Critica Sociale - XXIV - n. 23 - 1-15 dicembre 1914

362 ClUTICASOCIALE aveva elevato a potenza europea; una Germania pratica e positiva, ordinata, sistematica e alla quale la necessità della disciplina e dell'ordine era stata duramente appresa dalla costante mi– naccia di potenti Imperi contigui; una Germania che dovev.a se stessa alle proprie armi; una Ger– mania che vinse Lipsia ed ebbe parte nella cata– strofe di ·waterloo. Wagner aveva suggerito la devozione all'arte come rimedio allo sfacelo del Sacro Romano Impero; Bismarck ridiede vita al sogno imperiale col fare di questa seconda Ger– mania il nucleo della Germania mocierna, con l'imporre con la forza a tutta la Germania, prima medif;tnte la guerra contro l'Austria e poi me– diante quella contro la Francia, la disciplina prus– .siana. L'unità tedesca non fu l'opera d'una volontà nazionale autonoma: fu l'opera di Bismarck, di Moltke, di Roon, fu l'espansione di un sistema autocratico e militare; e le Riflessioni e Memorie di Bismarck sono l'opera in cui lo spirito d'un tale sforzo creatore trova la sua più nuda espres– sione. " Le grandi questioni non si risolvono co_i;i discorsi e voti di maggioranza, ma col sangue e col ferro,.,. Queste sue parole del 1862 alla Dieta Prussianà sono una traduzione fedele della riso– lutezza brutale con cui, con o contro il Parla– mento e perfino contro gli scrupoli e le esitazioni del suo Re, egli aderì al suo programma. Mette conto di richiamare all~memo:ria la prima intervista ch'egli ebbe col Re, quando accettò di essere Primo Ministro. Il Re si .proponeva di abdi– Cfl,repiuttosto che concedere la costituzione chiesta dalla Dieta. Bismarck lo persuase tosto a lacerarla., per evitare a qualsiasi costo che si venisse a un Governo parlamentare. Il Re gli ricordò, lievemente obbiettando, il destino di Luigi XVl; Bismarck gli rispose che presto o tardi si deve morire e che meglio valeva· morire come Carlo I Stuart; e così nel 1848 il liberalismo tedesco perì; cosi nel 1848 la Prussia, al suo gran bivio., scelse una via op-, posta a quella per cui s'era messa l'Inghilterra due secoli prima. Era forse, in tal momento, la sola via all'unità nazionale tedesca, e riusci; ma non senza grave seguito di fatali conseguenze. Fu tale auto.crazia che rese possibili le guerre del 1866 e del 1870; fu .dessa che rese possibile, anzi inevitabile, la guerra del 1914, e a ragione _Be bel, secondo la testimonianza di Valenti ne Cb.irol nel 'l'imes, parlò de' suoi compatriotLcome di gente ubbriacata dalla vittoria e che, anche se socialista, non sarebbe stata disillusa. che dalla disfatta mi– litare. Il \'isultato cli quarantaquattr'anni di vita del– l'Impero Germanico è stato assai complesso: an– zitutto la Germania artistica ed intellettuale è stata compietamente pervasa, asservita, utilizzata dalla Germania militare e prµssiana·; Berlino ha conquistato Weimar; la filosofia, l'arte, la reli– gione sono stati trasformati in istrumenti di edu– cazione alla conquista; la scuola non è più che l'atrio della caserma. I bambini incominciano nelle elementari a vedersi far sfilare dinnanzi le éroiche figure dei sucpessori medievali di Au– gusto, da Carlo Magno ai Federichi di Svevia, a sentirsi inculcar la lezione d'una grandezza im– periale tedesca che precedette la grandezza nel mondo dello spirito e della cultura, e la lezione d'una grandezza imperiale avvenire che dev'es– sere la sintesi delle altre due. Indi, nelle scuole secondarie e nelle Università, non si fa che ap– profondire queste memorie e organizzare queste speranze e il modo di tradurle in atto. In secondo luogo, questo quarantennio di vita imperiale germanica 1:'ta consolidato, se così ci possiamo