Critica Sociale - XXV - n. 17 - 1-15 settembre 1915

260 CRITICASOCIALE Intendiamo dire che nessuno forse dei tanti Jaurès, ricostruiti da tante penne diverse, o in occasione del suo sparire, o nell'anniversario lacrimato, so– miglia al vero Jaurès, è il vero Jaurès, quanto que– sto che risorge nell'articolo dell'illustre autore del Je;n Christophe, del meraviglioso rievocatore di Bootowen e di Michelangelo. Egli è che Romain Rolland è un po', nel campo letterario francese contemporaneo, quel che era Gio– vanni Jaurès sul terreno politico e parlamentare. La stessa genialità, la stessa larghezza di spirito, la stessa serena e prof onda umanità, nell'uno e nel– l'altro. Fatti dunque per intendersi a meraviglia,– quasi l'uno fosse la naturale traduzione_ dell'altro in un idioma diverso ma affine. ' In realtà nessun necrologio è veramente fedele e grande, che non sia un po' anche il necrologio pro– prio del necrologista. Anche in questo senso è vero, che noi ci seppelliamo sempre, in parte, nella fossa o nell'urna di coloro che -ci premuoiono e che ab– biamo fortemente amati per averli fortemente e pie- namente compresi e sentiti. ' f. t. Vi hanno battagÌie, combattute sotto i nostri oc.clii, nelle quali migliaia d'uomini muoiono senz,a che il loro· sacrifido influisca sensibilmente sull'esito del combattimento. E la morte di un uomo, solo può,' in altri casi, essere una battaglia perduta per l'umanità tutta quanta. L'assassinio di Jaurès fu uno di questi· disastri. Quanti secoli o-ccors-ero, quanta riochezza di èiviltà vari-e, del Settentrione e del Mezzogiorno, del pre– sente e del passato, sparse e maturate nella buona terra di Francia, per produrre una tale vita! E quan<;lo il Caso misterioso- che combina gli elementi e le forze risusciterà un secondo esemplare- di ,cote-sto buon genio? J.aurès offre un modell-o, pressochè unico nei tempi moderni, di un grande oratore politico che è al tempo stesso un grande pensatore, che associa una cultura vasta a una osservazione penetrante e l'al– tezza morale all'energia dell'azione. Conviene risalire all'anti.chità per trovare un tipo umano che somigli a questo: e-apaoe al tempo stesso di sollevare le folle e di esaltare gli spiriti colti, riversante a piene mani il generoso suo genio non solo nei suoi discorsi, nei suoi trattati sociali, ma nei suoi libri di storia, nelle sue opere di filosofia (1), e ovunque lasciando la sua impronta, il soJ.co del suo lavoro robusto e la semente del suo spirito innovatore. Sovente io lo intesi, e.Ila Carnera, nei Congr-essi socialisti, nelle assemblee per J.a difesa dei popoli oppressi; mi f.ooe anche- l'onore di presentare il mio Danton_ al popolo di Parigi. Rivedo la sua larga faccia, calma e gioiosa, di buon orco barbuto,· i su-0i oc.chi pi,c.coli, vivi e riaenti, il cui sguardo lucido- sapeva insieme· seguire il volo delle idee è osservare le persone; lo rivedo alla tribuna, camminare da un capo all'altro, le bra-c.cia·dietro il dorso·, a passi grevi, come un orso, e volgersi bru- · sce.mente per lanciare alla folla, con, quella vooe mo– notona e sonora com:e quella· di una tromba, alcuni' di quei motti, battuti a fuoco; che balzavano. fino ai più alti stalli dei vasti anfiteatri, che tac.cavano i cuori, che per tutta la se.la facevano sussultare ·rani- (1) La sua principale opera fllosoflca è la sua test dl laurea: I,a reaUU. aei monao se11s1bil.e (1891). È dello stesso anno l'altra sua tesi (latina): Delle origini_ aei soctai.smo tedesco, nella quale rl~ale al soclallsmo cristiano dl Lutero. - La sua grande opera storica è la Storta socialista àe!la Rivol1tzione. Interessantissima la discussione pubbllca con Paolo Latargue su L' Iàealismo e il Materlaitsmo nella concezlo11eàe!la storia. · BibliotecaGino Bianco ma di tutto un popolo- unito nella stessa emozione. E che bellezza· vedere talvolta quelle moltitudini di proletarii, sollevate dai grandi sogni che Jaurès evo– cava dagli orizzonti lontani, bere il pensierç, greco