Critica Sociale - Anno XXV - n.4 - 16-28 febbraio 1915

'.·ciùTICA so·c1AU: tervento immediato e incondizionato, o per la neutra– lità assoluta. E tali soluzioni estreme e in.sensate si provocano e si eccitano l'una contro l'altra, con tutto l'accompagnamento solito, delle dispute che si accalo– rano intorno a tesi estreme e puramente passionali. I primi veramente a· trascendere in si ·malo modo • non sono stati i socialisti, e neppure gli interventisti, bensì quei neutralisti che prima avevano sostenuto il dovere dell'Italia di porsi fedelmente accanto ai suoi alleati e che poi, vista la cosa impossibile, si rassegna– rono, come a un minor male per gli alleati, alla neutra– lità; ma pretesero che fosse assoluta, intangibile, anzi ·benevola e,. più .che benevola, germanofila e antifran– cese. Lo schifo e la ripugnanza destati da costoro hanno provocato fra i rivoluzionari stessi quell'intervento belligero e incondizionato, che poi alle ortodosse e pie anime timorate del socialismo ufficiale parve offesa e ribellione ai •canoni pi:ù venerati: d'onde ·la nuova· rea– zione socialista, che ha messo il proprio· neutralismo assoluto a· rinforzo di quello dei conservatori arrab– biati, degli austriacanti e dei clericali più intransigenti. Tale coincidenza dovrebbe dar luogo a serie rifles– sioni, perchè ·è tutt'altro che accidentale. Il neutra– lismo assoluto per principio, il pacifismo a ogni costo, il tolstoismo, ·è non solo indifferenzà al bene e al male, alla giustizia e alla sopraffazione; ·disinteressamento per le grandi questioni umane, che sono appunto quelle che portano i grandi conflitti, ma ·è una gi·a1ide e cieca fm·za ,reazionaria; perchè esso è il più pre• zioso· alleato degli Stati che vogliono conservare do– milll illegittimi su altri popoli o che vogliono otte– nerne di nuovi, il più prezioso alleato del militarismo conquistatore e sopraffattore. · Chi può dire quanta. influenza abbia avuto, nell'écci– tare l'audacia aggressiva del militarismo tedesco, la credenza che la Francia, resa ormai imbelle dalla pro-. paganda pacifista e antimilitarista, non ayrebbe voluto o saputo battersi? E, se così fosse accaduto, chi può dire dove sarebbe oggi arrivato l'esercito tedesco nella sua marcia nel cuore della Francia, e chi lo potrebbe trattenere più? E quanta non sarebbe stata, in tal caso, la gioia dei nostri clericali e reazionari, che . ve– dono nell'attuale conflitto un· solo nemico da combat– tere, il nemico interno, rappres_entato, per essi, dallo spirito ,rivoluzionario e libero pensatore francese! 1 E chi può dire di quanto aumenterebbe l'audacia minacciosa del Partito militare austriaco contro l'Italia, dopo la guerra in cui questa fosse rimasta assoluta- ~ mente neutrale, se si potesse indurre che tale assoluta neutralità fosse stata imposta da prevalenti tendenze ultrapacifiste? ' Non rendiamoci volontariamente vasi di terracotta, mentre gli altri vasi con cui facciamo il viaggio della vita sono tuttora di ferro! Il pacifismo assoluto è pretesa all'arresto della storia e al consolidamento dello statu quo; e in ciò appunto ·coincide praticamente colle più cieche forze conserva– trici e re.azionarie dei vari Imperi plurinazionali. Chi non solo sogna, ma vuole, l'attuazione di ideali di giustizia, d'umanità e di progresso; sa che questi incontrano, sul loro cammino, organizzazioni statali che vi si oppongqno colla guerra e deve perciò o accettare tal guerra o rinunciare a quegli ideali e confonder.si praticamente, se non nelle intenzioni, coi reazionari. E, d'altra parte, ripetiamolo, l'eccesso di difesa della tesi neutralista provoca l'infuocarsi delVinterventismo ibHotecaGino Bianco ; belligero