Critica Sociale - Anno XXV - n.4 - 16-28 febbraio 1915

· ù'l\ìricA $òcìAU! diSUIIllia nità spaventevoli,. E però oredo che 00,li, doou– ·ment.i.wt !gaJ.1Jo as·s,ai più dei com'll'ni.caiti., del,Lestaiti.– stiohe, e di, tutto ciò che è p-e.rmess,oa,i giomali di sbampaQ'e - e, che serve solo a determinati scopi, ma,. gw-i diametralmente opposti: aLliaveri,tà - a dare urna idea a.pprossimativa delle p,reoocupiazionie delle sen– sazioni, che domiruano in questo miòme[l,toil popo,Lo tedesco rispetto ailla coJossale guerra economica, che l-0 acooreh·ia. d'ogni lato, e lo stri,nge alla g,o.Ja .. Riuscirà la Ge-rmani-a a liherarsi da.HastretLa soffo,.. catri,oe,, pQ'ima che l'altra guerra, la guerra oon le navi e coii oainnoni, abbiia esaU;l'ito, d~ ambo i La,ti, tutta, la sua possanza? P.i.ùche mai aHa Germania si appartiene il bisogno di economi.zzar,ei.\ tempo- nella risoih.izionedella, gu,er– oo·mi.Jita.re,pe,rusci1,e p,recisamente al più pre,sto da'l,l,a cerchiia ID'Olltaledella guerra e,conomica. f: oonce,sso arguiTe da ciò che la guerra potrebbe, dunque, in ogni caso, a,vere u'Olailurafo a:sisà•iminore d~ tutte le previsi·oni?· GIOVANNI MERLONI. I PERICOLI DELL'ADRIATICO II. L'imperialismo italiano. Ma la rivendicazione delle terre soggette aU'Au– stria non potrebbe valere, da sula, a garantire l'Italia dal p,erioolo austro-tedesco. Anche ad ammettere l'i– potesi assurda che l'Italia potesse entrare in pos– sesso di quelle regioni, senza una sconfitta degli Im– peri centrali, qualsiasi progresso dell'Austria .verso l'Oriente, che ,a,vvenis-sealle spalle di un'Istria ita– lianizzata, renderebbe più pronunziato il semi-ac– cerchiamento geografico della penisola, che costi– tuisce il gran pericolo della sua situazi,one. La so– luzione irrecLentista non presenta, da sola, un rime:– dio al pericolo; anzi lo aggrava, creando ragioni nuove di risentimenito e nuovi 'motivi di aggressione, da parte dell' AùS1triae della Germania. L'Italia non può, al momento d:ella revisione della carta poli– tica di Europa, abbandonare senza degradazione J.e proprie riv-en<licazioninazionali, ma, le occorre an– che, più che avere il Trentioo e l'Istria, v,eder cLe– priessa l'egem()lf1ia germani~a e ricacciata indietro l'Austria dlall'Oriente. ~ ' - · ' Es.sa non ha mezz,o, agendo da sola, quand'anche accrescesre .il suo territorio., di raggiungere nè l'uno scopo, nè l'altvo. A conseguire il primo, essa deve coordinare La sua politica oon quella dlella Triplioe · Franco-AngJ.o-Russa; a conseguire il secondo, deve. raff,orzare le nazi-O'nibaleaniche, e specialmente la Serbia e La Rumenia, nemiche naturali dell'Austria. Le due direttive coincidono sostanzialmente, ben– chè non se,nza la possibilità di attrito. La Russia ha qualche diffidenza deH'abtività diplomatica italiana nei Balcani, e bisogna dimostrare all'lmp,er.o-mosco– vita -che La piccola potenza mediterranea non as.pira ad egemonie, in un camp,o che esso ha fino•ra consi– derato soitto la sua alta protezione, rpia che vuole soltanbo, in tutta sincerità, opporre una barriera al– i' Austria. Dall'altra parte, non cercando nemmeno la Russia ingrandimenti in contrasto dei paes,i bal– canici, J.1Jon vi s-a,rebbeakuna vera ragiooe di oppo– sizione· fra la politica russa e !'Itali.a. S,e questa si schierasse, di accordo con La Rumenia, contro l'Au-· stria, renderebbe, nel momento arttua1e, cosi grande servizio alla Russia .e ai suoi atJlea,ti·,d.a nion·lasciar posto per piccole gelosie. · eca Gino l:3ianco *** Tale eissèndio la situa~iòne, è evidente la cecità della corrente n.azionali~ta ed imperialista, che vuole spingere l'Italia alla conquista, sull'altra rivà del– ]'Adriatico, senza te·ner conto delle suse<:lttibilità e clielleoogi•on,icli