Critica Sociale - Anno XXV - n. 7 - 1-15 aprile 1915

.Critica Sociale NIVIST .Il QllINDICIN.1/LE DEL SOCI_.1/LJSMO Nel Regno: .Anno L. 8 - S.emestre L. 4 - All'Estero: .Anno L. 10 - Semestre L. 5,50 DIREZIONE:Milano - Portici Galleria, 23 - AMMINISTRAZIONE· Via S. Damiano, 16 - Milano AnnoXXV - N. 7 Numero separato Cent. 40 Il Milano, 1°-15 aprile 1915 Coloro che non avessero ancora rinnovato l'abbonamento alla nostra Rivista sono viva– mente pregati a provvedere di conformità en– tro la quindicina andante, rimettendo vaglia po– stale intestato alla Oritica Sociale, via S. Da– miano, 16, Milano. _ Trascorso detto termine senza che sia per– venuta la quota di rinnovo, si procederà aila emissione di una tratta per l'importo di· L. 8, corrisponcfonte al prezzo d'abbonamento annuo alla Rivista. L'AMMINISTRAZIONE. SOMMARIO'--- Po I i tic a ed Attua I i t à. Tra due civiltà .... o dlle barbarie (Prof. GIOVANNI MERLONI), li problema dÙ pa11e ... Ger11,an-ta (GUSTAVO SACERDOTE), La m,zza giornata di lavo1'0 negli infortunU (GINO BAGLIONI). Studi economici e sociologici. 11 recesso 11eUeSuctetà commerciati (Prof. ENRICO LEONE), L'imposta sui red<lLto nena Finanza contetnpo1·anea : II. Le obbfe– z,oni (Prof. JACOPO TIVARONJ). Lei po!lticci del iavort pubbUcl: II. I lavori pubbHcl e il decmtra– me11to (P. A.). Filosofia, Letteratura e F-atti sociali. Frci Ltb,·! e Riviste: Attorno alla guerra (A vv. E. MARCHIOLI). TRA DUE CIVILTÀ - · .... O DUE BARBARIE Perchè la grande maggioranza del popolo ita– liano non sente la guerra, questa guerra ? Io voglio astrarre per un momento dall'opera _dei vari partiti, delle varie correnti nazionali, pro o contro la g-uerra. Vorrei piuttosto scendere a scrutare, al disotto di ogni influenza di predi– cazione o di propaganda, lo stato d'animo origi– nario, per così dire, istintivo, del popolo italiano rispetto alla guerra, rispetto cioè a una sua even– tuale partecipazione al conflitto odierno. Nella coscienza e nell'anima italiana sono inti– mamente, profondamente radicati stimoli, dispo– sizioni, propensioni alla guerra? o non piuttosto agiscouo su di esse forze tutt'affatto contrarie? Si dirà che è impossibile o malagevole separare, nel conto delle influenze e degli effetti, quel tanto che proviene dall'azione dei partiti e delle ten– denze, che battagliano per trascinare nella propria orbita rispettiva il sentimento e la volontà deci– siva del Paese, da quello che nella coscienza di B1b~iotecaGino Bianco quest'ultimo sia il prodotto di una lenta e natu– rale àccumulazione e formazione storica e sociale, che è, in fondo, la maggiore e più sicura orien– tatrice dello spirito pubblico. Malagevole e diffi– cile è senza dubbio; ma, se avvenga che siffatta evolutiva formazione abbia suoi caratteri definiti e spiccati, allora forse le difficoltà diminuiscono sensibilmente. E allora, anche, questa indagine diviene .µna specie di pietra di' paragone dell'ar– monizza:ve, o del contrastare, di quelle forze e tendenze di partiti o di classi pro o contro la guerra, con la fondamentale e spontanea tendenza od orientazione del Paese. Nessuno, credo, contesta che il popolo italiano sia nella sua grande maggioranza avverso alla guerra. Se pure, per darsi voce e tono, una fra– zione proclama il contrario: la realtà riconosciuta, in alto e in basso, è quella. Per rinforzare l'affer– mazione, non rispondente, come dicevo, alla realtà, gli interventisti sono costretti a ricorrere ad un argomento, che appartiene al tempo futuro, che è l'argomento di tutti coloro, Governi compresi, i quali contano sul cesariano atea jacta est: - Vedrete che, all'appello delle armi, gli italiani non avr,anno incertezze, e accorreranno come un sol uomo, Senonchè, prima di lanciare un popolo nelle incognite tragiche del futuro di guerra, bisognerà bene conoscerne e interpretarne, senza sofistica– zioni e fuorviamenti retorici, il pensiero e l'a– nima nel presente. E' vero che questo pensiero e quest'anima potrebbero mutarsi d'un tratto, sotto la percussione di una grande causa, di una enorme · e insofferibile violenza; ma a mutarli nel loro intimo può non bastare la decisione di un Go– verno; dico a mutarli nel ioro intimo; il che è ciò che conta, perchè sono 1e forze più intime e profonde quelle che generano la convinzione, la fede, lo slancio; l'entusiasmo, il successo. Altri– menti .... che avverrebbe? Taluni accusano · la maggioranza del popolo italiano, le masse popolari, di ignoranza e di tor– pidezza. In Italia la guerra non è popolare, perchè . non si conosce la geografia, la storia, l'etnologia, le esigenze della difesa militare ai confini, e così via. Semplicismo. E si rivendica alle minoranze, alle. élites, il diritto di " trascinare " l'Italia, ma– gari pei capelli. Ah! no. Cotesta .... democrazia è tramontata. Il suffragio universale ha per noi tutto il suo valore, per la pace .... e per la guerra. Anzi. La guerra è il suffragio universale pi,ù vero e maggiore, ed è poi universalissimo per ,i prole– tari, di cui non uno le sfugge, nelle prime file segnatamente, e in tutte ·1•a1tre. Eppure questo stesso pòpolo si mosse, da un capo all'altro, per fa guerra di unificazione,· che fu una guerra popolare. E quasi popolare, nei primordi, fu anche la guerra di Libia: si era pl.lo .– messo un magnifico campo aperto alla emigra– zione e al lavoro italiani, con sacrifici, presso che .insignificanti! L'ignoranza e la torpidezza non

RkJQdWJsaXNoZXIy