Critica Sociale - XXIV - n. 24 - 16-31 dicembre 1914
376 èRÌTICA SOCiAtE espresso tutto lo spirito che ha condotto la Ger– mania alla guerra del 1914: bene questa è detta la guerra di Nietzche: certo, il Dio cui si rivolge l'Attila moderno, e nel cui nome egli fa demolire le cattedrali gotiche, le biblioteche e le Univer– sità, assomiglia più al barbaro Odino teutonico, che a Javeh, al Dio di Gesù od all'ellenico Zeus. Non mette conto discutere qui se la mansuetudine escluda il valore, se la povertà in ispirito, l'umiltà di chi si sente povero di fronte all'infinita realtà, se l'amore della pace nella giustizia escludano la magnanimità, la dignità, l'eroismo. Socrate, Gesù, Mazzini, Garibaldi, Washington e mille e mille anime eroiche rispondono col fatto al sonante contrasto retorico. Quel che qui importa consta– tare si è che il contrasto nietzchiano è entrato nel sangue della Germania moderna, ed è l'anima del conflitto titanico che romba d'intorno a noi: si è che esso esprime un'o stato d'animo, che ha tutta l'intensità d'una ossessione religiosa ed è, anzi, una vera e propria religione. Alla lnce della storia germanica quale ci è presentata dal Treits– chke •la· Giudea ·e la Galilea strinsero in cattività, Roma ed Atene nella loro decrepitezza e col braccio d'i Roma colpirono la Germania nello splendore eroico della sna giovinezza, nel quinto secolo del– l'era volgare. La Germania conquistò Roma, ma abbagliata dal nome di Roma ne adottò la reli– gione e la cultura, e cercò viverle ed assimilar– sele portatavi dal suo proprio genio spirituale. Ma questo trascendeva la veste così adottata e, presto o tardi, per esser fedele a se stessa, doveva lacerarla. · · Il secolo XVII segnò la ribellione contro Roma; il secolo XVIII minò la stessa Galilea; il secolo XIX con Strauss compie l'opera iniziata da Eichhorn; nel ventesimo la Germania, gettato da sè l'ultimo velo di cristianita, riafferma il proprio genio crea– tore nella religione, nell'arte e nel pensiero; Kant è per essa timido e vecchio; Hegel pedantesca– mente s'attarda a trovar l'Assoluto nel Cristiane– simo; lo stesso Strauss, pur rigettando la dogma– tica, mantiene l'etica cristiana; solo Nietzche ba il coraggio di far tabula rasa di dodici secoli di cultura straniera e, richiamandosi ad Odino e a Thor, intona il peana della religione del Valore: tale è il significato di Nietzche: è il ritorno del– l'anima tedesca a se medesima,. Heinrich von Treitscbke è di gran lunga l'in– fluenza intellettuale più poderosa che abbia presie– duto alla creazione dell'attual_e spirito imperiali– stico tedesco, sopratutto dello. spirito a.ntibritan– nico. In Germania la sua Deut.,'c/te Gescltichte, che tratta della trasformazione della Confederaziqne germanica nell'Impero Germanico; e che non ar– riva che al 1848, non abbracciando cosi che un periodo di trentadue anni, è diventata un vero vangelo; se, invece di morire a 62, fosse morto a 72 anni, avrebbe potuto al suo lavoro dare per titolo: Le origini della Ge1·11ianiacontempo1·anea, a richiamo del capolavoro del Taine; e forse anche più che al Taine egli rassomiglia al Carlyle, sa1vo che non ne possiede il robusto humoiw. Nato nel 1834 e divenuto professore di storia a Lipsia nel 1859, egli inizia la sua carriera con un: trat– tato sullo Stato in cui l'apologeta della monar– chia preannunzia l'amico di Bismarck e l'esalta– tore degli Hohenzollern: è a un tempo storico accurato e filosofo e poeta penetrante e ha uno stile che conquista e convince; ed è poeta della guerra dopo essere stato soldato e combattente. Forse nessun professore tedesco, nemmeno Fichte, ebbe uditori sì numerosi e intenti come Treitschke; alla sua sala di lettura in Berlino il pubblico af– fluiva, come _forse solo nell'alto Medio Evo affluì BibliotecaGino