Critica Sociale - Anno XXV - n. 7 - 1-15 aprile 1915

104 CnITICA SOCIALE spesso - proprio come questa volta - le anfore vuote che saranno più tardi riempite di quanto vi ha di umori egri e torbidi nel corpo sociale. La legge aveva un fine ben determinato, che non era un mistero neppure per gli uscieri di Montecitorio: agevolare la concentrazione di al– cuni Istituti di credito minori per fronteggiare una Banca (la Commerciale) caduta in disgrazia per le origini esotiche del proprio capitale ini– ziale. E perchè allora aver l'aria di stabilire delle massime pascaliane, di gettare le spole sul gran telaio legislativo, mentre l'occasione politica del disegno richiedeva soli pochi fili d'ordito per con– nettere e stringere insieme alcuni - precisabili e indicabili - organismi commerciali? Il diritto di recesso dei soci nelle Anonime è una caratteristica singolare della legislazione com– merciale italiana. Saturno comincia a divorare i suoi figliuoli? Le pellegrine ardimentosità del pen– siero legislativo italiano vengono sopraffatte dalle realtà dei rapporti economici. Le cose fuori del loro stato naturale - dice la degnità vichiana -,-– non si a'dagiano, nè durano. L'Anonima è quale 'l~ plasmano le caratteristiche dei rapporti mercanti– listici e borghesi della produzione. Essa è aggre– gato di capitali, i quali, essendo sordo-muti, han bisogno di interpreti per esprimersi: e questi in– terpreti sono i soci. Questo dominio dei beni economici e dei capi– tali sugli uomini ·comincia sul mercato, ove - dice Marx - gli scambisti sono meri custodi, la cui vo– lontà sta nelle cose stesse. Essi si limitano a pre– stare le loro gambe alle merci, che non potreb, bero recarsi da sole al mercato, e a prestare le loro lingue, perchè quelle non possono parlare. Come mai l'intraprenditore singolo si deve sen– tire subordinato all'azione oggettiva dell'impresa, costretto a vincere o a perire con essa, mentre invece nell'Anonima - per grazioso regalo della legge italiana - l'azionista pljò staccare· la sua sorte, col recesso, da quella della sua azione? Tutto il meccanismo dell'Anonima è retto dal– l'azione: è il capitale che comanda al capitalista. Morgan e Carnegie hanno mostrato che gli intra– prenditori americani han dovuto spesso continuare a lavoi·are a perdita per non affrontare, chiudendo la fabbrica, perdite maggiori: la fabbrica tiran– neggia il fabbricante. E' questa la natura intima della presente società economica: dove gli agenti della produzione, invece di dominare il processo sociale della produzione, ne sono dominati. Ciò si tocca con mano nelle' Anonime di tutto il mondo, che potenziano tutti gli attributi della intrapresa capitalistica: qui infatti sono le azioni che votano, non gli uomini, sono i capitali che dirigono i ca– pitalisti, e non viceversa. La legge <li ritocco delle Società che si è di– scussa alla Camera si dibatte in questa contradi– zione: da un lato vuole accentuare la natura con– venzionale delle Assemblee, disponendo che l'atto costitutivo e lo Statuto possano derogare (in ma– teria di emissione) alle norme della maggioranza stabilite dal vigente Codice di Commercio; dal– l'altro lato chiude la possibilità che l'Assemblea sia composta di volontà libere e personali, ed esige che divenga tuttora rispettata la massima èhe " votano le azioni ,,. I loro possessori non con– tano: ciascuno non vale per una intelligenza ma per tante intelligenze quante ne risultano da una proporzione oggettiva, feticistica, con le azioni possedute. Questo eclettismo dell'innovazione le– gislativa dinota che non v'è a'Ilcora chiarezza di propositi nella futùra riforma generale. Noi non ·condividiamo le trepidanze di coloro che han difeso il diritto di recesso come una preroga- BibliotecaGino