Critica Sociale - Anno XXV - n. 2 - 16-31 gennaio 1915

20 CRITICA SOCIALE momento e la necessità di cotesta maggiore af– fermazione di forza per l'Italia non sorgeranno. Un complesso di sintomi, induzioni, diffidenze anche, ci fanno carezzare questa spe!anza .. ~a escludere in modo assoluto la contraria poss1b1- lità non potremmo che a patto, non già di igno– rare, ma di ignorm· cl'igno1·are. Vi hanno infatti due gradi di asinità di fronte allo scibile: non saper risolvere i problemi, e non sospettarli. Noi ci contentiamo volontieri .... del primo grado! Soggiungiamo: che, se, per evento di magia - che non potrebb'essere altro - ci trovassimo in possesso cli tutti gli elementi capaci di darci la certezza del non intervento, ci guarderemmò bene da pronunciarci in quel senso, dacchè è chiaro a tutti, senza essere altrettanti Richelieux, che neu– tralità proclamata certa e irrevocabile è neutra– lità svalutata, e. la qiiale mocli(ìca con ciò quei coefficienti, la cognizione clei quali pote·va inge– ne1·a1'1'iela certezza. Questa meccanica politica è afferrabile anche da un bambino. In un caso solo: quando non si avesse la me– noma forza militare -- la qual cosa al postutto presenterebbe vantaggi non indifferenti; ma di ciò discorreremo altra volta - l'astensione asso– luta e irrevocabile si potrebbe impunemente pro– clamare. Soltanto, il farlo susciterebbe le risate. E infine: ammettere una generica possibilità di intervento non implic/1, affatto consentire a prio1·i un qualsiasi intervento - al contrario, si– gnifica riservarsi il diritto, che il negatore di ogni intervento ha perduto, di distinguere e di censu– rare. Il che poco influirà sugli eventi immediati; ma moltissimo sulle responsabilità e sull'avvenire dei partiti. * ** Ma in compenso di questo, che è indecisione universale (la sola differenza sta nel confessarla e rendersene conto, oppur no), altre cose vi hanno, sulle quali siamo decisi, decisi, dòcisi.. .. Così professiamo l'opinione, molto saldamente, che sia debito dei socialisti d'ogni paese - di fronte alle nefandezze e alle conseguenze di una conflagrazione come questa - difendere fino al possibile la neutralità. Se alcuni partiti socialisti furono travolti dalla suggestione bellicosa, stiano saldi gli altri: sarà un pegno del più pronto ri– farsi dell'Internazionale, che· la guerra ha d'eva– stata e dispersa. La guerra essendo essenzialmente il prodotto di antagonismi capitalistici e generando di regola effetti contrari all'evoluzione democra– tica, la propaganda astensionista ha infinite pro - babilità di essere più socialista della propaganda contraria. Posson darsi casi• di eccezione: ma al– lora è agli asserenti che spetta la prova del fatto normalmente inverosimile. Se i nostri neutralisti scambio di far appello, il più sovente a senti~ mentalismi fatui e bambineschi o a f~rmule ste– reotipe, affatto inadeguate alla tragica e impre– vista complessità degli avvenimenti, avessero sfi– Llato gli interventisti a precisare e concretare le ragioni e i fini e i limiti e i modi dell'invocato intervento, e a dimostrare come i vantaggi pre– imm1b1h ne compensassero i danni evidenti e cer– tissimi - essi avrebbero tratto dal dibattito ben maggior risultato. Secondo dogma. Que' che si trincerano nella astensione assoluta, ~o fann? i~ generale - i più lo confessano - per timore d1 scivolare altrimenti nell'interventismo. Negli anfratti del ~eale si sen~ tono già battuti. Sono cioè degli interventisti che non lo confessano. Il " neutralista relativo che accetta l'intervento dell'Italia nel solo c;~o di , dimostrata necessità per la difesa o propria (del BiblioteèaGino Bianco territorio e del respiro) od altrui (se davvero po– tesse far cessare le stragi e restituire indipen– denza ai popoli oppressi senza porre a r.epentaglio la propria); quegli trae titolo da ciò a ricusarlo per tutti gli altri casi - i casi del mi-litarismo e del nazionalismo. Egli è dunque il solo neut?·alista se1•io ed e/ticace. Altra nostra convinzione. decisa: non si avvan– taggia la neutralità dal punto di vista socialista, spendendo a sua difesa argomenti antisocialisti. Il torto di una parte del Partito socialista ita– liano, nel dibattito di cui ci occupiamo, questo fu appunto: di aver tutto accettato - da sinda– calisti, da anarchici, da anti-idealisti ventrajoli - che paresse suffulcere la tesi neutralista. Quando si sostiene la neutralità col riflesso che la guerra crea troppe vittime - quasichè non sia dimostra– bile che, in dati casi, un intervento può rispar– miarne n. centinaia di migliaia nel presente e nel– l'avvenire - ; quando si arriva al vero e proprio herveismo (arcirinnegato da Hervé), affermando che patria e nazionalità e indipendenza sono in– teressi borghesi (mentre sono, a mille doppi di più, interessi del proletariato e dell'avvenire pro– letario) - ; peg-gio ancora, quando si arri va al I a temerità •- affatto retorica, s'intende, ma perciò più volgarmente demagogica - di lasciar balenare il possibile " sabotage " di una eventuale milita– rizzazione - ossia la guerra civile aggiunta alla guerra internazionale e una disfatta provocata e cumulata sull'altra - ; quando non si ha il co– raggio di ripudiare recisamente armi e argomenti siffatti: si squalifica e si indebolisce la migliore delle tesi; perchè quanti conservano il pudore della propria rispettabilità socialista sono spinti - se una grande serenità e un saldo spirito cri– tico non li trattenga. a mezza via - a passare, per reazione g·enerosa, sull'opposta riva. E allorquando a cotali argomenti s'è concessa franchigia, la conseguenza è fatale: bisogna non soltanto tollerarli, ma erigerli a dogmi, vietando ci scomunicando la discussione. Di qui la violenza intollerante delle assemblee, confessata, esaltata come un vanto, con spirito perfettamente catto– lico e militarista. Certo, a questo modo, si fa presto brigata numerosa; tutte le rozzezze, le incoscienze, , gli oscuri rancori della folla .vengono a voi; voi ne diventate lo schiavo. Ma è lo spirito socialista, è l'educazione so_cialista, è la verità e sincerità che sono la superiore nobiltà del socialismo - è insomma il socialismo stesso che si offende e che si tradisce. Ed è anche la causa neutralista; che pover'a noi se troppe altre forze non l'avessero sorretta e non la sorreggessero ancora .... contro la propa– ganda neutralista di tanti dei nostri ! Contro questo minacciato tralignamento è l'ora . di iniziare una doverosa reazione. Ma questa - ciò osserviamo a que' giovani amici, dei quali col disgusto è anche più viva l'impazienza - non deve in alcun modo imitare l'azione che intende a com– battere. Se tale azione è caotica, violenta, vol– garmente sentimentale, la reazione dev'es~ere pre– cisa, tollerante, nobilmente critica e intellettuale. Quindi, anche, nessuna confusione cogli ele– menti ipterventisti, che cercano - è umano - di accostarsi al neutralismo ragionevole, per tro– varvi una legittimazione. Contro l'una e contro l'altra offesa al neutra– lismo e al socialismo! Su questo si può, quindi . si deve, essere nettamente ~ decisi •· Fn,IPPO TURATI.

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