Critica Sociale - Anno XXV - n. 15 - 1-15 agosto 1915

CRITICA SOCIALE 229 lentemente ideali aÌla politi~ estera inglese, si deve però riconos-cere che quella nazione ·si trova nella circostanza fortunata che tutti i suoi maggiori inte- · ressi, nell'agone della vita internazionale, coinci– dono con gh interessi e coi diritti degli Stati più deboli. Questo è, almeno in grandissima parte, vero per il conflitto attuale; si è avverato per quasi tutte le vicende della questione orientale, dall'insurrezione 'della Grecia sino alle ultime guerre balcaniche; si è avverato nella lunga guerra d'Europa per abbat– tere l'egemonia della Francia napoleonica, come poi nella difesa che della Francia vinta fece l'Inghil– terra al C9ngresso di Vienna contro i desiderii austriaci di rappresaglia; si era, in tempo anche più antico, avverato, ·quando le ambizioni imperialisti– che di Luigi XIV tenevano in orgasmo l'Europa, che opponeva ad esse la· quadruplice alleanza di Augusta. Ma, se le testimonianze tratte dal passato c'indu– cono a vedere nell'Inghilterra upa speranza e u1ta forza. 4i pace, chi oserebbe assicurare che l'asprezza stessa della lotta non l'inducano, nel caso di vit- ' toria, a venir. meno a quella tradizione di equilibrio che essa ha rappresentato per due secoli? chi ci assicura che, dopo le esperienze di questa guerra, con le minacce dei velivoli e dei sottomarini, dei cannoni ultrapotenti che abbattono le città alla di- · stanza di 38 chilometri (cioè a una distanza mag– giore di quella che, nel punto più stretto del ca– nale, sepa~à l'Inghilterra_ dal· _contin~~te), non si~ per cost1tmre essa pure 1 suoi eserciti permanenti e non finisca per cedere alle correnti .militaristiche e imperialistiche, dal1a cui minaccia seppe così ener– gicamente liberarsi dieci anni addietro? E inoltre l'Inghilterra non è tutta l'Intesa. C'è la Russia, del cui pericolo è superfluo- parlare; c'.è la Francia, in cui le correnti nazionalistiche sono in continua insidiosa attesa; quelle correnti nazionali– stiche che anche in Italia vorrebhero assegnare alla guerra non un intento di liberazione e di rivendi– cazione, ma un piano di espansione e di conquista onde nascerebbero motivi di conflitti futuri; c'è la Serbia, i cui propositi imperialistici hanno avuto, in· discorsi ed in fatti recenti, cosi pericolose mani– festazioni, da farci guardare con animo veramente pieno d'ansia alle nubi che s'accavallano sull'oriz– zonte balcanico. A un anno dall'inizio ·della guerra le ragioni di certi dubbi appaiono più evidenti che non fossero alcuni mesi addietro. Sarebbe illusione pensare che · \)asti il trionfo delle armi dell'Intesa ad assicm:are 1a soluzione di tutti i problemi nazionali e l'elimi– nazione· di tutte le possibili cause di conflitti futuri. Le tendenze imperialistiche, se anche meno forti negli Stati dell'Intesa che negli Imperi centrali, esistono però anche in guelli e cercheranno con ogni sforzo di imprimere li loro suirgello sul futuro trattato di pace. La resistenza che a queste tendenze sapranno opporre, nell'àmbito di ciascuno Stato, le forze che tendono alla conquista di una paoo du– revole, avrà quindi - per determinare gli effetti della guerra presente -· altrettanta importanza che l'esito delle operazioni militari. E, se è vero che il proletariato rappresenta la tendenza pacifica più forte, più costante e più sincera, è evidente che al Partito socialista è assegnata una funzione storica di prim'ordine, nell'epilogo della guerra attuale. UGo Gumo MoNDOLFO. Al prossimo numero: Avv. ETTORE MARCHIOLI: La Germania e la pros– sima guerra, del von Ber-nha'l"di. iblibtecàGino Bianco • UNANNO DIGUERRA EUROPEA La vigilia. Il giorno nel quale si compiv,a il secondo anno della guerra famosa « dei sette anni », Federico il Grand,e scrisse al conte Schwartwnau: « Quante cos,e stupide od orribili di quelle che o,ggi ricordiamo noff compiremmo più, se tornassimo· indietro di due anni!». E, invece, per non potere.... tornare indietro di due anni - sulle vie della sagge·zza - si andò in– n·anzi per altri cinque anni sulla via opposta .... Eoco una modesta. riflessione, che nel primo anni'Versario della gue·rra balza irre$istibile dai rico,rdi deHe ana– logie e dei ricorsi della storia, ma che· bisogna la– sciare lì, in fretta, insieme a molte altre - a troppe altre! - rinunziando a svilupparle, per non turbare, con una divergenza filosofica col censore, la tran– qll'illa castigatezza di .questa cronologica commemo– razione. Ricordare gli avvenimenti significa· un po' anche spiegarseli: perchè è· possibile sorprendere, a distan– za di un anno, una lor fisionomia espressiva e iso– lare dalla contingenza esteriore un po' del tessuto di rapporti e di legami, sul quale si sono svolti. Così comincia ad essere persino possibile questa sp·iegazione: come mai l'E!!ropa, il mon<lo, siasi abi– tuato a questa spaventosa tragedia, e viva flemmati– camente negli orrori vasti <li essa come nella propria atmosf.era normale .... il mondo che ero. solito vibrare d'una sensibilità cotanto squisita per ogni piccolis– sima tragedia di uomini e di cose umane! Ero e sembrava - ciò che. accadde poi - la su– perlativa assurdità, anche in quel mattino del 24 lu– .glio, nel quale si profilò . come una. fantasia grot– tesca, mostruosa, la guerra europea, in quell'ulti– ma'tum austriaco al1'a S,erbia, che parve il lancio del laccio dagli agguati della « jungla ». Parve più ridi– colo che crudele, sebbene fosse tanto f.erooe. E, forse, se il mondo ne avesse riso meno e avesse com– preso megli-0, antiveduto più lontano, .... chissà! Il dado ero, veramente tratto. Una volta smasche– rata a Berlino e a Vienna l'imboscata alla paoe eu– ropea, non si .sarebbe più rinunziato ad attuare tutto il. fosco piano,, del quale l'imboscata non fu se non la prima mossa. In quei giorni i moltissimi. - tutto il mondo, che n~n fosse quello d,ell'alta diplomazia, era ottimisti,camente male informato - confidarono che ancora una volta l'immane minacci.a.sarebbe stata allontanata; e presero sul seri,o , <liscussero con pas– sione i passi deHa dipJ. omazi.aa Vienna, Berlino, Pie– troburgo e Londra. Oggi no( sappiamo che i• passi di quei giorni eran come quelli dei padrini, che misurano e circoscrivono il terreno ai duellanti. Il 27 luglio - poichè a Vienna non si è disposti a transigere con la Serbia, a Berlino si vuol lavorare per 1a p.a•ceammassando truppe sulle soglie del Bel– gio, e a Pietroburgo si mobilita - da Londra parte la propo,sta dell'arbitrato. La proposta è logica: mette al muro l'Austria e fa Germania. E in Europa per tr.entasei ore si respira e si sorride. Diamine! come faranno a ri,cusare l'arbitrato .... i f6~datori del Pa– lazzo dell'Aja?, Ma il 30 arriva da Berlino l'amara delusione: dalla Wilhelmstrasse si fa comprendere con un giro di

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