Critica Sociale - Anno XXV - n. 2 - 16-31 gennaio 1915

22 CRITICA SOCIALE la tutela di vilali i.I).teressi nazionali. Ma, omaii, io non esito a proclamare utopistiche tutte q,ues~ belle aspirazi-0ni. La ipace futura non aipp,roderà affatto al disarmo, e non sarà una •pace eterna. AJ!lco,ra per seicoli ,pareoohi sarà immanente la mina,ccia di nuovi grandiosi conflitti, sì fra gli Stati d'Eu~opa che fr_a q,uelli degli altri Continenti, pel domm10 del Paci– fico, per fa conquista deHe Colonie, per alla.rgar,e le sfere d'influenza, ecc., ecc. Il c.aipitalismo, come, ama– ramente comslala•va di questi giorni il Vorwiirts, ha ancora la •possibilità di lm:ghi impensat.i sviliupp,i, nelle pieg,he a-e•i quali si celano i fermenti di a.Jtre gueirre, e, francamente, dopo che la seconda Inter– na.z.ionale si è mostrala nel m-0-00più assoluto inca– pace di opiporre la ben che minima r-esistenz,;i. allo scop,pio dell,e ostili,tà, non CI'edo ohe la terza (quella buona!) sarà adatta alla bisogna. Nei limiti del pre– vedi.bile, ,e senza cural'mi di quelJ.o ohe ,potrà a,ocade,r,e tra mille anni, non scol'go ora alcun e.J.e,mento che mi faccia ritenere come fonda.la cotesta speranza. Non vedo affatto come potrà ,e.(f.ettuarsi la simulta– neità dell'azione, e, senza i'effettuarsi di questa con– dizione imprescindibile, tutti i tentativi sono desti– nlti- a rimane,re ste•rili, o pazz.e-sohi, o criminosi. Ah, non è {laivveJ"oa.J.I.egro ·il ci.J:'colo,vizioso in oui si di1:batte questa -pov,ere e toI'IDentat.a umanità! Non si può disarmare p·erohè ,c'è il periooJ,o, d,eJla guerra,, e o'è il ,pericolo della ,guerra perchè non si disarma! Ma ohe farci!? ... Do1bbiamo ,prend,er-cela col buon vec-. chio Dio di Gwghe•lmone? Per me, ri,p,eto, ogni beiato ottimismo è finito a questo proposito. Sarò. f.orse un discendente di Gherardo -0e.Jle No-tti; ma, ool p,ensa– tore. mod,erno ohe ammiro sovra gli altri, E. Kant, credo ci sia nell'uomo una << catti,veria radicale >J (radikale Base in der menschlichen Natur), una « so– oi•evolezz.a insocievole», le q,ual,i •gli impediscono di costituire uma società oon,f.orl!Il 1 e a ragione. L'abbiamo nobilitato trop,po ).1 « goriHa lubri,co e· affamato» ohe papol-a il, gl-oibo sublunare! Non· per nulla il gran{ie poeta di-ceva ohe << fame è amore» sono i d,u,~poli delLa:nostra esist,enza. Tutta la nostra << raigione » - pallida fiammella ohe si è accesa fTa dolori e lo,tte i,nenarrabili - non deriva forse che dall'a,ppetito e dall'istinto se-ssuale. A111coratrop·po noi aderiamo, oonsoiamente o no·, alla fi!.oso,fiadel razionailismo in– tegrale o deU'« iJ.l,uminismo ». Sgraziatamente, sono inveoo i lati emotivi, serntimentali, ,passionali, fanta– sti'ci, quelli che ten:gono i.I predominio nella psi,che umana,. Che lali lati sentime.ntali ahbiano una grande im– portanza, lo si vede·, tra l'altro, nella questione della nazionalità. Molli socialisti cr.edono di s:barazza,rsi J.egge,rmiente di tale problema spinoso, dioendo cihe esso si I'iduce, in fondo, a una questi~e di senti– mento. Non si a-ccor.gon.oche, in questa maniera, ven– gono a d,are u,na del.Je basi più solide al princi,pfo stesso di nazionalità. Ap,punto perohè, oltre e sopra i fattori ,geografioi,, antropolo,gi,ci, etnici, etici, econo– mici, culturali, lin.guistici, religiosi, ecc., c'è il fa:t– tore sentimenlale, ohe fonde e cementa tutti gJ.i altri; appunto perciò no-i dobbiamo ritenere che la nazione si:a una realtà viva ,ed operante, anche se non è -ma– terialmente tangi,bile. Pu,r ,non aooettan-00 affatto i postula,ti dogmatici del nazionalismo, che in pratica si riduoè a un ,gretto e borioso egoism:o nazi-0nale con ins·ane tendenze imperialistiche, non si può negare de jure e de facto l'esi.slenza di una coscienza e di un sentimento nnzionati, i quali, nel.la