Critica Sociale - Anno XXV - n. 13 - 1-15 luglio 1915
t. CRITICA SOGIALE 203 questi falli non poS&O-no non destal'e preoccupazioni peT l'avvenire. Non è difficile infatti preveder-e fin d'ora che, im– medi,atamente dopo la guerra, _abbia a verificarsi un.a crisi metal.lu.rgka. Terminata la neoosStità della spe– ciale i·ndustria. Ms.a necessariia dalla guerra, doVTà pur rivivere rapidamente l'industria dei tempi nor– mali. E, in seguito allo spreco enorme dei meta.Ui compiuto, sarà disponibile il. materiale necessario? Le miniere d-eN-evari-e parti del mondo, che sono in n\l/Illero limitato e che, per d-i più, hanno un conte– nuto limitato, ooranno esse bastevoli alle necessità ohe si verranno d-eline.ando? E dato H caso - e spe– ri.amo!<>- che ciò sia, in quanto tempo tale rif.orni– m-e-ntopotTà esser compiuto? E questo tempo sarà in . rapporto ai bisogni oh-e si manifesteranno? Si può obbiettare ohe anche buooo part-e d-el me– tallo adop-eooto nella costruzione· dei· praietti-li potrà venire ricuperata; ma; innanzi tutto, si_tratterà di u·n,a parte e, in secondo luogo, ciò non potrà farsi, quando sarà possi-bi.Je, se non sottoponendolo a speciali ope– razioni elle gli ritornino le qualità che esso avrà certamente_ perdute in seguito ali-e combin.azioni ohi– mich-e determinate dallo scoppio -edall'arrov-entamen-to cui' OO!l'à stato sottoposto, il eh-e ne accre.scerà il-costo. Sic~hè se anche si potrà ridurre l'estern;ione dell-a crisi, non per questo la si eviterebbe. Inoltre si va adesso verificando un.a stTanissima circostanza .. Il lavoro di migliaia di operai nel oom– po industriale, in tempi normali, si compie su ma– teriali che subiscono una serie di trasformiazioni, che passano attraverso una serie di• scambii, per cui esso ha un risultato il quale non muore, n,on .cessa in un momento determinato, non ha un consumo im– mediato. ·:e perciò un lavoro, la fecondità del quale si manifesta attraverso immensi cicli che si svolgono per tutto Ìll mondo. Il lavoro, inveo-e, degli operai adibiti .all'industria della guerra dà un prodotto ohe si consuma rapidamente, che sfuma comrpletamente da un istante all'altro, del quale, dal punto di vista di prodotto del lavoro, nulla rima.ne. Quali riper– cussioni avrà questo [atto anormale, sulla vita eco– nomica e finanziaria di dopo la gue-rra? Anche qui si potrebbe osservare che .accade per il · lavoro speso neUa fabbricazione dei proiettili e delle munizioni ciò che accade per il lavoro speso nella fabbricazione dei prodotti alimentari. Il che è vero sino ad un certo, punto-, giacchè ·non bisogna dimen– ticare che per_ questi ultimi vi è una ·notevole diffè– r-enza: la· tel'ra non ha produzione limitata; produce periodicamente, ma senza limitazione. E finalmente, tanto per aocen-n-are soltanto alle_cose principali, quali ripercussioni. sociali deriveranno, dopo la guerra, dal fatto che I-e organizw.zioni ·ope– raie sono attualmente costrette dalle circostanze a prescindere dai loro fini ed obbiettivi più vitali? Come si vede, quindi, i-1conflitto che ,attualmente trovagli:a J'Europa dà d-eUe manifestazioni inasp,ettate non solo durante il suo svolgimento; ma ne fa preve– dere .anche per l' epo.ca in cui esso sarà estinto. No'll erediamo si possa, allo stato presente gelle cose, pre– v-edere come i fatti risponderanno alle ;varie domande di sopra formulate: crediamo fermamente invece che, qualunque sia la soluzio .ne dei quesiti prospettati, es•sa non determinerà un periodo di regresso e nemmeno un punto di sosta nel oo-mmino·del progresso e del-la civiltà. RAFFAELE PIRRO. LESTATISTICHE - DELLA GUERRA La dist1•ibtt?tione delle lingue nell'Austria. Mette co,nto di -cono-s,oere -come sia composto, nei riguardi linguistici, il mosaico· .austro-ungarico, che fu detto da uno statista polacco: una casa slavd con una facciata tedesca (1). Eoco come si possono rip artir e i 50 mili-oni di abi– tanti dell'Impero austro-ung, a.ri- cò: Slavi 22.339.285 cioè 45,1 ½ Tedeschi_. 11.987.701 ,, 24,2 ,, Magiari 10.061.549 " 20,3 " Rumeni . 3.224.147 ,, 6,5 ,, Italiani 7u8.422 " 1,5 " Altri 1.077.317 " 2,1 ,, Totale 49.458.421 Limitandoci alla so,J,aAustria, ve.diamo che la lin– gua tedesca vi è parlata solo dal 35 % degli abitanti della CisJ.eita-nia, cioè da un terzo della popolazione, com-e-si vede da questo specchieUo: Conrronto fra Lingue di uso corrente Numero PropOl'ZIOne Il censimento pàrlate di per 100 del 1901 e abitanti abitanti quello del 1910 Tedesca 9:950.266 35,58¼ + 8,50 Czeca (boemo, slove- 8,07 no, slovacco). 6.435.983 23,23 + Polacca 4.967.984 17,76 + 16,64 Rutena 3.518.854 12,58 + 4,24 Slovena 1.252.940 ~.48 + 5,04 Serbo-croata 783.334 ~.80 + 10,11 Italiana o ladina. 768.422 2,74 + 5,68 Rumena 275.115 0,98 + 19,12 Magiara 10.974 . 0,03 +.19,32 Totale 27.963.872 100 + 9,09 Risulta dia queste cifre che la lingua tedesca, n-ell,a stessa Austria, perde ter-reno, poi-chè il suo coeffi– ciente di aumento è àl d( so-tto q,ella media. La sua impor~anza è quindi in de-cresoeµro, e la cosa data d,a molto tempo. Così nel 1890 vi ,erano 360,5 abitanti su 400 ohe -parLavano tedesco, pel 1900 ve n'erano 357,8, nel 1910, 355,8. Hanno inv-ece progredito i Polacchi, i Ser-bò-Croati, i Rumeni, i Po-la.oohi spe– cialmente; gli altri sono legge-rJI}e-nte diminuiti. Vediamo come e dove, è parlato l'italia·no--liadino. E-eco 1-e cifre d-el Censimento 1910: Paes'1 J terrltorll amministrativi Bassa Austria. Alta Austria Salzbourg . Stiria . . . Carinzia . . Tirolo.- . . Vorarlberg . Carniola . . Trieste . . . Gorizia e Gradisca . Istria . . Dalmazia Boemia . Moravia .· Slesia . . Galizia Bucoviria Parlano llallano e Ia<11110 N4mero· etl'etttvo 1084 33 136 361 . 82 . 385,700 5.857 . 369 . Wl.959 . 90.119 . 147.4F 18.028 186 43 41 21 36 su 100 cittadini auslrl_aci prese111l 0,03 0,06 0,02 002 42:09 4,40 0,07 62,31 36,06 38,14 2,84 768.422 2,74 (1) Da nno studio del dott. OH.\ VIN nel Jo111·11al dt la Soclité de StaHsUque d.t Parls, aprile 1916.
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