Critica Sociale - XXIV - n. 23 - 1-15 dicembre 1914

364 CRITICASOCIALE Milano delinearsi la resistenza, concretata poi nella costituzione di una Società Editrice per un grande quotidiano nazionalista-siderurgico. Nel mau-crio scorso si ebbe a Milano il Convegno Antiprote~ionista, ove convennero. r8:~presenta~ti di tutti i partiti politici, anche 1 pm estremi e lontani· tanto che vien fatto di pensare alla stra– nez½a del fenomeno per cui, mentre con maggiore asprezza vanno delineandosi le singo~e diffe~en:2'ia– zioni politiche, nella campa~na a~t1pro_t~z1~mst~ si assiste ad una concorde azione d1 part1t1 d1vers1 per la vittoria di un comune principio. S~ranez~~ di evento, che costituisce la documentazione pm eloquente dell'importanza del problema doganale nel momento presente, la necessità imminente di una sua soluzione. Per tutti i partiti, per tutte le lotte, ai fini più di versi dell'ulteriore svolgimento clelle forze politiche del Paese, urge· mutare ab imis la politica commerciale di questo. Fra non molto il problema diventerà problema di Governo e se le nostre classi dirigenti, che dav– vero non brillano per soverchia intelligenza dei fàtti sociali non ne comprenderanno la gravità, esse saranno' costrette dall'azione saliente del Paese a rjsolvere, anche per forza, il quesito. Ed invero mentre il movimento antiprotezionista era finit0 s~mpre in un melanc9nico disinganno per gli sfortunati iniziatori, stavolta trovò_un co_n: senso nuovo ed inatteso, e non solo nei part1t1 poli~ici d'Estrema, ma sopratutto nella cl~sse op~– raia di tutta la Penisola, e .nella borghesia meri– dionale. I successi, a mio credere, più importanti della propaganda antiprotezionista sono dati dalla adesione della Confederazione del Lavoro, della Federazione dei Lavoratori della terra, e dalla adesione alla Lega Antiprot&zionista di vari Enti pubblici del Mezzogiorno d'Italia e di numerose Camere di Commercio. Tutto il segreto e il contenuto della campagna liberista in Italia, è come riassunto in questi con– sensi di granii.e significato politico, i quali dimo– strano che la classe lavoratrice italiana ha saputo assurgere ad una visione precisa e lungimirante dei propri interessi generali di classe, e documen– tarono il nuovo stato di animo del Mezzogiorno d'Italia e la fatalità dell'antagonismo d'interessi fra l'economia agraria del Sud e le promesse della sua economia industriale avvenire, e l'economia privilegiata dei pochi gruppi protetti, in occasione della rinnovazione dei trattati. E' chiaro perciò che dal momento in cui si va verificando questo ant~gonismo fra classe operaia e industrie protette da un lato, fra provincie meridionali e t?·usts dal– l'altro, il problema non è più economico o tecnico, ma divanta un imperioso e grave problema poli– tico. I protezionisti si affannano a limitare la questi.one nell'àmbito di un problema economico, e il Governo cerca di aiutarli in questa abile con– dotta difensiva. Null'altro significa la nomina della Commissione Reale pe1· i Trattati doganali, che già rla un anno opera nel più fitto mistero, se non il tentativo ufficiale di ridurre il pro– blema doganale ad im p1·oblerna tecnico, di stu– diarlo cioè avulso da tutto il complesso della vita economica, sulla base di un preteso costo di pro– duzione, sotto la spede degli interessi degli indu– striali protetti. Fin dal 1851 il Cavour, parlando · a nome del Governo e dal suo stallo di Ministro, dichiarava non solo inutili, ma dannose le Inchieste econo– miche: "Io credo che .... essa (l'Inchiesta) non po– teva avere altro scopo se non quello di far con- BibliotecaGino Bianco stare del costo di produzione delle varie indust~ìe del Paese. Ora io credo che il sistema delle m– chieste non giungerà mai a dare una _idea es~tt~ di queste spese di produzione. Infatti, se voi v~ dirio·ete agli industriali stessi onde avere questi particolari, siccome essi sono quelli che hanno il maggior interesse a non prese1;1tar~ 1~ cose sott~ il loro vero aspetto, correrete rischi? d1 esser trat_ti in errore ,, (1) (leggi: ingannati!). E?, ~ propr10 questo che sta facendo la Real Comm1~s1one, con la differenza che, invece d'essere essa l'mgannata, mira, d'accordo cogli industriali protetti, a trarre in inganno il Paese. . . . Ma il trucco della Comm1ss1one Reale non puo riescire perchè l'agitazione antiprotezionista è sta– volta di natura nettamente politica e muove da interessi e presupposti che sono, e sanno di essere, in contrasto con quelli protetti e su questi vogliono prevalere. Data una siffatta impostazione della lotta, nulla contano per gli antiprotezionisti le considerazioni delle esio-enze delle industrie protette. Che ·queste abbiano~ no bi$ogno della protezione, a noi non importa·nulla. Se non hanno bisogno di protezione, vivranno lo stesso dopo la revisi'one dei 'dazi; se invece la protezione è indispensabile alla. loro esi– stenza, vuol dire che esse scompariranno e sa– ranno sostituite da nuove forme economiche più sane e idonee ad ·un fiorente sviluppo. A tutta l'Italia, tranne una minoranza plutocratica irrile– vante, non preme affatto l'esistenza della side– rurgia, quando questa debba vivere con danno in– calcolabile dell'economia del Paese ed a prezzo di impedire tutta una irradiazione di molteplici atti– vità produttive: meccanica, edilizia, agricoltura, costruzioni navali, armamenti, ecc. Contro la si– derurgia va quindi costituendosi un complesso di interessi antagonistici, decisi ad andare fino alle ultime conseguenze della loro azione: abolire il dazio sul ferro anche se ciò significhi la crisi mor– tale dell'industria siderurgica. Questa situazione è descritta al limite e non si verificherà ,di fatto, perchè in realtà nessuna industria scomparirà per . effetto dell'abolizione dei dazi, ma tutte troveranno il modo di adattarsi alla riforma e di sfruttare i loro capitali d'impianto. L'intransigenza della lott·a antiprotezionista, e . il suo svolgersi su un campo genuinamente poli~ tico d'interessi contrastanti e qualche volta in– conciliabili, son,o resi necessad dalla natura del protezionismo italiano e _,dalla sua strapotenza po– litica e governativa. Infatti, il protezionismo in Italia cos tituisc e il ganglio centrale delle classi dirigenti. P.uò dirsi che esso sia l'unica aristocrazia capitalist ica della nostra Nazione. In un paese come il nostro, che avrebbe infiniti elementi potenziali di produzione, si è formata .questa piccola élite di classe che sfrutta non solo la classe lavoratrice attraverso il meccanismo ordinario del salariato, ma sfrutta anche la stessa borghesia ed è in antagonismo di interessi con l'intero Paese. E' vero che questo fe– nomeno è comune a tutti i sistemi protettori, ma è bene rilevare che esso in Italia si verifica con più speciale intensità, dato il particolare indirizzo che la politica protezionista ha preso. L'affarismo italiano è tut.to assommato nell'affa– rismo protezionista. Ne. deriva che l'economia ita– liana è in uno stato perennemente patologico, anormale, degenerativo e rende malsana l'intera. (1) Camilla Ca1Jour antiprote=ionisla - in opnacoli dell& Voc• - Firenze, libreri& della Voce, 1914, L. 0,20.

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