Critica Sociale - XXIV - n. 22 - 16-30 novembre 1914
CRITICASOCIALE una guerra lunga, aspra, sanguinosa, pericolosa e sommamente dispendiosa per un paese impoveJ'i,lo come l'Italia, che dalla neutralità ricava invece be– ne,fìzii crescen li. Ma i mi-ei contradidillori, che- la·Ji mie critiche han– no vislo perfettamente, mi dicono ora: Guardale bene che noi, .::1<ppunlo per le ragioni che voi e. ponete, non limri.tiamo afTallo, 1e nostre aspirazion,i all'Istria; le ostendi.amo a-ssai più in giù, a tutta la Dalmazrn, al– meno sino a Zara. E la Dalmazia ci darà, ollrc al predominio sLrrutegico dell'Adriati,co, anche que!lo importantissimo econom,ico s,u ,tuitlo l'inteI'o mon, l'.) balcanico. Orbene, affrettiamoci a risp()lndere: il possesso della Dalmazia non ci farebbe accrescere di un OO'Iltesimo gli scambi-i coi popoli bafoanici; e, se e quando quest: scambii si inte.nsi·fìcheranno, ciò avverrà indipend 0 11- temente affatto dal p-0ssesso della costa da,Jmata. I ruostri rapporti commercia,Ji co·n la Dalmazi·a, i'Al– bani!!l, il Montenegro, la Bosnia-Er:regovina, la Ser– bia, ,la Bulgaria e la Romania sono noti. Chi aves,e vaghezza di eonosoerne i parti-co1ari, può leggeJ"e ,~ù'1 gnand,e· rrofìtto uno studio bl'eve di mole,, ma lutt l succo, di .\!berlo Caroncini (1). Le, gran.ci.i line,e ,J i qu,esti rapporti sono da questo scrittoTe chia,r.amel'l!e ri,ass,unte cosi: « Non è lo s,carmhio diI'etto fra. J.e due spiagge del– l'Adriatico lo schema del -commercio in quel mare, l.>ensì uno scambio circolare can un Hinterland in– dustriale lontano, che è d-a urua parte la Valle del P0, dall'altra quella alta del Danrubio. A queste due re– gioni industriali e ricche consumatrici di primizie e di prodotti alimentari fini, il nos tro M rezzogio,rn) .adr.ial1co dirige- la sua esp-0rtazione· s-e.rn ,pre più spe– cializzata e perfezi-0:pata•; me'lllJ'e da ll'oppo sta sponda trae proda.liti agricoli inferiori, che, servono di com– plemeinto ialle nostre ·produzioni quando son.o deifì– ci,enti (,pe,lcon.sumo, o anche per }'.esportazione., come , i,l p,eoorino, in America e l'olio pel tagl-io); anima,li che s,ervono di ,capiilaJ.e (ca:va!Lied a-si,ni) ad un'agriool– Lu.r.aiper niecessi•tà poco aHev,atrioe; o· di c;onsumo (,buoi e- peeOTe) a chi si con.Lenta di ca.rrne inferiore, come regioni e classi pove,re. E, se- dal l'Italia sru,pe– riore lia sponda orienta-le- dell'Adriatico comp.ra -pro– dotti manufatti, li paga con prodotti g rossolani al- 1.'Ita:liai .tnferiore, la qual-e li r-estituisoe ai, paesi c;en– trali e oocid-entali d'Europa trasf,ormati, o sostituiti d.a prodotti agri·coli fini D. • L'entità del nos,tro commercio speciale con le prin– ci-pali di que.Jle regioni balcani-che è ra-p•presentata: dalle S1eguenti cifre, che si rifer.isoono all'anno ante– cedente alla nostra guerra C-OnJ,a Turchia e all'anno sus,seguenle al nuovo assestamento balcaniico (2). (in zi,-e tlaHaneJ PAESI Importazione In Italia 1910 1918 Romania 82.149.000 100.717.000 Serbia . 17.075.000 6.256.000 Bulgaria 2.497.000 4.033.000 Montenegro 111.000 1.051.000 Esportazione dall'ltafla 1910 1916 15.070.000 14.638.000 2.667.000 1.526.000 4.638.000 6.731.000 1.128.000 1.529.000 L.a laa·ga cifra dell'importazione nos,tra dalla Ro– mania è data dal frumento. La diminuzione delle pro– venienre dalla Serbia dipende dal minor bisogno che ora abbi~mo di. bestiame bovino, dopo la ricosti·tu– zione delle nostre s,t,alle. La soa11sa ent~tà di quei.ti scambi da quàli motivi è determinata? Princi-pa,lmente dai seg-uen,ti: a) dalla povertà dei mercati balcanici; b) dalla e-0ncorre,nza (l) L'JlaHa e la fulllra econo»\la balcan·tca (Roma, 1916). (2) MINISTERO