudere il p·ensi ,e.ro di Giovanni Bovio nella si,èp,e ben ricinta di a,lcune formule, s·enza ·sap•er.e·che la mente e. lo spirito· de.J filosofo furono ripugnanti a tutte le formule·, rite– nendol,e· più opera di farmacia, che no•n di fiJ.osofia?' La disgrazia è che i più fervidi ani.miratori d,egli uomini illustri sono quelli che- non ne hanno letto• , niente, così come i più acerrimi amanti de1lia mu– sica sono que.]]i che suonano a or•e•ochio e d,ei quali Verdi• diceva che li avrebbe impiccati tutti agli alberi d'un,a, strada maestra. A chi ricolleghi questa criti,ca rispettosa e chiara della dottrina mazzini,ana con le-– pagine più alte- e comprensive della Storia e delLa Filosofia del Diritto e con quelle artistioamente espr,e·s– sive del Cristo, alla festa di Purim apparirà evidente– ciò che dioovamo in principio: che quella di Bo·vio-· fu una filiosofia proletaria. A Com'è noto•, Gi,ovanni Bovio· non vo.Jle, esercitare· l'avvocatura, tuttavia due volte· indo,ssò la toga: la prima in dif.esa di Alberto· Mario e la seconda in difesa, d,ei socialisti innanzi al Tribunal,e di Napoli. Nella difesa di M,ario egli riv,endicò i diritti della· critica e d,el!a sto·ria per dimostrare che• il pensiero non è mai incriminabile. L'irresponsabilità de1la sci.enza e della storia - egli aff,ermò - non vuol e$Sere nemmeno còdificata, s'impone: un artico,Jo ohe– la sancisse• dovrebb'essere, seguìto d,a un altro arti– colo che, rendesse- obbligatoria la legge di gravita– zione e prescrivesse il moto ellittico aUe comete. La critica pubblica nelle co,se di ordine pubblico, è un diritto de'1 cittadino e sarà un dov,ere in tempi di maggiore educazione civile. La critica non è ingiu~ ria; è esame, primo fondamento di libertà. Tra uomini che gli furono contemp,oranei, di al– cune figur.e- egl-i scrisse, quando, dòpo che esse fu– rono scomparse, fu chiamato a commemorarJ.e: Emi– lio Zola, Feitice Cavallotti e· M. R. Imbri,ani. Di Zo.Ja ricordò. alcun.e pagine ed episodii del Ger– rninal e si soffermò sulla p,arte che quegli ebbe nelle vicende di Dreyfus. J'accuse! Bo•vio accenna al dis– sidio tra il romanziere e l'opinione dominante in Francia. - Tu hai la gloria e la ricchezza.. Riposa. - Così suggerivano i prudenti. - Io accuso! - ri– spondeva Zola. ~ Hai contro i grandi poteri dello Stato. - A,ccuso i gr,andi poteri! - Tu difendi un ebr,eo. - Un inno,cente. Io accuso! Parlando di Cavallotti, a Milano, egli non potette disp,ensarsi d,al rilevare la polemica che surse at- . torno al poeta, mentre fu vivo, e che non si quietò, quando •fu morto: se e in qual misura egli fu re– pubblicano; polemica di dubbio gusto. Bovio, rispon– ·dendo,, lasoiò la domanda senza risposta. « Non era egli repubblicano? » er,a il quesito petulante. - Poe– tava, perorava, si batteva: - risponde il filosofo- pas– sava dalla requisitoria ,aH'elegia: timido talvolta oo-
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