Critica Sociale - Anno XXV - n.4 - 16-28 febbraio 1915
CRITICA SOCIALE 63 stessa come fine, si lasci sedurre dall'a1:monia e dalla eleganza dei suoi ragionamenti, e confoi;ida le sue -idee colla realtà. Alla guerra, invece, ogni co·ncetto diventa azione, e ogni azione è immediatamente posta a raf– fronto colla realtà. Un ragionamento falso o sofistico significa uno scacco o il disastro. Il pensiero è co– stantemente in funzione dei fattL Per. ogni impresa dobbiamo procurarci un'informazione fedele e completa. Il più piccolo errore può riuscire fatale. Nelle discus– sioni scolastiche. o parlamentari è facile brillare, invo– cando fatti abilmente scelti. Ma, alla guerra, come in· matematica, bisç>gna possedere e saper valutare tutti i dati del problema, se si vuol essere in grado di evi– tare le peggiori catastrofi. Per interpretare giudiziosa– mente i fatti, un ragionamento puramente meccanico non basta. Occorre che il ragionamento sia accompa– gnato da una specie di intuizione, di cui solo è capace un senso acuto e profondo delle realtà fisiche, psico– logiche e morali. Pertanto, la guerra plasma realisti– camente l'intelligenza, tenendola in continuo contatto coi fatti, essa l'abitua a esercitarsi secondo la legge che è la condizione della sua integrità e della sua ve– racità; associa, cioè, intimamente l'informazione, il ra– gionamento e l'intuizione. Lungi dall'essere l'azione sostituita al pensiero, essa è, in gran parte, il ·pensiero stesso, che acquista tutta ·la sua possanza e tutto il suo valore dalla sua unione ·coll'azione. Circa gli insegnamenti per l'avvenire, la guerra at– tuale, primieramente, ci avverte che non bisogna mai addormentarsi in una pigra sicurezza. Invano le nostre intenzioni possono essere pure e pacifiche; ci sono (e ci saranno ancora per molto tempo) delle nazioni, che non ammettono altro diritto all'infuori di quello del più fort11, e per le quali la pace non è che . una pausa per organizzare. la guerra futura sul territorio stesso di quelli che intendono spogliare. Ci sono dei Paesi che, in nome della loro cultura, proclamata superiore a quella di tutti gli altri, s'arrogano il diritto d'orga– nizzare il mondo secondo il loro capriccio. Poichè tali massime hanno potuto essere professate e praticate nel pieno rigoglio ·della scienza e della civiltà, d'ora innanzi il buon diritto delle nazioni dovrà fondarsi su una conveniente forza militare, e le riforme civili do– vranno sempre essere accompagnate dalla preparazione alla guerra. Conciliare le necessità della guerra con quelle della vita sarà uno dei còmpiti principali dei governanti di domani. L'altro importante insegnamento della guerra, se– condo il Boutroux, è che ormai sarà impossibile a una Potenza qualsiasi, grande o piccola, assorbirsi nella sua politica interna, e relegare al secondo piano le cure della politica estera. Non ci sarà più. politica in– terna indipendente dalla politica estera. Di cotesto in– segnamento dovranno far tesoro anche i socialisti ita– liani. Troppo finora da noi il socialismo ha posto in . non cale i problemi di politica estera, preoccupandosi solo di quelli interni. Non bisogna obliare che c'è una concorrenza vitale anche tra le nazioni, la cui esistenza rappresenta una divisione indispensabile nel complesso lavoro della civiltà mondiale. Cotesta concorrenza può sempre dar luogo ad attriti e conflitti, scoprire ed os– servare i quali sarà di sommo interesse anche per un partito politico, che si dice rappresentante delle classi operaie, e che deve ripudiare l'in~ernazionalismo anar– cheggiante dei rivoluzionari tradizionalisti. L'interna– zionalismo astratto non è sòltanto un'utopia; ma è anche un'utopia perniciosa, in quanto nel• suo sempli– cismo presuppone una reciprocità d'azione, che manca negli altri aggruppamenti nazionali. Senza una simile reciprocità - nonostante tutt~ le buone intenzioni - è facile cadere nella perduellione ed esporre il proprio Paese alle violenze e cupidigie altrui, con danno in– calcolabile dello stesso movimento proletario. ,!'