Critica Sociale - Anno XXV - n. 2 - 16-31 gennaio 1915
CRITICA SOCIALE spin-I.a da.I-1:o stesso .'lvanli!, si conlrappong1a aperta– mesnled,a-ineutralisti relat.ivist.i (almeno da que-lli che, poche sere fa, vota-rono il- Mikmo i·l noto ordine d,el giorno) il principio- di m11:ionalit.à e il diriUo ctell'ltal'i,a «ad ottene,re mighori condi1.:ionidi vi-l,a e di s\ 1 i-lupp,o >J. In queste p,a•role, l'intervento è già virt.ua, lment.e.am – messo, e i «relativisti», che le ap,proV1arono, non hanno che d.a esaminare, senza ~ùpriorismi di parte, la situazione intern.azio•nale, e cavare• dal p-rinci,pio affermato tutte le conseg,uenze logiche, per v,enire u umi. conclusione quasi identica a fJuelk1 deg-li inte:r– ventist.i di,chiarati. In o,gni modo\ è certo che- questa volt.a non si tratta clelJ.aLibia e di l'Ìol,ento -espansio-nismo im4Jeri,alisl.i-co: si tratta di una guena, -eminentemente nazi.on.aie• - non nuzionalist.i1ca!- dalla quale avrà per davvero principio un,a nuova s.t.o-riape·r il nostro Paes-è ,e il mondo intero. Nella fase novella cJ.eUaclinamioo so– ciale, il socialismo avrà pur sempre una funzione im– po,rtanti-ssirna do:i1 compiere; ma potrà, influire ,tanto più beneficamente sui futuri destini d'Italia qua.ni, o più avrà sap,uto ri-nnovarsi e far tesoro d,eUa espe– rienza pas,sa-ta. Cotesto rinnovamento - lo rammentino i riformisti di si,nistra - non potrà avveni'l'e ohe in op,posizi,o,n,e docisa, inllessi,bile, al meschino e demagogico « rivo– )11.1ziona,ri-smo » che og>gi regge le sorti d-el Partito: groltes,cÒ fantoccio, imbottito di ràtse ideologi-e e di tutte I-e·scorie di una dottrina. com4Jletamente s,uipe– rata. Il soci,alis1mo,che ha un affiato-perenne di vita, non dev,e irriigidi,rsi su un simile letto di· Procuste! Tanto varreiohe coru:lan.narlo all,a steirilità perp,etua, non ostante alcuni sucoossi puramente esteriori, dai quali, in de-fìnitiva, non scaturisce ~l,cu,n valore umano o soci-aie .•.· 10 ge11nctlo. ETTORE MARCHIOLI. Abbiamo pubblicato volontieri lo scritto di Et– tore Marchioli, pur dissentendo da esso profon– damente.· Tanto più volontieri quanto più ne dissentivamo. Per un omaggio alla libera discus– sione, che in questo momento ci sembra più. che mai necessario; ma ed anche- per altro motivo, più sostanziale. E cioè che, per essere lo scritto agile, vibrante, luminoso, tantopiù vivide ne traspaiono le - secondo noi - debolezze logiche del contenuto. Che. la guerra ci debba affliggere - come il _terre– moto - è umano e vi ci rassegniamo, ben.chè so– cialisti. Ma che essa ci debba affliggere come socia– listi, mentre essa è essenzialmente il terremoto della compagine borghese, la bancarotta criminosa del capitalismo, la prova provata della incompa– tibilità di quest'ultimo coi progressi della civiltà, la cresima la più tristemente eloquente e forse definitiva di tutto ciò che il socialismo ha annun– ziato ed annunzia - ecco quaicosa di più difficile a concepire e ad ammettere. Affliggerci noi, come socialisti, perchè il socia– lismo - o, a meglio dire, perchè l'organizzazione politica del proletariato - non ha ancora rag– giunto (e chi mai l'aveva sognato ·o promesso?!) la saldezza e l'unità nazionale e internazionale sufficienti a evitare il disastro o a influire su di esso notevolmente; gli è come se i professori e gli allievi del Politecnico si desolassero, come tecnici, perchè il terremoto ha abbattute le vec– chie case di Avezzano e di Sora - con una diffe– renza, per altro, tutta a nostro vantaggio: che nel terremoto molto è ancora di misterioso e molto rimarrà forse di inespugnabile, malgrado i 8-jbtiotecaGino Bianco ! pm saggi