Critica Sociale - Anno XXV - n. 1 - 1-15 gennaio 1915

CRITICA SOCIALE 9 che quell'iatituto, che si presentava dinanzi al mondo quale rappreseutante dell'idea di Cristo, divietava al popolo di stu,liarne la dottrina, perchè nella reaHà esso voleva attuarne la più violenta contraddizione. Era il lusso sfondato in luogo della povertà, la tiran– nide spirituale in luogo della libertà, il cnlto della forma io luogo dello spirito, ecc. Ora tutto ciò può apparire spiritoso a Ugo Ojetti. L'Italia, il Papato, riuscivano a attuare la più colos– sale far.a e turlupinatura che mai sia stata giuocata al mondo. E per ciò solo l'Italia assurgeva al primato nei mondo. Ma a par!·e che non è poi detto che Pul• cinella possa mai e:-1sere 11n grande sovrano - anche se è spiritoso - bisogna notare che l'Italia era anche essa zimbello rli questa turlnpinatun.. E anche è da sapere, che quando i popoli fluiscono per accoigerai cli essere ingannati, traggono sanguinose vendette dell'in– ganno. La Riforma fo appunto la reazione contro l'inganno esercitato dal Pepato del Rinascimento che si atteg– giava a personificatore del Cristianesimo, mentre •i era del tutto paganizzato, e obbligò il Papato a ces– sare dall'inganno. È vero che lo splendore artistico ne andò cli mezzo: ma la verità vi guadagnò qualche cosa. Questa avversione del Papato - della Latinità - conti-o la Riforma che essenzialmente è sempre ancora impersonata nello spirito della cultura germanica - non fu mai spenta. E essa rivive in questa guerra. Ciò parrà strano agli osservatori superficiali, che guardano ai clericali simpatizzanti per l'Austria. Ma il Papato nou va per qnesta via. Molti sintomi ci mostrano già che Papa Benedetto si volge di ·nuovo con rinascente speranza verso la Francia, che sta ri– prendendo atteggiamento da figlia primogenita della Chiesa. È la Francia di Giovanna d'Arco che •ta ri– nasceuclo nella guerra contro la Germauia. Il Papa è troppo furbo per non capire che la vittoria della Ger– mauia, se anche salverà FAustria, la porrà sempre in una condizione d'inferiorità e vassallaggio. Comunque le cose finiscano, è certo che l1Austria ne uscirà ancora diminuita come potenza destinata a rAggere le direttive della politica d'Europa. È vero che nella Triplice Intesa ginoca ona parte importante l'Inghilterra protestante. Ma essa non è più certamente l'Inghilterra di Cromwell. E il senti– mento della ostilità contro la Babilonia papale non ha più sede a Londra, dove tutto è subordinato, nelle sfere governKtive, al terrore di una secessione irlan– dese. E l'Irlanda è papista prima che cattolica; e anti– italiana. Cbi ha vissuto, come lo scrivente, negli Stati Uoiti, :-:iaper esperienza che sorta di influenza giuo– cano colà i quattro milioni di Irlandesi immigrati, e che sementa di odio vi spargono contro i nostri ita– liani, usurpatori di Roma al Pontefice. La preoccupazione irlandese indusse il partito libe– rale a prosternarsi al Papato, privando l'Inghilterra clel suo vanto di essere la rappresentante della lotta per la libertà del pensiero nel mondo. Ora anche là si fanno mille restrizioni. La preoccupazione tedesca la gettò nelle braccia della Russia. Chi era abituato a guardare ad essa come alla custode di una ~elativa rettitudine interna1.iooale non si sarel>he atteso mai di vederla accodarsi alla Russia nella infernale sua politica di oppressione e cli · inganno della Persia. Noi eravamo ahituati a sentire sempre partire cla Londra una parola di incoraggia- mento per gli oppressi e cli severa rnmpogna agli op– pressori. Ci rivolgemmo al ministro inglese - come del resto al francese - perchè obbligasse Pietroburgo a togliere il barbaro divieto di ingresso nella Russia agli ebrei inglesi e francesi. E avemmo la mortifica– zione di vedere che l'Inghilterra si ricusò di tutelare il diritto dei suoi cittadini ebrei a entrare in Russia, per non dispiacere allo Czar. Anche il ministro fran– cese ricorse a distinzioni lojolesche, per ammettere che si tratta di punti rli vista insindacabili. E fu soltanto l'America che ebbe il coraggio di tu ,èi.re i sùoi citta– dini stracciando il trattato di commercio con Nicola imperatore. Di questi giorni cose orrende commettono gli .assas– sini gallonati della Russia in Galizia. E mentre la stampa sussidiata da Parigi e da Londra ha l'incarico di esagerare le crudeltà tedesche nel Belgio, essa. ha il bavaglio per ciò che riflette i cosacchi di' Nicola Nico– lajevitch. Io ricevo giornali ebrei che riferiscono di crudeltà non mai prima vedute. Riferirò un solo episodio. Siamo alla fine di set– tembre, in una città che è designata (come è uso ora per prudenze militari) Oh... in Galizia .. Uno dei soliti polacchi antisemiti sparge del rumore, che un ebreo sparò su un uffiziale russo. Il Comando militare sceglie 25 notabili ebrei rla impiccare. Alla fine, si decidono a graziare, dietro versamento di 25.000 corone. La pic– cola comnnità - dalla qnale i bene.-itanti erano fuggiti - riesce a raccoglierne 1000. Allora il Comando mili– tare propone la grazia, al patto che si consegnino agli uffiziali tre ragazze ebree, da stuprare. (Le donne erano tenute tutte nascoste). I 25 infelici - padri o fratelli - dichiarano di essere pronti alla forca. Ma intanto i cm~acchi avevano scoperto il na~condiglio. Tre fra le più belle fanciulle furono date in preda a quei miserabili. Ma, dopo lo scempio, le tre infelici farrniulle si uccisero 1 Ora, voi della Cr·itica, dite forte al popolo italiano quello che è nel vostro ·animo come nel mio. Se la Francia fos,e ancora quella dell'89 - se l'Inghilterra avesse ancora conservato le sue tradizioni dell'antica onestà internazionale - e se per contro l'Austria fosse ancora quella delle stragi di Belfiore - allora non si dovrebbe esitare a gridare al popolo d'Italia: " È tuo dovere d'impugnare l'armi per la difesa del buon di– ritto! " Ma ora le situazioni sono mutate. Bene o male, la Germania e l'Austria hanno il suffragio universale da più antico tempo che l'Italia. Ed è impresa ridicola voler andare a imporre coi cannoni, a popoli che hanno l'arma del suff'ragio 1 il modo di liberarsi dal militari:;mo. E sovratutto è infame additarci tali nobili maestri, come i cosacchi di Nicola Nicolajevitch. E par strano che il vecchio Frnncesco Giuseppe sia chiamato l'im– piccatore, per i delitti del passato, da quei medesimi che tributano ogni reverenza a Nicola di Ru~sia, che ha re~ponsabilità e iniziative sue proprie eccitatrici e ina• cerbitrici delle crudeltà dei suoi ministri! Io tale stato di cose è imposto al popolo d'Italia un riserbo di spettatore attristato, che non deve anelare . acl altro che a portare una parola di componimento, appena l'opportunità delle stanchezze lo consenta. Ogni altro atteggiamento sarebbe o grottesco o paz– zesco .... RAFFAELE ÙTTOLENGHI.

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