Critica Sociale - Anno XXV - n. 11 - 1-15 giugno 1915

168 CRITICA SOCIALE Nè in alcun modo felice era il paragon,e tra dis– occupazione e brigantaggio, giacchè, se questo può effettivamente essere estirpato con l'esecuzione di determinati lavori pubblici (strade ordinarie e fer– rate), la prima non riceve dai lavori pubblici che una lieve e transitoria diminuzione e può anche averne un· peggioramento. Come rimedio o pallia– tivo ad una disoccupazione temporanea o saltuaria, il sistema di accelerare i lavori pubblici può avere quaLche efficacia, servendo, tra l'altro, a trattenere l'emigraz.iione della mano d'opera e ad impedire che venga a difettare quand,o la rinascente attività del– l'industria o dell'agricoltura la renda necessaria (1). Ma, quando si tratti di una pletora di braccia non facile ad impiega-re in un avvenire prossimo, è grave errore quello di trattenerla nei luoghi della dis– occupazione con provvedimenti artificiali, i quali sanzionano ed iTrigidiscono l'alterazione prodottasi nella mano d'-0pera dando l'illusione di una domandla di Lavoro che non esiste e .che ragioni politiche .spingono poi a perpetuare a spese dei contribuenti. In questo caso - checchè ne pen~i la maggior parte dei socialisti - è' più utile l'emigràzi-one; 'rime– diando essa efficacemente a quella defi,cienza di capitale circolante che costituisce un.a d·elle cause principali della diis-o-ccupazione.L'utopia che i la– vori pubblici, comunque e dovunque eseguiti, rap– presentino sempre ricchezza e la miglior ricchezza, è la più difficile a sradicarsi dalle menti dei nostri democratici, ai quali, come osservava nel 1904 il Fortunato, basta sape·re che ogni nuovo stanzia– mento di bilancio si traduce in aumento immediato del fondo degli stipendi per la borghesia minuta e dei salari per gli operai. Essi ignorano che la stessa somma di ricchezza lasciata libera si ripro– duce da sè e aumenta il fondo dei salari in modo continuativo; peggio ancora, essi fingono ignorare -che mezza Italia ha contadini, non operai, e che quella dei corutadini è la sola classe che non figuri nella clientela dello Stato italiano (2). Ma, del resto, si tratta di errore comune a molti se non a tutti i paesi: basti ricordare i famosi atéliers nationaux, i,stituiti dallo Stato in Francia nel 1848, e che rappresentano l'esempio più disastroso di or– ganizzazione di lavori pubblici a favore dei disoc– cupati. Oggi in Francia sono i Municipi che prov– vedono ai di,soccup.ati mediante l'esecuzione dii lavori pubblici più o meno necessari. Anche in Germania vengono a:rganizza_tilav?ri di socc?rso a ~u_radegli Enti locali, oon r1sultat1 per lo più p.ass1v1per le pubbliche finanze; parecchie città degli Stati Uniti seguono uguale sistema, e pure nella libera Inghil– terra si sono fatt.i vari e larghi esperimenti di lavori pubblici a soUievo della disoccupazione e si è• per– sino ideato un pia,no di generai.e rimboschimento del paese, che, in 40 anni, darebbe lavoro a 100.000 di!r occupati (3). Per quanto diffuso, il sistema non cessa di essere di d·iscutibile utilità, specie se ap– plicato senza crit.eri direttivi, a casaccio, sotto la spinta della paura quando la folla dei senza pane tumultua in piazza. È questo il modo seguito per molt.i anni dal Governo italiano, secondo le critiche mossegli dagli stessi rappresentanti della classe ope- (1) Vedasi G. MONTEMARTIN( ! DI alc1mi provvedlme11tl contro la disoccupazione in Italia. Relazione presentata al Prime Congresso Internazionale per la lotta contro la disoccupazione, tenuto a Milano Il 2-5 ottobre 1906. - Vedasi anche MAGGIORINOFERRARIS, In Nnova .J.ntologla, 1• febbraio 19U. (2) GIUSTINO FORTUNATO: La questtone meridionale e la riforma tributa,·la, In opera più volte citata, voi. II, pag. 571-572. (S) Vedasi L. A. DE LAVERGNEet PAUL HENRY! Le CMmage (ca..ses, consiquences, remèdes), Parls, 1910. - Vedasi pure LIVIO MARCHETTl: Sistemi di difesa co,i/1'9 la dlsoccttpazl.one (con note di Alberto ca– ronolnl). Milano, 1908; e ARNALDOAGNELLI: Il problema eco,.omico della dlsocc,.pazione