Critica Sociale - Anno XXV - n. 7 - 1-15 aprile 1915

CRITICA SOCIALE 109 nistro dei Lavo,ri Pubblici, l'on. Hranca, che du– rante una discussiione alla Camera delineò l'ineiom– patibilità dei due te.rmini : deoentiramento e respon– sabilità finanzial'!Ìa del ministro• cl.avanti al Parla– mento (1). * ** In attesa che i tempi mat.u.riM- per un radicale e vasto decentramento, non sarebbe inopporitruno che si studiasse il problema, più f.acile e non meoo _ utile, d'ella semplificazione de:i serVIÌzi. Certo, è che, sino a quando gli Uffici rima,rrann.o· complicati e ,farraginosi, nulla varrà a sposta.rii dal centro, alla periferia, mentre, semplifioand-0li, essi acqu.isie– rann o, an che senza deoentrarli, molti pregi che oggi n.on hanno. Buona parte degli inconvenienti che si lam entano nelle pubbliche amministrazioni, derivano soltanto dalla complicaz.ione degli ing.a– naggi, del tutto indipendente dnJ. trovarsi gli Uffici in un 1uog,o, o in un altr-0. Sinchè vigerà la mas– sima che nessun funzionario deve rispondere delle p11op,rie azioni, ma ognuno deve s•o.tto,porre i suoi provvedimenti ad altro perchè ci metta il •nulla osta, e ,quest'altro a un te-rzo e via di seguito, poco monterà che la. trafila dei passacarte risieda a Ro– ma o in provincia: ugualmente si avranno i pe.rdi– tempi, le cont.raddizioni e le confusi,oni, che pon– gono a continuo cimento la pazienza del pubblico•. Ma, che forse questi guai dipendono,, come si ritieil'e comunemente, dalla difficoltà di oorrisp,ond,e,re oon sollecitudin,e, tra U ffici dista nti tra loro? Nel seool10 del telegrafo e del telef.on- 0 tale difficoltà più non esiste; purtmppo esiste e persi,ste quella che de– riva dalla lentezza e dal grovigli-o delle decisioni, per cui in uno steS&O Ministero, tra Uffici situati nel medesimo corridoio, occorrono montagne dii carte per ,i,ntendersi e l'intervento di non si sa quaruti funzi,ona1r1 pe-r venire a capo· della più semplice pratica. Siamo pertJanto convinti che, anche in materia di lavori pubblici, prima e più del decentramento occo,rra la semplificazione, la quaJe si identifica in gran parte oo,l problema della responsabilità indi– vi<l'Uale. In fin dei conti, se il decentramento• sa– rebbe, oggi, daJ. lato politico, meno perico1oso di un teimpo (e a ciò, come riconosceva il Genala, hanno fortemente contribuito i la1/ori pubblici rÌa1/– vicinanc1o gli uomini e gli animi), sarebbe anche molto meJ1JO utile. Vivo è il bisogno di amministra– zioni diverse in paes i in cui le diverse p,arti siano . così divise, stacca.te e lontane tra Loro che ogru legame uni;t a,rio app aia una camicia di Nesso. In simili paesi, Q'Vemanchi o sia venuta a cessare ogni p-reoccup-azioi:ie politica, il federali,smo, il regiona– lismo, il decerutramento in geoor.e s'imp,ong•on;o oo– me una necessità. M.a quando le varie regionti sono collegate tira loro da una fitta rete di s'Lrade ordi– narie o ferrate, .da buoni servizi pos tali e, telegra– fici, da linee automobilistiche, ecc., l 'accentra.men.bo diviene più agev,ol.e ed è da. vedel'SIÌ s e, in un'epoca come la nostra che è ca.ratter-izzata, dalle grandi me– tropoli, dall'urbanesimo, dall'accentrarsi sporntaneo de11e industrie e dei commerci, convenga a.Jl'aziencta· pubblica di frazionairsi in entri. diversi, spezzando quella vita che per a1tr~ vie tetnde a divenire ogni gi,orno più oompatta ed omogenea. P. A.· (1) Vedi M. RUINI, In Beiaztone suue ope.-e p11bbitche in Calab,·ta, rlà citata, pag. LXV, LXVI. « Collana Socialista » N. 1. FEDERICO ENGELS: I fondamenti del Comu-, nismo. - Scritto postumo edito da Edoardo Bernstein. Traduzione italiana e prefazione di Angeli~a Balabanoff. Volume finemente rilegato in tela, L. 1.