Critica Sociale - XXV - n. 17 - 1-15 settembre 1915

266 CRITICA SOCIALE scendono a berla ai fiu~i, a- gli stagni; la febbre palustre è effetto dell'aria malsana che si· respira nelle maremme; il vino è un ottimo corroborante a-nche per i bambini: di questa specie sqno gli in– segnamenti che la natura largisce a chi non legge altro libro che il suo. • Sento spesso svalutare il sapere attinto dai libri : science livresque, dicono i Francesi, p,èr significare . una ·coltura tutta accademica e teo-rica, che può es~ se-re un ornamento deUo spirito, ma non è lo spi– rito, ci,oè l'uomo. E quando lo studio si st_rania dalla vita, e dall'esperienza, non si . può discono– scerne la inanità : ma basta pensare un mqmento che tutto il patrimonio delle umane conoscenz~, tutto ciò che l'ijorno· foce, seppe, sentì, si perpetua. nei libri, e ogni. gen,er.azione può aggiungere a questo patrimonio- comune qualche cosa di nuovo e di :,uo, solo per-chè i libri le trasmisero l'eredità deUe ge– nerazioni precedenti; basta pensare. che si deve _a questo superbo potere conservatore e divulgatore dei libri e della- stampa se oggi uno studentel_lo d.i terza ginnasiale sa più di astronomi.a e di ~enze naturali che .ai suoi tempi Dante Alighieri; -ii fl},ll/.le , era pur conside-rato dai contemporanei 'l.m'enciclò~ ' pedia vivente; basta pensare a questo, perchè venga voglia di prendere un .libro qualunque, accendergli due candele ai lati, inginocchiarsi e adorarlo come una cosa divina. •, Un popolo che legge. credo abbia superato uriò dei passi più difficili della_ sua evoluzione, dopo il quale la strada gli si spiana davanti più agevole e diritta. L'età nostra è diversa dalla preced,~nte, specialmente perchè è un'età che legge o incommcia a leggere. ·Il nostro tipo di _civiltà non somiglia a nessun'altra di quelle che la precedettero, perchè è la sola che legga ed abbia per fondamento i libri. V.i fu il secolo delle cattedrali, il secolo delle sco– perte, il secolo delle rivoluzioni : questo in cui vi– viamo- è il secolo di molte cose, ma speeialmente . dei libri e della carta stampata. ,Ora, che -cosa si deve dire .di un paese in. cui due terzi degli abitanti non hanno alcuna confi~ denza con la carta stampata, neanche sotto forma di giornale? Mentre voi ed io non possiamo neppur concepire come potremmo rimaner quindici giorni senza saper che cosa avviene nel mondo, c'è intorno a noi una moltitudine a cui basta sapere ciò che avviene sotto ai suoi ocohi, e il resto del mondo le è così lontano, così estraneo, così ignoto, da pa– rergli una favola o un mito. · Chi riuscirà a far leggere questa parte del ·popolo italiano? Nessuna benemerenza si potrebbe pensaré maggiore di questa, nessun omaggio sproporzionato a. rende~le ono-re. ' -' JQ Nè l'impresa è superibre alla forza di uomini ri– soluti e devoti. Già la scuola rurale accenna ad esistere. In questo paese tagliato fuori dalle vie maestre, dove la scuola fu sinora l'ultima preoccu~ paziòne di tutti, se ne stanno costruendo tre nuove, con tutte le regole dell'arte; due delle quali in ·aperta campagna, fra boschi e dirupi dove non avrei ,mai creduto incontrare .altz,o che mandre a pastura.