esprimere, l'incapacità germanica ad BibliotecaGino Bianco organizzare i partiti in guisa da rendere possi• bile un Governo parlamentare: il prestigio del metodo prussiano, in concomitanza con la retti– tudine amministrativa delle classi governanti, se non ha ·soppresso la critica politica, certo le ha tolto ogni efficacia pratica sul Governo e l'ha resa pressochè meramente aqcademica, e di con– traccolpo non rimasero al disopra di ogni critica che il metodo e lo spirito militare. . A questo proposito non sarà male diffonderci un pochino sull'eredità lasciata da Bismarck al popolo tedesco. La politica " di sangue e di ferro,,, nella mente del Gran Cancelliere, era stata necessaria a creare l'Impero e l'unità nazionale; e fino a un certo punto sarebbe ingiusto negare che fu una politica di liberazione. Ma, per at– tuarla, Bismarck aveva dato alla Germania una costituzione, in cui ogni tendenza democratica è aspramente disconosciuta o snaturata e in cui la machirte militare è pressochè onnipotente; due caratteristiche che non possono non minarne la stabilità, e che non possono essere tenute in freno c'he da un uomo di Stato di genio. ·L'e Mem.01•ie di Bismarck mostrano ch'egli era di ciò pienamente consapevole, e prima di morire egli vide la cosa pubblica passare in mani meno esperte delle sue e non vide c;iò senza grande apprensione: "Non sòltanto preparazione mili– tare, ma anche correttç1, visione politica sarà ri– chiesta a guidare la nave dello Stato tedesco at– traverso la corrente di coalizioni, cui noi siamo esposti in conseguenza della nostra posizione geografica e della nostra passata istoria.... Nel passato i governanti badarono assai più alla· ca– pacità, che all'obbedienza dei loro consiglieri; se l'obbedienza sola diventa il criterio, occorrerà ri– chiedere al monarca un'abili_tà generale, che neanche Federico il Grande potrebbe possedere .... ,,. In queste parole il vecchio Bismarck mostra di aver eccellentemente diagnostizzato. le tendenze della politica di Guglielmo II: conservare e svi– luppare la. potenza militare; ma perdere la cor– retta visione politica. . In conseguenza di questa sua corretta visione politica, Bismarck mirò sempre a tener divise la Fran.èia e la Russia; la/stess.a 'rriplice Alleanza non gti. parve sufficiente garanzia contr9 l'eventuale loro unirsi, ed .ei la rafforzò. col celebre " trat– tato di assicurazione ,, con la Russia. Il pensiero d'una coalizione francocrussa od altra era per lui ·un vero incubo. " La Germania - scrive egli. nel 1891 - è forse la sola ·Grande Potenza in Europa che non s,i'a tentata;da finalità, che non siano conseguibili se non clòn una· guerra vitto– riosa. Noi dobbiamo far di tutto per impedire la guerra o limitarla,,. E conformemente a questo pensiero, era avverso a ogni politica coloniale, che richiederebbe necessariamente grandi flotte e susciterebbe diffidenze inglesi. llfa, se la sua visione politica era corretta, i suoi metodi politici escludevano ogni criterio etico e s'ispiravano cinicamente alla teoria del fine che giustifica i mezzi: la celebre alterazione del telegramma di Ems non è che la più famosa tra le sue non pulite e non scrupolose gesta di– plomatiche. Ora, col ritiro di Bismarck dalla vita pubblica tedesca, i duci di. questa ritennero di lui la brutale assenza di scrupoli ed òbliarono ; la sagacia politica: una sagacia politica. c}l.e ar.• rivò fino al punto di oppors·i, durante tutta una · carriera politica, alla massima, cara allo stato · maggiore tedesco, che sii), giustificabile in· un uomo di Stato il -provocare una · guerra ch'ei prevede vittoriosa: " Io mi vi sono sempre op– posto, nella convinzione che anche le guerre ' ,I I I

RkJQdWJsaXNoZXIy