operaia. Milano, 1909. BibliotecaGino Bianco raia (1), ma, a vero dire, da un decennio a questa parte, il Ministero dei Lavori Pubblici si è preoccu– pato di regolare l'esecuzione delle opere, neUe pla– ghe ove la disoccupazione costituisce un fenomeno r,icorrente, in modo che, al momento della crisi, vi sia sempre un numero sufficiente di lavori da ini– ziare. Le prime disposizi-oni in questo selllS-0 furono date dal Ministro Tedesco con circolare 3 giugno 1904. Con essa vennero invitati tutti. gli Ingegneri Capi del Genio Civile a redigere un programma di lavori da compiere nei periodi di maggiore disoocu– pazione, indicando, tra l'altro, il numero approssi– mativo di operai che avrebbero potuto presumibil– mente essere impiegati in ciascun lavoro. E con al– tra circola:re del 29 giugno 1904 furono interessati i Prefetti del Regno a far premure presso le Provin– cie, i Comuni e i Consorzi perchè, nel disporre l'ese– cuzione di opere pubbliche, si ins-pirassero al ·me– desimo concetto di dar lavoro alla classe operaia. Nel fatto i programmi di lavori non vengono com– pilati che ~er le prov,inc_ie di Bo~ogna, Ra~enn~, Ferr.ara e Forlì, ove la d1soccupaz1one operaia più o -J'il'enoeffettiva ha assunto forme cron~che, e ven– g,ono compila-ti, di regola, di pieno accordo tra l'Am– ministrazione governativa (Prefetti, Ispettori del Ge– ni,o Civile, funzionari del Ministero) e i rappresen– tanti delle Oamere del Lavoro. Questa J.im.itazione a poche provincie può essere, ed in parte è stata, causa d'ingiustizie nella ripartizione dei lavori; e quindi parrebbe equo estendere effettivamente i pro– grammi a tutto .il Hegno. D'altra parte, non sarebbe male che lo St:ato e gl_1 Enti pubblici_in ge~erale pr~n'.– vedessero ovunque a-1l.avon con criteri più orgamc1, in modo da evita·re, in determinati momenti, un'ec– cessiva r.ichiesitadi mano d'opera, e da renderne in– vece possibile un largo impiego nei momenti di s,tasi economica. Perchè, se il sistema di cl'eare lavo-ri per da,re occupazione alla cl.asse operaia è da con– dannarsi recisamente come lesivo degli interessi ge– nerali, lo spostamento dei lavoci da epoca a epoca potrebbe riuscire d•i qualche vantaggio. Secondo lo Schanz (2), bisognerebbe che i Governi e. i Comuni - quand,o i privati si lanoiano con attività febbrile nelle imprese industriali e si lasciano inebriare dai primi suocessi - sapessero resistere alla corrente, rimandando i lavori e le commissioni all'inevitabile peri,odo della c:risi, quando gli affari si rallentano e producono la disoccupazione. Il sistema sarebbe rac– comandabile anche dal punto fiscale; nei periodi di prosperità i valori industriali rialzano, quelli di Stato si abbassano: è il momento favorevole per ammor– tizzare; dura nte la crisi i valori di Stato sono più ricercati dei v.al ,ori industriali: è il momento favo– revo.Je per c ontra rre prestiti a buone c6-n'.aizioni.Il potere pubblico, insomma, secondo lo Schanz, do– vrebbe servire da regolatore anche in queste flut– tuazi-oni n,el mercato dei valori e del lavoro; ma pre– tendere tanto dall'azione dello Stato e, pep:gio ancora, dei Comuni e delle Provincie è illusorio. Ciò che in,vece si può raccomandare è che i poteri pubblici non· si facciano cogliere, nei momenti di prosperità, dalla febbre degli investimenti di capitale che assale i privati. Stato e Comune _:_ osserva giustamente l' Agnelli - quali enti di perpetua durata non pos– sono sperare, al pari dei singoli capitalisti, di ar– ricchire rapidamente e di rapidamente liquidare, rea– lizzando la loro fortuna e lasciando ad altri di supe– rare il periodo discendente della crisi; essi_dovreb- (t) Vedi La disoce1<paztoneag,·/.cola mila bassa pianura emiliana, relazione di NULLO B.A.LDINI,NlllO 0 MAZ1:0lfl e GAETAIIO ZIJUBDIIII In La disocCl<f)az,one, relazioni e discussioni del Primo CongreBSo In– ternazionale per la lotta contro la disoccupazione, llllano, 1906. (2) Zur Frage der .J.rbettlosmverstcherung, citato da .J.gnelÙ nel– l'opera già Indicata.

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