sviluppo -0.ltrui. I nmionalisti - iro– nia delle denominazioni politiche! -,-: che irridono al principio di nazionalità, e che fanno appello esclu~ sivamente ·aUa fo.1~w;cadono neUo, stesso errore di quei soci.ahsti, i quali disconoscono che i paes-i gio– vani dell'Oriente europeo ·attraversano ora un pe– ri-odo di formazione nazionale. Con l'aggravante, · che i socialisti Lrascura.no s.emplicemente questo pro– c,esso sito,rico, mentre gli imperi-0.list,ivogliono trasci– nar l'ltalia ad attraversa·rne clirettamente lo sviluppo, · andando incontro all'insuccesso• sicuro. Gli uomini più chiaroveggenti della democraz.ia hanno denunziato- prima· di or.a il dop pi.o pericolo di una occupazione it.aliana della Dalmazia: etnico, perchè la popolazione è in gran r_naggioranz.aslava, e geografirco-, p,erchè quella regione è esposta ad una. irresistibile press.ione dall'interno. L'Italia è un paese piccofo, esposto e con scarse 1,isorse d~ uomini e di denaro; oggi essa non può i'i'nunziare a risolve-re l,e sue questioni nazi,onali, ma, ne-U'a-ocettarela 1olta, non deve perd,ere il senso della misura, che è la- suprema qualità politica. L'l\,alia non può t9Uerare il pvedominio altrui nell'Adriatico, s,en,za renders-i schiava, ma deve saper evitare, per· conto proprio, altri due pericoli : quello di apparire, alfa fine d e!La guerra, pred,om in.arile es,sa stessa in quel ma.re , -e l'altro di crea.re r.agioni di c-ontrasto coo gli sla vi .adriatici. Per co nsegue1na, l'occupa– zione della- cosi.a orientale deve ridursi al minimo; la rivendica,zi,one te.rritoriale non può, in alcun caso, andare oltre l'Istria. Se l'Ita,lia doves-se uscire dall'attuale crisi euro– pea, a causa del possesso di un.a estensione notevol,e della costa orientale, come padro-na assoluta nel– l'Adriatico, essa si troverebbe, per ciò sol,o, in oon– ltiastJo. immediato, con quello d,ei due blocchi - l'au– stro-tedesco ,o,lo slavo - che fosse vincitore neHa l,oLLa.E sarebbe fatalmente destinala a soccombere, , sì di fronte all'uno che all'altro. È mia semplice qwe- . stio,ne -di proporzioni. Si sopporta, anche odiandolo,. il g-iogo imposto da·l più forte, ma non si tollera per un momento solo il predomini,o del più debok Inoltre, avend.o un popolo etnicamente ,e lingui- sticamente compatto, ed una frontiera naturale non misc,onoscihile, l'Italia si trova; fortunatamente, fuòri .' da ogni contrasto• di razze. L'anness.i,one del Tren– Lino e dell'Istria non cambi.crebbe la pos~zione, ri– guardo a.i paesi tedeschi,· perchè si tratta ·di popo– laziopi di ~ui nemmeno il pi~ arr.aibbiato pang°e:r- . manismo riesce a dimos-trare il carattere teutomco. Se si vuo.Je l'Istria, occorre'rà, invece, imbarcar,e u,n po' di po,poilazion·eslava, che non potrà prote– stare, pe11chèsi trova, trascurabile ·minoranza etnica, di 9ua dell'estremo confine nord-orientale dell'It.alia, ,ed 1 gruppi stranieri, che abitano una zona• di terra, non han no il cliritto, di staccarla· vi,olentemente · dal pa·ese di e.mi f a parte, rompendo così l'unità geogra– fica di questo , anche se, limitatamente alla zona, si.ar110 divènuti maggioranza. · N,on ~arebbe difficile ari.trarre qù:sta, popolazione nell orbita de.Ila-cultura e della ctvtltà, italiana, non comp,rimendon(:) le tendenze nazionali, anzi fomen– dole tutti i mezzi per coltivare la propria lingua, ma ponencl'o accanto ad essa, come strumento supe~ riior.e di cultura, la lingua e la lettera.t.ura italiana. · L'Italia dovrebbe as_sumere, di frontff alla piccola · mino,rania slava, ·quella funzione di irilt.èr.rpéçlià,rja con tutto il pensiero rpòderrio e la civiltà ;j;iù ,jjro– g.redita, che il WeHs indica all'Inghilterra, come

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