* Sono molti i socialisti i quali opinano che, dopo tutto, i tedeschi conducono la guerra in un modo non molto diverso da quello degli altri belligeranti, e che i loro atti di barbarie si sono sempre verificati - colla stessa ferocia - in tutti i precedenti conflitti· armati. Contesto una simile opinione. In primo luogo, i ri_sul– tati ufficiali di una recentissima inchiesta, comprnta nel Belgio e nelle regioni nord-est della Franci~, h8'.nno · assodato che le atrocità perpetrate dalle orde ka1senane superarono di gran lunga quelle commesse nelle guerre BibliotecaGino Bianco balcaniche e nella guerra russo-giapponese. A parte gli incendi, le devastazioni, le fucilazioni in massa, numerosissimi furono i casi di mutilazioni di bambini (taglio di mani e di dita), di \1ccisioni di vecchi e di donne, ~elle quali gesta si distinsero· specialmente le soldatesche sassoni, composte in grau parte, come è noto, ·di socialdemocratici (alla larga !J.In secondo_luogo, come hanno mostrato alcuni articoli del Times e CH. ANDLER sulla Revue de Pa1·is, il militarismo e lo Stato maggiore germanico hanno una loro propria teoria della gnerra, che si differenzia da ,quella degli a.Itri eserciti. Tale teoria ha una lunga tradizione e copio– sissima letteratura, nella quale eccellono gli scritti di Clausew~tz, von Blume, von Bernhardi e von Hartmann. Ah!, quale -florilegio si potrebbe fare, a· edificazione di quelli che affermano che il militarismo " prussiano ,, non è peggiore degli altri! Mai la violenza devastatrice ebbe più sapienti espositori! Bando a ogni sentimentalismo, a ogni considerazione i.1manitaria. " La guerra deve respingere ogni idea di moderazione ,,. La violenza non ha altri lilniti all'in– fuori di quelli tracciati dall'utilità. Le operazioni bel– liche non devono curarsi del diritto delle genti. Quanto maggiori sono i danni c1e si portano al nemico (alle armi o nei focolari domest,ici), e meglio è. " Il terro– rismo è un principio militarmente necessario ,,. " La miseria profonda non deve essere .risparmiata allo Stato nemico,,. Per salvaguardare la disciplina talvolta h.isogna ricorrere agli incendi, ai massacri, alle stragi. " Il comando darà ordine d'incendiare; l'ordine sarà eseguito mediante bombardamento, o a cura di una sezione speciale . d'incendiarii, muniti d'accendifnoco acl usum belli, e che figurano nel catalogo delle mu– nizioni ,,. I massacri si faranno dietro ordine .e da plotoni comandati a tal uop_o. Il saccheggio sarà opera " del servizio· regolare delle prede di .guerra ,,. Tutte queste massime,. di cui è sat.ura la Germania militare, culminano nell'insegnamento supremo: ." la guerra è tanto più umanitaria, quanto più è condotta senza pietà ,,. Questi bestioni, nella loro infatuazione di essere invincibili, non sospettano nemmeno che il nemico possa loro vittoriosamente resistere. Quindi, ragionano e_ssi, quanto più saremo spietati, tanto più presto finirà la guerra, tanto meglio sarà per lo stesso nemico. E' colossale! Ah, come s( capiscono ora le stragi del Belgio, il martirio di Reims e di Lovanio! *** Prima· di· chiudere, devo dedicare uno stelloncino anche a Turati, per congratularmi seco lui del vivace discorso pronunciato alla Sezione socialista milanese contro la scempia e criminale proposta dello sciopero generale in caso di mobilitazione. Specialmente la se– conda parte di questo discorso, in cui· s'è affermato che l'Italia non è S. Marino e che i socialisti non sono ancora stati pagati per fare gli interessi di Francesco Giuseppe; ha chiarito che lo stato d'animo dell'egregio deputato del V Collegio è molto più affine a noi che agli altri. Tanto vero che le sue idee furono nel frat– tempo utilizzate dagli intervenzionisti di Ravenna (mi pare), contro la propaganda dei neutralisti. Tuttavia, Turati si dichiara ancora neutralista (1). A lui non sem- (1) Non·• si dichiara,.: lo è. Anche nell'ultima adunanza l\ella sezione socialista mllanes~ egll combatteva le minacele di sciopero generale e di rivolta In caso di eventuale mobU!tazlone, essenzial– mente cion argomenti neutraltstt. Eglt stesso 11ba riassunti In una Intervista col Corriere della se,·a del 12 corrente: • ...... Io resto tenacemente neutralista, ed è sopratutto per questo che Insorsi e Insorgerò sempre contro le minacele di sciopero gene– rai~ o di rivolta In caso di mobilitazione. Contro l'Intenzione senza dubbio de' miei compagni che votarono la proposta del Comitato, è apodittico che tali proposte - dato, t;,adlamo bene, che fossero fatte sul serto e prese sul serio dall'opinione pubbltca e dal Governi - genererebbero esse la maggiore probabilità. e forse la tnevltabltltà. della guerra. Per tre motivi chiari come Il sole: 1 ° perchè la ripu– gnanza ben legittima al pensiero dell'alto tradimento spingerebbe per reazione nelle file Interventiste lnnumerevolt neutraltstt e mol– tiplicherebbe la pstr.otogla che genera I cast Mussoltnt; 2° perchè la prospettiva della rl volta all'Interno equivale all'Invito formate ratto al nemici di Invadere o comunque attaccare l'Italia per giovarsi di un aiuto cosi prezioso ed Inaspettato, colla quasi ce,·tezza di vin– cerci e di assoggettarci; ecco adunque IAnoces·s1tà della difesa ossia della guerra; -8~percbè, anche senza l'Immediata Invasione, la opi– nione della 'impossibilità. per l'Italia di efftcacemente , moblll\ere svaluterebbe del tutto la neutralità., esporrebbe l'Italia a tutte le
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