Bianco tiva .gelosa degli uomini .che impegnano. capitali (azionari) nelle Società industriali e commerciali. La futura riforma del diritto delle Società dovrà trovare approdo a questa conseguenza : di abolire la facoltà di recesso, ora che anche in Italia il nu– mero e l'importanza di questi organismi sociali d'impresa si vengono accrescendo. La vita del tutto organico dell'impresa deve essere messa al sicuro . dalle rappresaglie dei singoli. Il di-ritto di recesso è un mezzo perchè una Società possa venire mo– lestata da un gruppo di filibustieri che vogliano danneggiarne lo sviluppo: basterà che questo grnppo s'impossessi d'un certo numero d'azioni sufficiente, e potrà ostruire i lavori del Consiglio d' Ammini– strazione e far naufragare lo sviluppo dell'impresa. L'Anonima è un organo di mobilizzazione dei ca– pitali la quale . si raggiunge tanto più perfetta– mente q:uan,to più la Società si spersonalizza. La conseguenza non è certo sodisfacente da un punto di vista iiociale, perchè il dominio plutocra• tico si rafforza: un azionista imbeciUe che vale 1000 azioni accopperà: 46 sapienti che hanno da 1 a 5 azioni ciascuno (art. 157 Cod. Comm.). Ma questo inconveniente è nella logica del sistema economico vigente. Finchè esso non venga trasfor– m.ato nelle basi, l'ibridismo giuridico che ne snatura il carattere, con le disposizioni personali del re– cesso e simiglianti, turba e conf~nde dippiù l'e• sercizio e la guida delle imprese collettive per azioni. L'istituto italiano del recesso intralcia il natu– rale andamento della vita economica? E allora perchè abolirlo con un provvedimento di carattere transitorio, perchè aprire una valvola di sicurezza a certi istituti e richiuderla dopo un anno ad altri istituti che volessero giovarsene? Gli azionisti hanno U:n sol mezzo di staccarsi dall'azione: ven– derla. Ogni altro mezzo turba le operazioni nor– mali e l'evoluzione dell'azienda, che è e deve essere diretta dalla volontà rispondente alla maggioranza delle azioni e non degli azionisti. Se la maggio– ranza delle azioni compie opera dannosa alla So– cietà, ne paga il fio, perchè ne sopporta la perdita. Altro è il caso del recedente che si spoglia della qualità di imprenditore compartecipe, proprio quando il rischio, cµ,e caratterizza questo me– stiere, viene posto a dura prova dalla volontà del capi tale sociale progettando Òperazioni nuove. E' assurdo paragonare il socio ai risparmiatore: egli è parte del i,oggetto dell'impresa socià-le, è im– prenditore compartecipe. Si potrà far\3 dalle Società buono o mal governo del provvedimento che inibisce la facoltà del re– cesso:· può darsi che questa•~egge sia 'soltahto s'ol– lecita degl'interessi delle Soeietà bancarie - rese più libere di concentrarsi e di manovrare nel mer– cato - col danno immediato dei consumatori. Ma ogni vincolo generale e durevole imposto ai capi– tali investiti, come la facoltà di recesso, finisce col danneggiare i consumatori in una misura più grave, perchè danneggia la produzione stessa della ricchezza. Ciò che solo si deve lamentare è che questa prima avvisaglia della riforma del Codice commerciale si mostri, benchè condotta da un sommo giurista come l'on. Orlando, sfornita di una bussola orientatrice, fino al segno di dare come espediente provvisionale - forse con l'in– tento nazionalistico di salvare da imbarazzi certe Compagnie finanziarie - una correzione tanto ra– dicale del beneficio di recesso. Il recesso è ripu– gnante con la natura intima delle Società Ano– nime. Deve scomparire. Invece la legge si limita a ossequiarlo nell'atto che lo ferisce. L'illusione che genera il recesso consiste nel trattare come impresa di direzione personale una

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