Critica Sociale - Anno XXV - n. 16 - 16-31 agosto 1915
CRITICA SOCIALE 261 il forw.me, n,tQdei Dardanelli, purtr.opl}o non così fa– eile come si dipingeva, o i>er altro causa, non si abbia un rapido interve,nto dei più grossi Stati Bal– cani.ci ; la •ipotesi più probabile sembra da vari mesi questa: che La guerra éur:ropea non possa fini•re al– meno prima dell'ann-0, pr-0-ssimo. Impressionato da tali err.ori di valutazione e daHe com;,eguenze che potevano· avere sulla pubblica opi– ni.one., cred.eUi dunque .... mio obblig•o accennare più· ampiamente.... al problema della misura del n-0,stro sforzo, e quindi deJ.1,aop!}ortunità del momento i.n cui intervenire. Il significato delle, inte•rvi.ste rip·rodotte non è dunque equivocabiJ.e.... Nè - si badi bene - esse escludevano mai.... che po_tesser-o'esistere mo- · t.ivi meno discussi in-manzi,.al l}ubbhco, !}er i quali il Governo stesso, all'iii.fuori di ogni ev,entuaìe ,errore di va,\utazi-one, potes,se giustamente decidere l'inter– vento imche in qui')! torno di temp-0 (1). Si limi_t,avaho a soJ .J.ev ,a,r.e la questione i·n ·rapporto a quanto si diceva in molte conversaziolili e su molti giorimlJ. Ci si chiederà: V-olèv.ate dunque che l'Italia legil– timasse il detto ingiurioso, secondo il quale ess.a si· sarebbe pr-eparata a corr,er-e « in. soccorso al vinci– tore>>? Ma I.a risposta è ben facile, quando si. rilletla che· il criterio moTale ed il criterio· del minimo mezzo ·non si escl1udono l'un l'altro·. Ben al. c0:ntrario, ess-i devono- sempre coe-sisl,ere in cl~terminate proporzioni•. S,e an,che nell'uomo che di– sp-onga liberamente di se stesso il coraggio deg,ene– rerebhe in temerità sterile qu.àndo non fosse tempe– rato dalla prudenza, a ben ·maggior ragione, ;illo•rchè si tratta de,Liesorti di un Paese e della vita di terzi, le considerazioni morali 'e l•'es,a,ttav,a\utazione de·\ rap– porto fra mezzo e ·fine devono conv-erge·re veTSO il h1igE-or risultato. Tra gli estremi, entrambi biasime– voli, di Shyiock e di Don Ghisci,otte della Mancia, c'è posto, così per i .singo,li. individui, come per le collellivilù, a tutta una serie intermedia di combina– zioni normali, in cui •il calcolo non è più vi.Jtà ed il cor-aggfo non è ancora allucinazione. Non ho ·mai !}ensato di concepir,e div,ersamente i moventi essenziali d·ella politica ester,a. Non condi-. videvo le pre·occupazioni morali cli coloro ai qu.ali mi rif.erivo, so.J.oin quanto mi pareva che la situa– zione gene11al,e non auto,rizza.sse in akun modo il sospetto ingiurioso. · Anc:1.1.e !}er questo, ho J,a cosci ,enz.a.di av-er eserd– tato un diritto e compiuto un dovere. Roma, 20 gl11g110 1915. ANTONIO GRAZIADEJ. (1) È doveroso pensare che sul Governo abbiano lnlluito tra l'altro due considerazioni: l'una che, dovendo allearsi colla Intesa, fosse meglio aiutarla prima che la Germania l'àvesse troppo Indebolita eon una vittoria decisiva su ,qualche teatro j l'altra, che, la stagione per una oll'enslva sulle Alpi essendo limitata a pochissimi mesi, convenisse approllttare subito del mesi favorevoli. Sono - queste - ragioni, di cui si potrà discutere un giorno, mà che cerio i>resent1mo ben. altra serietà degli a1·gomontlal quali l'autore Intendeva special– mente riferirsi. Quel m,aledetto spazio! Un'altra volta ci tocca di 1•invia1·e l'ai·ticolo di E. MARCHIOLI già annun• Ziato Stt la " Pl'OSSima