e incondizionato, che còs"tituisce· l'altro peri– colo, di accomunare cioè la tendenza dei socialisti ·che ritengono necessario l'intervento dell'Italia per motivi superiori di giustizia internazionale e- di libertà dei popoli (in cui entrario anche le giuste aspirazioni alla liberazione dei paesi italiani soggetti all'.A.ustria) e per ragioni di lotta internazionale contro il militarismo ag– gressore, con le tendenze dei nazionalisti e militaristi nostri che vogliono la guerra per motivi che · solo in parte e accidentalmente coincidono con quelli. Non si creda con ciò che io voglia stabilire la posi– zione del socialista ragionevole in una perfetta equidi– stanza fra la neutralità. e l'interventismo :. al contrario, · io ho voluto dimostrare come e quanJo il sostenere o il combattere. l'una o l'altra soluzione sia errato e pe– ricoloso e· svii i socialisti dal porsi il vero problema integrale del momento presente, quello cioè dell'azione che, dal punto di vista socialista e internazionalista, l'Italia dovrebbe esplicare; e come ciò tolga al Partito socialista di essere una forza operante e fattiva che influisca sull'azione dell'Italia in modo da accostarla quanto più possibile -a quella che il punto di vista socialista ed internazionalista esigerebbe. Il problema integrale dell'azione dell'Italia di frohte al conflitto europeo deve essere finalmente posto e ri– solto dal Partito socialista senza .preconcetti teorici e dottrinari, senza impedimenti di dogmi e di, tradizioni, senza deviamenti sentimentali; ma con animo vergine e forte. Ma, si obbietta, come possiamo risolverlo noi, se ci mancano gli elementi di fatto più essenziali? Intim– diamoci: nel risolvere quel problema, il Partito socia– lista deve limitarsi'ad indicare le finalità a cui deve tendere l'azione italiana quando, militarmente o diplo– maticamente, interverrà nel conflitto. Sistemazione po– litica d'Europa secondo gli interessi veri e reali dei popoli europei, non quelli fittizi degli Stati, e secondo un equo temperamento di quelli, di tali interessi, che sono fra loro contrapposti; quindi liberazione delle nazionalità oppresse, compresa l'italiana in .A.ustria– Ungheria; quindi, non pace diplomatioa e transitoria fra gli Stati, coll'imposizione dei vincitori ai vinti e con tacite ri:serve di rivincita in questi, ma pacifica– zione reale dei popoli mediante quella loro sistema– zione politica che nella maggior misura soddisfi ai loro legittim1 postulati; ed, oltre a ciò, istituzione di organi di intesa internazionale (Congresso europeo perma– nente), atti a prevenire e a dirimere i conflitti e a con· servare, mediante la giustizia, la pace; e, infine, limita– zione e riduzione degli armamenti. Queste, all'ingrosso, le finalità che il socialis~o deve proporre, se non im– porre, all'azione prossima dello Stato italiano. Quanto poi ai mezzi, libero il Governo della scelta e responsa•. bile di questa, tapto più responsabile quanto più sarà lasciato libero. Guerra, simulacro di guerra alla ru– mena; semplice occupazione milit.are di dati territori, semplice minaccia di guerra, mediazione, trattative di– plomatiche, o altri mezzi, se altri ve ne sono : il Partito socialista non deve nè imporne; nè escluderne alcuno : ciò che ad esso deve solamente importare è che le fi. nalità sue, nel campo internazionale, vengano quanto più è possibile attuate, e coll'azione in ogni senso più economica; che quindi le condizioni politiche dell'Eu– ropa di domani risultino le più favorevoli al pacifico e libero ,sviluppq d'ogni popolo e nazion.alità, le più favorevoli alla pace, al disarmo, e ad ogni forma di

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