· Vi caleranno- tutti i bardassi .della montagna, abitata da una gente che non seppe mai che còsa fosse scuola; che non òonosce la successione 'degli anni e ·non ?a dirvi a· quanti siamo del mese, che tiene la contabilità della propria azienda rurale i·ntaglian– do denti successivi su spmnghette di legno; un.a gente sobria, taciturna, primitiva, a cui- nulla, in fatto di· civiltà, hanno da invidiare le tribù dei Tahruna e del Garian. Fra quakhe anno i -figli di questi selvatici sa– pranno leggere e· scrivere. Se la scuola nuova farà il còmpito suo, non li lascerà prima che· sappiano leggere senza fatica e senza pena: Allora biso~ne,rà BibliotecaGino Bianco che un elemento nuovo entri nella loro esistenza, che un libro li raggiunga, poi un attro, poi un altro ancora. La scuola si farà ricordare con questi mes– ~ggi al_lagi_ove~1tù che l'avrà lasciata p~r _far posto a1 nuovi arr1vat1. La scuola avrà una b1bhoteca. Chi presiede a gli sforzi, che devono dare· fina.1- rriente una -scuola all'Italia rurale, ci pensi. Se la scuola nuova ·non deve servire a far· leggere il po– p·olo. delle campagne, é inutile si faccia. Tocca alla scuola nuova pqrtare il libro nelle case ché lo, ign,orano•, e· bisogna pz,eparare il ·maestro anche a questo umile ufficio. Sarà un'organizzazione· di bibfroteche ambulanti, sarà il libro circolante a mez– zo .della posta, sarà l'invocata leP'!!e per una bi-blio- - teca in ogni Comune,. sarà l'iniziativa privata, sarà quel che sarà, pur che il libro arrivi fin dove giunge il medico, il prete, l'esattore, la coscr;izione.. Gli avvenimenti aiutano. Qualche anno fa non pev– venivano qui altri gio:rna'1-i ohe al Circolo dei signori; al caffè e in farmaci.a. Non avresti trovato da com– prare 'un giornale a peso d'oro. Al ,,tempo dell.a guerra libica un tabaccaio coraggioso-. •comìÌl-ciò · a ;venderli al pubblico : -oggi,.la. guerra europea' ·-aii1,b tarida-, il"tàhacca·io ·fa buoni •affari é ha.. dei concor– rent.i. Il giornale è entrato ·nelle abitudini di mo.J.ta : gente. - Cr-escono i vizi -:e- dicono i vecchi, che non si: raccapezzano più e non trovano differenza tra il soldo speso per il giornale e quello per le spuntature. Comprano il giornale. anche i contadini che. hannò un « letterato » in famiglia, e glj alt.ri si raccolgono• a cap.anneJ.lisul marciapiede di"piazza ad ascoltare qualcuno che legge ad alta voce per tutti. Hanno i loro figli in !!ùerra, e vogliono sapere come vanno le cose. · Bisogna eh.e questa pie.cola breccia aperta noh si richiuda con la fine deìla guerra e che si cerchi di farvi passare anche il 'libro. E, P,er o•ra, l'unica rivoluzione possibile fra le plebi rurali. Cetona (Siena), agosto. ' . E:l'TORE F ABIETTI'. LAGUERRA ALLA IlISOGCUPA 11compitodelle Provincie e dei Comuni. I. ·ILCOLLOCAMENTO DELLA ·MANO D'OPERA; . '(Contin-ua:ti,,.;e, 1·ed, N •. 16). Il compito delle P·rovin.ciè ·e 'dei Com·wni itàllani. - J .;.a ,J.d ; V' ~},.JjJ_d, .. J.1)1 IV,.; I' I i~ 1 L'Italia é rimasta purtroppo. fin qui alla retro– guardia di questo movimento ohe depone del pro 7 gre?so_industriale, e quindi economico e civile, dejle nazrnm. . . Ora Òçcorre che _essa prenda risolutamente il posto che le spetta a cortfRonto delle· ~ltrè Na– zioni. Il progettato Convegno avrebbe dovuto se– gnà.re , ·e spe-riamo che potrà prossimamente .segna.:. re, l'inizio cli questa vera e propria riabilitazione. L'opinione pubblica italiana non si è finora quasi affatto interessata del problema cjel collocamento, • forse per due ragioni:_ prima perché non ne ha ~f– ferrato sufficientemente 1a importanza teorica, poi perché non le è stato presentato ancora, con la ne– necessaria chiarezza, il modo pratico di organiz– zare il collocamento di utilità pubblica. Orbene :· è .questione di buona volontà, 'da parte di"quanti si interessano a questo problema, nel fare opera di propaganda e· di attuazione pratica efficace. Bisogna smuovere l'apatia, rompere gli indugi,, spaz-

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