g1.te1•1•a " .... che pU1• t1•oppo è la g.ue1·1·a p1·esente. All'alb·o fascicolo, senza atcien fallo! UbtecaGino Bian_co LAGUERRA ALLA IlISOGGUPAZIO Il compito delle Provincie e dèi Comuni. I. ILCOLLOCAMENTO D LLA MANO D'OPERA. (Continttaziune, t·edi N. f 2). Pe1•chè il colloca1nento municipale p1•evctlse in Ge1•mq.niti e p1•evan·à ovunque. Non è da credere p-crò che qu-cst'opera grandiosa di organizzazione del mercato cld lavoro tedesco - che va sempre più estendendosi mcrcè l'aUività in– cred-ibile deUe varie Federazioni nel crear,c ogni dì nuovi Uffici, anche ora nonostante la guerra -. sia sortà così, bell'e faU.a, e che t.ult.o s-ia anelalo liscio come l'-0lio. Là pure i sostenitori dd collocamento in Leso co- • mc uri servizio cli utilità pubblica dovettero aspettare che la bontà della loro tesi scaturisse dall'urto delle identiche ma opposte vecluLe di class,e dei Sinda– cai.i operai e delle organizwzi-oni padron.ali, e poi vincel'c, con la persuasione e la costanza, le resi– stcnz,c, l,e prevenzioni, le diffidenze che clura.rono p,er varii anni da ambo, le parti anche cli fronte acl Uflìci organizwti mirabilmente c_ornc quello di Berlino. Ed era inevit,abile. . - I primi sforzi coscienti per l'organizzazione del collocamento mossero, anche in Germania, dai Sin– dacati operai, i quali tentarono di farsene un mono– polio per imporre ai padroni le loro condizioni di orari e cli salari. Essi so,sten,evano, e non senza una logica precisa cli class·e, che - trattandosi di coHocare gli operai ,e di clir,e a quali conditioni avrebbero lavoralo - spetta,1.a .ad essi, alle loro organizzazioni lo stabilire come il lavoro dovesse effettuarsi e quanto lo· si foss-e dovuto• pagare, voHa a volta, agli interessali. Quale arme p11'.1 efficace, pei Sindacati operai contro i padroni, di quella cli disporre pienamente della mm1Od'opera, rifiutandola o concedendola a seconda ohe i proprietari avessero respinte o accolte le ri– chieste delle organizzazioni? E in alcune ciLlà tedesche, ove i lavoratori erano più solidamente organizzati, nel primo momento ddla lolla .essi ,ebbero realmente modo cli imposses– sarsi della direzione del ,co~locamenlo e cli imporre ai padroni le loro richieste. , · Ma la cosa non poteva durare. I padroni, riavu– tisi dalle prime sorprese, opposer.o organizzazione a organizzazione, resistenza 4 resistenza, teoria a teoria. « To-cca al· padrone che paga, che espone i suoi capitali, che chiama i lavoratori, che fbrnisce i locali e assicura il lavoro, - dissero le organizza– zioni dei proprietari ~ indicare le condizioni di favoro, accogliere in casa sua. chi più gli piace e respingere chi non gli va o gli crea· delle noie : è il padrone che com.anela nella sua azienda». E contro gli Uffici sindacali i padroni aprirono i loro Uffici di collocamento o di controllo. Messa la lotta su questo teweno, !'.esito non poteva esser dubbio." Le organizzazioni padronali - obbli– gando i loro aderenti a rivolgersi esclusivamente ad esse per l'incetta dei lavoratori - ebbero subito in mano, automaticamente, tutLa la « domanda di la– voro ». I lavoratori dovettero scendere .a palli e, poi– chè non potevano accogliere certamente l'Ufficio pa– dronale, aderivano, dapprima a malincuore come al minor mal.e, al collocamento paritario di utilità pub? blica. ·
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy