Critica Sociale - Anno XXV - n. 13 - 1-15 luglio 1915

CRITICA SOCIALE 197 di trarre una nazione in una più o meno larvata c.apt.ività politica. Le esigenze eoonòniiche particolari, che questa ·nazione - nella spontanea divisione de,! l,avoro mondiale - soddisf.a, reagirebbero in ogni caso sull'attuazione di un tale disegno, è la nazione asservita riuscirebbe a rilevarsi ed a ra•ocogliere in questo campo le energie per la sua riscossu. Il ca– rattere stesso dellu guerra moderna - risultante dalla sua lunga durata, dal logorio metodico e incessante delle forze, daHa oolosoole distruzione di ,ricche-zze ~ valorizzan<lo e aumentando le possibilità dellu difen– siva anche per il più debole, condannano il vincito,re a rass-egnarsi o risultati effimeri del suo, successo ed a scontarlo con un lungo periodo cli depressione mi– litare· ed economka. Senza contare che in Europa il vincitore non ha neppure una larga possibilità di compensarsi dei salassi sofferh con un'appro.priazione economica (sfruttamento ciel mercato) del vinto, it quale può essere, a sua volta - per tutte le infinite– ragiop.i dell'espansione· econom:i,oo capitalistica - un padrone, un ar-b'itro ne,Jfo' stessa cas.à, nel mercato del vincitore. La struttura e· le funzioni insopprimibili e supe– riori della civi.Jtà capit-alisti-ca recano nena J.oro stessa l.ogic;ai reagenti alla logic,a tr.'ad'izionale della. guerra e ne annullano quasi completamente gli stessi risul– tàti vittoriosi. Infiltrano il paradosso nei· rapporti fra il vincifore e il vinto, so•vvertendo lo schema tradì• zion,a,le di questi rapporti e distribuendo il danno e l'utile definitivi in proporzione spesso inv-ersa della distribuzione degli allori.... . E_per questo che i risultuti de.finitivi della guerra moderna collimano in certo mòdo col più ragionevole dei desiderii del socialismo in.ternazi-ònale - deside– rio che, è, in sostanza, una proj,ezione pskologica clell'interesse di classe d-el proletariato --,-: che,· cioè, attraverso l'esperienza dei risultati relativamente ne– gativi o effimeri deHa guerra, rispetto ?-gli obiettivi o alle illusioni per le quali essa si è impegnata, si stabilisca e si diffonda un-0coulizi-O!HÌ di intèressi mo– rali e materiali. efficae,emente avversa ad ogni· tenta– zione ulteriore di risolve-re le divergenze internazio– nali con le armi. Quando i risultati cli una siff.Ìlta esperienza saranno fissati, con l'avversione etica e social-e nostra J}er l,a guer-ra confluirà la co~vinzione borghese che la guer– ra,· fn ·ogni cas-0 - persino in cnso cl i vittoria ...:__ è un.... pessimo afT,are! · " I Fk'ANcEscoC1ccoTT1. CHIACCHIERE ESTIVE Intornoalle cose del Partito.· Ouando,. dopo la sed11Lastorica della Camera, il Gruppo Parlamentar.e si riunì in H.oma, col Segre– tario ciel. Partito, per segnare a sè, e aire masse ch'csso rappresenta, una linea di condot.t.a nella difficile navigazione che si iniziava per noi, la con– c.ordia fu su per giù completa n,elle. idoo e n,ella azione di massima. Il discorso Turati alla Camera aveva interpretato l'anima det Partito, e aveva, lo– gicamente, tracciato, a· grandi segni, la via. Le di– chiair.azioni cli Lazzari - e di VeU.a, che nel· se– condo giorno partecipò pure al Convegno - par– vero esplicitamente garanti di un'armonia tra i diri– genti il Partito e il Gruppo• Pàrlamentare. iblibtecaGino Bianco Venutisi alla votazione,. sull'ordine del giorno q.a me quasi i)er intero formulato nella, sua dizione definitiva, l'amico Treves