accorgimenti della statica; mentre la guerra è un fatto umano, tutto sopra terra, in connessione necessaria co:ç.antagonismi economiqi . ben conosciuti - quelli . stessi, -in monte,. che il socialismo tende a eliminare. Lo potrà? ·. Ma all01'a, se si dubita di questo - e ogni dubbio è per noi rispettabile - allora non pro– vengono dalla guerra, tanto meno da questa guerra., le cagioni di delusione e di inquietudine; esse provengono dalla poca fede che si ha nel socialismo, poca fede che preesisteva alla guerra. Oppure -- è il contrario eri è la stessa cosa - provengono da .... una fede eccessiva. Certo. se noi pensa,mmo che il socialismo sia dotato di un potere così taumaturgico da agire profondamente sui grandi fatti umani prima an– cora di essere, esso, tradotto, almeno parzialmente, in realtà; se pensammo che l'aver cominciato a rivelare alle classi proletarie la lotta di classe che le opprime, e alla quale debbono reagire, equivalga ,ad averle armate di tutto punto - .di. coscienza e di potere ,effettivo - e in tutti i paesi, del mondo,. per resistere ai cicloni più violenti del capitalismo (diciamo ai cicloni più violenti, perchè dove, come ad esempio in Italia, l'aderire. o meno alla guerra dipende da volontà malcerte ed in quasi equi li brio, ivi .la pressione socia\ ista e pro– letaria ben può essere decisiva); se, per avere a'ffermato il socialismo e i suoi orizzonti pieni di promesse, noi anrlammo convinti di aver già abo– lito con ciò le questioni nazionali, intern.azionali, e perfino intercontinentali e interastrali, e, in una certa misura,. la necessità degli eserciti e della violenza organizzata nel mondo; se noi ci illu– demmo a tal segno, la delusione dovette essere amara. Ma, di grazia, chi si illuse a tal segno? ... Sì, qualcuno, forse: fra quei semplicisti r:iella rivoluzione sociale, che non sanno. vivere sul ter– reno del relativo, dell'attuale, del graduale, e quando hanno concepito un " meglio » futuro, che è negazione del presente, lo dànno già per attuato. Perchè le patrie non sono ancora la fra– tellanza universale, diventano herveisti; perchè il socialismo sopprimerà l'antagonismo e la esi– stenza delle classi, neg·ano già oggi ogni colla– borazione fr.a proletariato e borghesia (nella po– litica, s'intende, che li riguarda indirettamente; non nella loro propria vita!); e ponendosi fuori del reale rinunciano,. perchè ultrarivoluzionari, nonchè. a rivoluzionarlo, a correggerlo. Ora contro questa concezione e tattica infantile è sorto appunto ciò che si chiamò il riformismo , (poi degenerarono il nome e la cosa) ossia l'in: tellige:rizà e lo spirito pratico applicati al socia– lismo e alla lotta di classe. Ma ecco che proprio lVIarchioli -- non ultrarivoluzionario di certo - riabilita, senza volerlo, la scuola avversaria. Oh! eterna verità del principio che gli estremi si toccano! Sorvoliamo ad altre parti della scritto di Et– tore lVIarchioli: tutte in sostanza dominate dal medesimo errore od equivoco. E veniamo alla fine. , Il Marchi oli è certissimo - beato lui! - che l'Italia, colle prime mammolette, interverrà nella guerra; la battaglia dei neutralisti è battaglia perduta. La sua certezza è così certa, ch,e nè po– lemizza nè s'indugia a dimostrare; Il).a pensa -– qui è il meglio - che il sub. convincimento deve anche essere il nostro. La prova la desume da un certo ordine del giorno, al quale noi pure ade– rimmo, che ammetteva la difesa delle·" condizioni di vita e di sviluppo,, delle nazioni. Dunque ... - Dunque, una maledetta, amico carissimo! Dunque, per concludere che in concreto quella
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