Bianco per ascoltare Abelardo o s'affollò, nella Rinascenza, intorno a Pico della Mirandola o a Giordano Bruno. · Tema costante: l'interrogazione accurata dell'ani– ma tedesca, de' suoi palpiti, delle sue aspirazioni attraverso i secoli per scoprirne le tendenze pro– fonde ed i destini. Da Carlo Magno agli Ottoni, agli Svevi, su ·su fino a Fe_derico il Grande e a Guglielmo I, ei fa vivere i suoi ascoltatori attra– verso tutte le fasi della storia tedèsca fioo a che la visione della rinnovata unità imperiale germa– nica apre loro orizzonti di grandezza e di gloria di fronte ai quali furono umili i sogni di Carlo Magno e di Federico II, Stupo1· m.undi. • Ora qual'è la natura della politica, quale, se– condo Treitschke, essa si rivela nella storia? " Lo Stato, egli ci dice, è .la realtà più alta nella so– cietà, umana; nella sto;·ia nulla gli sta al disopra,,. Non vi è quindi luogo ad alcun consorzio dì na– zioni, ad alcun diritto internazionale vero e pro– prio. Ciò che realmente esiste è lo Stato nazionale esclusivo, autonomo, bastevole a se stesso; e l'es– senza dello Stato è la forza: Dei· Staat ist Maclil: è la forza collettiv.:a di difesa e di offesa; il più alto dovere dello Stato è la conservazione e la promozione della sua forza; la debolezza è il suo peccato mortale. E la forza dello Stato è il su– premo valore perchè lo Stato è il veicolo della cultura. Un corollario negati,vo di questa :filosofia si è che essa rifiuta ogni valore stabile agli accordi internazionali; il. corollari.o positivo si è la glori– ficazione della guerra. Ogni trattato o promessa, da parte di uno Stato, sottintende sempre la clau– sola 1·ebus sic stantibus; uno Stàto non può mai impegnare il proprio avvenire di fronte ad altri Stati; gli impegni con altri Stati sono solo auto– limitazioni della propri:a sovranità,, che durano fino a che sono vantaggiose. Ogni nazione svi– luppa il suo proprio concetto del diritto e non v'è unità di misura comune con cui dire quale tra le nazioni ha diritto o torto in una data que– stione. Tra vari Stati, le cui nozioni del diritto sono discordi, unico giudice. è la forza, cioè la somma di scienza, di disciplina, di energie, che ogni Stato può mettere in campo per so~tenere il suo tipo di cultura. La guerra è quindi la fun– zione politica per eccellenza, è la facitrice delle nazioni, la medicina del mondo, la matrice .del– l'eroismo .... Essa è necessaria perchè lo S.tato non si corrompa, perchè l'individualismo delle forze centrifughe non prevalga sulle centripete; di qui il carattere igie,nico e la giustificazione delle guerre offensive: la potenza dello Stato è collegata all'au– mento della popol11,ziqne ~·all'impossibilità ·.della emigrazione; quindi implica la conquista territo– riale e la colonizzazione, epperciò non solo grandi eserciti, ma anche grandi flotte. Di qui l'ossessione antibritannica perenne del Treitschk~: la Germa– nia, per esser tutto ciò che è nel suo genio di essere, dev'essere regina dei mari : Weltmacht ode1· Niedei·gang. F. von Bernhardi è il discepolo del Treitschke, che traduce la filosofia storica di costui in pre– cetti strategici, nelle sue due opere La Germa1iia e la prossiina gue1·1·a (1910) e J,a r;1.1,en·a rnode1·na (quest'ultima di carattere più tecnico). La prima di queste due opere è una specie di darwinismo eretto a dignità di :filosofia politica, giustificante i gia esposti principi politici del Treitschke. En– trambe poi sono di palpitante attualità, perchè è in gran parte conformemente ad esse che la guerra del 1914 si è iniziata. In esse troviamo esplicita– mente sviluppati gli argomenti per la violazione della neutralità belga; per es. vi si dice che, con– formemente alla clausola 1·ebus sic stantibus, sot-
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