- BibllptecaGino Bianco FRA LIBRI E RIVISTE Attorno alla guerra. Variazioni sul tema d'obbligo: la guerra! Cotesta " madre di tutte le cose ,,, come vuole il vecchio Era– clito, continua ad essere - e sarà chissà per quanto tempo ancora! - la nota fondamentale della stampa periodica e quotidiana. Si direbbe che gli a:çticolisti sieno simili ad un pittore, il quale, ossessionato dalla immagine di una persona, non possa prendere in mano il pennello e la tavolozza senza riprodurre, salvo qual– che modificazione di dettaglio, le sembianze della per– sona stessa. Si vuole comprendere, ci si sforza di com– prendere.... Da quali profondità è scaturito questo ca– taclisma orrendo, che bruscamente ha mutato la faccia del mondo, strii.ppando i più grandi popoli umani al– l'ordine, alla sicurezza, alla civiltà, per ammonticchiare ovunque le rovine, le stragi, il caos? Una simile crisi nello sviluppo della Germania - risponde A. CHEVRILLON nella Rev,u~ de Pa1•i,; -. presuppone tutto uno svi– luppo anteriore. Nel vasto assieme dei fatti determinanti, due serie si lasciano distinguere: avvenimenti e circo– stanze che si possono chiamare materiali- storia politica, gu~t'e' precedenti, espansione economica, trattati; al– leanze, ostacoli opposti dagli altri Stati; - fatti spirituali: tradizioni, pregiudizi, illusioni, idee, teorie. Delle due serie, la seconda, non appena ha cominciato a prendere l'aspetto sistematico, diventa presto la principale. Nel cervello dell'uomo sta la pericolosa energia, l'invisibile fiamma che produce il movimento della storia, e dalla quale egli può essere divorato. I fantasmi, di cui .po– pola il suo universo, !!Onoper lui più importanti della realtà. Non a torto il Tarde scorse in ogni incivili– mento un sonnambulismo, una lunga ipnosi,. che si conserva a mezzo delle suggestioni mutue ,degli indi– vidui. Una sovraeccitazione di sogno, si può dire una allucinazione, un delirio collettivo: ecco ciò che si trova all'origine di tutte le grandi esplosioni di popoli. A misura che la guerra si prolunga, appare il suo vero carattere, almeno da parte della Germania. Non si tratta di un conflitto 'solamente politico, quale fu quello del 1870; no, i governanti non han fatto che scegliere il momento per iscatena,re le energie accumulate. E' la guerra di un popolo per il trionfo di una sua idea, di una certa fede ch'esso si è inventato e che lo fana– tizza; è, quasi, una guerra di religione, che ricorda i primi furori dell'Islam e le Crociate. Al latino dege– nerato, allo slavo imbastardito di sangue giallo, al– l'anglo-sassone traditore e decaduto dalla sua dignità di germano, bisogna imporre la supremazia dell'ariano, dell'indo-germanico puro, quale è il tedesco; ai popoli effeminati dal cristianesimo, bisogna imporre il culto della Volontà, del Valore, del Pericolo, del Ferro e del Sangue, la religione virile di Odino e· dei guerrieri del Walhalla; alle democrazie moderne, industriali e tur– bolente, l'ordine, un ordine semifeudale, poichè è pur sempre nel Medio Evo, nei secoli leggendarì del suo Santo Impero, che la Germa_nia va a cercare i suoi I)'.10· delli; all'umanità, infine, il regno del bene sulla terra, un bene di essenza tedesca, l'ideale politico-sociale .come si è realizzato nella Germania, che la Prussia vinse e disciplinò, e che dovrà dominare il mondo per– organizzarlo a sua immagine. "Allora i ciechi vedranno, allora i sordi intenderanno,,, e il mondo benedirà la propria disfatta. Tutto il pensi&ro, tutta la visione della Germania contemporanea, si•subordinano a una certa tendenza organica, che è il principio attuale della sua vita. Essa non è un organismo compiuto, costituito, fisso; ma una creatura recente, animata di tutto il dinamismo della giovinezza. Crescere, crescere alle spese degli altri, è la sua legge, come è la legge dell'albero grandeggiante, che va a inaridire le radici dei suoi vicini. Di questa legge, che diventa suo diritto, essa prende coscienza e l'afferma contro tutto e contro tutti; ne crea un si– stema di idee, di teorie, le quali i pensatori enunciano, pubblicano, insegnano. Così dall'oscuro impulso vitale zampilla. tutta una dottrina, una filosofia, una veduta generale del mondo, che, in opposizione alle antiche metafisiche romantiche e umanitarie, prende il nome di filosofia della volontà, dell'azione e del predominio. Proseguendo nel suo studio ampio ecl acuto, il Che-

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