loro eslrinsecazio- Biblioteca Gino Bianco ne,, non mirano •per nulla a.Jl'assorbiment-0, bensì al– l'e,qu.ilihrio d~l-le nazionalità. Quando il sent.imento ,patrio sia oontenuto in questi limiti e si concreti in aspiJ"a:zioni di legittimo sviluppo o ne-I desi-0erio di concorrere, magairi ooUe armi, al ristabiliment-0 del diritto, esso ha titoli nobilissimi di es•istenza e eon– trihuisoe, a creare 1m'umanità più alta e, meno ba·r– bara. È ,per questo che il ,p1·ooessu di ìntemaziona.Jina– zione deve andar congiu,nto a quello di individualiz– za,zi,on,e nazionale, e -l'inteTnazionalismo astr.atto es-– se,re sostituito da quello concreto. È ·per ciò che Fe~ de:ri-00Engels riteneva necessarie le affermazioni com– ·plete e a:utonome delle nazionalità come condizioni preliminar( di sviluppo cap,italistico e sooialistico. Che signi.fica ciò? Questo si-gni,fìoo che la nazione (la quale in certi momenti di crisi non pu,ò sussistere se•n12.auna ~ione vio,lenta di diifesa-offosa e offesa- , difesa) è una fa,se insap1pr.imibile nell',evo.Juzio-ne so– cial,e, e che, a.c:canto alle lotte e agli antagonismi, vi •sono p,ure coincidenze di i,n,teressi supr,emi, intorn<> ai quali vengiono a rag,grUJppm 1 si le varie olai;.si e i vari grup1p.i. Noi stiamo a1)punto attrav,ers.:indo uno di· tali momenti decisivi·. Opporre a-strattamente la lotta dì clas,s,e, così com{>· è comunemente intesa, non è più possibile; dopo .la ,esperienza della catastrofe euro,pea, c:he, come giust,a– •mente scriiv,eva il Vorwiirts del primo• g,ennaio, è una gue,rra di poipol:i ,e n-0n di Stati o di Go,v.eTni,anche J.e formole tradizionali hanno perduto molto del loro contenuto e devono -esser-e .arrioohite di nuo,·ì el,e– meinti. Altrimenti si corre il rioohio di ri,emipire le leigig~ndarie bo,tti de!J.e Dana-idi e di ri.dune il so– _ciali.smo a un semp,lice movime,nto e-1ettorale. Non culliamoci in sogni rosei: il ciclo d·eUe,ori•si nazionali è :tutt'altro che chiuso. Ancora p,er un temipo indefi– nito, il ritmo della stori·a, .più c,h,e d:all'idillio, sair:'t segnato da:lla tragedia. Quanto 3!1.Ja tragedia oui assistiamo, dopo tutte l,e. polemfohe a'V•vernute qui e altrove, i,o rimango più che ma.i conivinto della nece,ssità dell'interv,ento dell'Italia a fianoo dell1nte·sa. So di incedere per ignes e non voglio insistere· sq cose già dette da me e da altri. La giuerJ"a·non soltaQt-0 si impone per ragioni poli– tiiohe, stori.CJhe, naziona·li, s•entimen.tali, ecc.; non sr impone so.Jo p,er abbreviare la durata del·· conflitto, evitare un pe,rioo.Jo,so ,isolamento, integrare il ,confinf' orientale, sCJhia~cia-rela testa al militarismo prussia– no, metterci al 'rip,aro dalle medita.te vendette d,ei no- . ,s·tri ex-01leati, ven-0icar-e popo.Ji civili martiri·zzati e bruta,liq,zati d•all'o-rd,::i t,eutonica: la guer:ra è o•rmai inevitaibi.le, . Senza ess,ere dota-ti di particolaTe chiarove-gg,enz:i, da molti segni ri'Velafori, e specialme-nte clalJ'azi'oue del Gove'l'Ilo nella penisola :balcanica, di conoerto evi– den,temente coJ.le Poten.z.e dell'Intesa, è facile scorg-ere ohe la neutra.Jità sta agonfazan-00. Nel.Je s.f.e,reuffioiali l'intervento deve ess,ere giù stato, deliberato in maR– sima. Probabilmente i primi soli di primavera a.o~en– de,ranno la mi-ccia. Certo, l'It.11lia non rimarrà ìneirte anoora peir molto tempo. I ne-utrali,sti ad oltranza combattono ornai una baUa,gli.a perduta. Con tale valutazione degl,i eventi, il polemizzare di– venta per mio oonto · una cosa sùperfl,uia. Forml\110 sofo un awgillJl'io: che su oerla stampa sooialista non ~r.peggino ,più folli min'<lcce di sabotaggio militare, di sciopero generale .ed anal-0ghe proposte da i,rre-– spe>nsabil,i,e che ana prop{l•gand.a herveil-tioo, non re-

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