nella voce del loro tribuno! Fra tutti i doni di quest'uomo, il più essenzi-ale fu di essere un uomo - non l'uomo di una professione, di una classe, di un partito, di un'ide'a - ma un · uomo -compl<eto, armonioso e libero. Niuna cosa- lo rinchiudeva; ma egli rinchiudeva in sè tutte le cose. Le manifestazioni più alte della vita trovavano in lui il loro confluente. La sua intelligenza aveva il biso– gno dell'unità (l); il suo cuore aveva il bisogno della libertà (2). E questo doppio istinto lo difendeva al : tempo stesso dal dispotismo di partito e dall'anar• chia·. Il suo spirito cercava di abbraociare tutte le cose, non già per sforzarle ma per armonizzarle. ·.Sopratutto aveva il genio di vedere l'umano in ogni c,osa. La sua capacità di simpatia universale si ricu– sava ugualmente alla negazione angusta e alla 0.ffer- l mazione fana,tie-a. Ogni intolleranz,a · gli faoeva or– rore (3), S'-egli si metteva alle. testa di un gr.and~ partito di rivolta, era co1 pensiero di « risparmiare - come scrisse egli stesso - alla grande opera della rivoluzione prole"faria l'odore crudele e snervante del· sangue, del-/'eccidio umano e dell'odio, che rimase attaccato alla Rivoluzione borghese». « Di fronte a tutte ·11edottrine, ·egli re-clamave., in nome proprio e del suo partito, il rispetto della personalità umana e dello spirito che in ciascuna di esse si manifesta» (1910). Il solo sentimento dell'antagonismo morale che esiste fra gli uomini, anche senza lotta apparente, delle barrier-e invisibili -che si oppongono alla frate)- . lanza umana, gli era doloroso. Non poteva leggere le parole del cardinale Newrnan su l'abisso della danna– zione, che, già in questa vita, è al}ilrto fra gli uo– mini, « senza provare - diceva egli - una specie di incubo.... Vedeva il vuoto che si spalanca sotto i passi di tutti questi esseri ·umani, miserabili e fra– gili, çhe si credono uniti da· una comunanza di sim– patia e di dolori»; e ne soffriva fino aJ.I'ossessione. Tutta la sua vita egli la· dedicò e.I proposito di col– mare cotesto abisso di « incomprensione» fra gli uo– mini. Ebbe· questa originalità - pur essendo ,l'inter– prete dei partiti più avanzati· - di farsi il perpetuo . mediatore fra le idee che· stanno fra loro e.Ile prese. Si sforzava di associarle tutte e.I servizio del bene e del progresso co~une. In filosofia associava idealismo e realismo; in istoria, pres,ente ·e passato; in politica,· l'amore· della sua patria e il rispetto delle altre (4). Si guardava bene - a differenza da tanti fanatici che si vantano liberi pensator·i - dal proscrivere ciò che fu, in nome di ciò che sarà. Rivendicava - !unge dal (1) " Il bisogno deil;unttà. è Il più profondo e Il più nobile dello spirito umano•· (La realità àel mon<losensiblle, 1891). (2) " È ancora necesssrlo di Imparare a questa giovane democrazia Il gusto della llbertà.. Essa ha la passione dell'uguaglianza ; non ha, ano stesso grado, la nozione della Ubertà, ohe è mòlto plÌl dlfflclle e lunga ad acquistarsi. Bisogna dare al flgll del popolo, meroè_ un, esercizio assai elevato della facoltà del pensiero, Il sentimento del valore dell'uomo e, per conseguenza, del pregio della llbertà, s·enza. la quale l'uomo non è •· ( -tgU instltutori, li gennaio 1888). (B) " Per me, non solo non feci mal appello alla violenza contro qualsiasi credenza, ma ml astenni sempre verso ogni credenza an– che da quelln forma di violenza ohe si chiama l'Insulto .... L'Insulto esprime la rivolta debole e convulsiva, più ohe non la libertà della ragione .... • (1901) •. (4J • La vera tormola del patriottismo è 11 diritto uguale di tutte le patrie alla llbertà e alla giustizia, è il dovere per ·ogni cittadino di accrescere nella sua patria le forze della libertà e della giustizia, ... Miserabili quei patrioti che, per amare e se"lre un paese, hanno bisogno di abbassare_ gli altri, le altre grandi forze morali de)l'uma– nltà ". (1906). I ,I

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