dichiarò di astenersi, per– chè non aveva, fiµucia nèll\1zione che da quell'o·r– dine del giorno era prospettata. Non che non avesse fiducia (intendiamoci) in una azione: anzi! Gli pa– revano invece scarsi, imperfetti, inadeguati i me.zzi, che a quell'azione si designavano. Avrebbe voluta più intensa e vasta l'azione, e più larghi e potenti i mezzi: pensava fin d'allora cioè, evidentemente, al Comitato straordilw.rio - chiamiamolo così - che pìù tardi tratteggiò, con scarsa fortuna, sulle co– lonne della Critica, per cui s'inalberò l'Avanti! e che A. Vella (nel Corriere Biellese del 22 giugno) definiva insidioso. : . . Parol,e grosse, da cui non sa,ppiamo liberarci, per l"abi,to di una mentalità cospiratoria, ·che portiamo iri noi come una eredità dei vecchi partii.i! . •Insidi-e a parte, e a parte l'abilità tattica dell'a– mico Treves, che io non ho mai creduta diabolica come altri perisa (vedi Avanti! del 23 giugno), e che meno che mai appare tale in quest'occasione,·io non condivido l'opinione del T1-eves; e credo anche inop– portuno il suo articolo della Critica, oltre che per alt.re ragioni, perchè non conviene aprire dibattiti di tale natura, quando si sa che i compagni dell'al– tra, riva e cli diversa opinione hanno, in questo mo– mento, limit.ati dalla legge di guet;ra i mezzi pole– mici della risposta. Il concetto ciel. compagno Treves somiglia da un lato al progetto del compagno Modigliani, che in seno. al Gruppo s·ostelheva un Comitato assai più complesso di quel che poi non resultò. In f.oncto, il. Comitato parl.ament.ar ,e, quale uscì dall'o. cl. g. votato a Roma il 22 maggio, significa che i depu– tati socialisti intendono continuare durante· la guerra quella funzione di consiglio, di assistenza, di trait d'union col Govemo, ai loro CoUegi, e (più lar– gamerit.e) al proletariato, che· ciascun d'es,si esercita in tempi normali: salvochè si propongorio darvi maggiore unità e efficacia, assommando quest.e azio– ni· individuali in una opera e in un 9,rganismo col- lettivo. , ·· L'amico Modigliani invece a\r,eva proposto· che, in– torno all',elemento parlamentare, si adunassero le rappresentanze proletarie (Confederazione del La– voro) e amministrative (Sindaci dei principali Co– muni socialisti) onde resulta,va un o•rg·ano 1rnovo, sebben pro-vvisorio, e composito. L'on. Treves ripigliava quest.a idea, ma le ~lavn una portata politica (di politica interna) in quanto; includendo nel Comitato una rapp1·esentai1w. della Direzione del Partito, e clando al Comitato un.a sp·ec-ie cli poteri straordinari sino u guerra finita, mutava la costituzione del Partito, e aboliva -in pa.rt ,e la Direzione. .· A fatti nuovi - egli pensa - provvedimenti niiovi. Il « diritto,» statutario, ema,nante dai Congressi, e· su cui poggi.a In Direzione, è abo.Jito di fatto, per · ragioni esteriori. La Direzione è dunque decaduta per cause - diremo così - di forza maggiore, cd essa cl,e,roe co11sent.i re a dividere i suoi poteri e le sue responsabilità· con altri organi, nel comune grembo cli un Comitato straorclina.rio, nato dalla straordinarietà degli eventi.,.• ' ' Ebbene, io (ripeto) non avrei faW1, la proposta, perchè con ess~ T~ve~ -:- e la fa.z_ione riformi~ta che l:a sospettosità altrm s1 fig·urerà, li) agguato dte-. tro le sue spalle - ha assunto la 11esponsa,bi.litàdi ac;crescere e far pàlesi le divergen1.e, del_Pa1ll.ilo, in un'orn in cui, per ragio11i interne ecl-est.er.ne , 1 occorr9

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