DELLE FINANZE: Ànallsl clel commercio clell'Ilal-la con l'esto,•o nell'anno 1913 (Roma, Bertero, 1914), BibliotecaGino Bianco che ,ai nostri prodotti muovono al,Lre nazioni; c) dalla sit'Uazion,e geogra-fic.a. Esaminiamoli brew~mente: a) La povertà dei mercati balcanici: Malg,mdo che, in potenza, alcuni Stati appaiano atti, ad una vita indus·triale, per ora i BaJc.an,i rappresentano una v,a-stazan-a a tip-0 niettamenle ag-ri,colo, con scarsa po– tenzialità d,i esporta,zione·. Ciò f.a sì ,che non solo le importazioni sinno scarse in prop-0rzione, ma al,tresì che non abbiano un alto val·ore. Il nostro Mezzogi,m·no non vende ai paesi bal,cani<ci la parte• più fine e co– sbosa deHe sue de~·rate agricole, per il moti.va assai se,mplice che esse gli vengono compe-raLe a migliori e-0nidizioni dal Sette.n.Lriornee dall'Europa. oc.cide•n.taJ.e e nordica. L'Itali,a se.ttenLri·ona-le a sua volta vende nei BaJ.ca-ni que,i prod-0tli eh-e meglio vi vengono ac– colti: e. cioè, ad esempio, non sete, ma filati e tes– suti di cotone. No:n si può ammette:re che l'occup•azione- italiana deJla Dalmazi,a m,odi·fìcher,ebbe qu,esto stato di cose; b) La concorrenza estera: I nostri più for.ti com– petitOO'isui mercati del vicino Oriente sano i Tedeschi, gLi AUJstriaai e gli Ingle-si. Gli usi de.Jla cli,enLela, di cu.i gran pa-rte compera con fidi a lunga ·scad,enza, hanno eliminato una parte, delle nostre, case commer– ciali, {I. aarusa de.Ha povera nostra organizzazione ban– cari-a per l'es,t-ero. Dove p•oi questo difetto è s-ta.t-os'Uip 1 erato, k1 slali– stioa ci dirmostira che anche- su quei mercati J,a con– correnza ha portato a,ll'urtifo risul-1:ato di d.ifTerenziare i p.rodoLti, in ognuno dei quiali i s.i,ng.olimeJ'Cali esp-0r– tatori 1;1annorat!'giunLo una relativa superio-11ità. Così noi1·siamo i pi-ù larghi, -espo·rta,to-ridi fìl:ali e Le,s ,su.ti di cotone dei tipi più comruni, e ciò sia i,n rapporto al– l'indiTizzo delfo nostra produzione cotoniera, sia per– chè pr.efe.riamo esporta.ne i ti,pi più ele.tti, i tin-ti e i mer,ce,rizroti sui merca,ti più r.ic' Chi della Turchia e deU'Ame,ri,oa de-I S-ud. Vi'oev,ersa l'In,ghil,lerra v,ende, i.n. c:on,ao,rrenza con •l'Au•s,Lria, -1,e, qualità più fin-i, che -es-sa 'Produce a minor costo di n,oi.. Larghi espoTLa– tori, e con fortunata concor~e,nza, noi sia.mo pure pe-r i tessuti di jula e pei filati di canap.a: tri-onfìamo poi ne.Jla vendita dei cappelli di paglia e loitti,am,o bene con l'Austria i·n quella dei fellri. Questa -speci,ficazione- delle vendite, provoca-la da•lla concoru-enzia, non muterebbe neppure essa oon l'occu– pazion,e del.la ,Dalmazia. Anzi; non muterebbe n,e,p– pu.re ove ruoi·eslJendessimo un.a specie di monopo·lio ecanoon~ sui mercati balcan.ici: troppo scarsa es– &en.dola loro caipaci,tà di asso,rhim.ento in rapporto al total,e, dellia no-stra produzione industriale, pe1rchè quel monopio·lio av,es-se la virtù di ~ras.fo.rrna.re H nostro ind:ir.izzo produttivo; · c) La situazione geografica e il problema dei tra– sp,orti: È questo il cavaillo di battaglia dei nos,tri espansionisti, i quali considerano l'occupazione della Dalmazia come punto d•i partenza per una reite fer– rovia,ria tra,sversale, la quale penetri nei paesi balca– nici e ,ponga ques-ti in di.retta comunicazione con l'Adriatico, evitando che gli s-cambii con l'Italia =– pia,no, come ora accade, un lungo giro per effettuarsi da Sa.l,O'lliccoe da Tries-te. Tutto ciò è piuttosto va_goe .:Uerita di venire pre– cisato, per misuraJ"ne la portata. È indiscUJtibi•l,eche la massima parte della impor– tazione e della esportazione ba,Jronica per l'I,talia (ec, I I ' I ; J ' I I r ' I .
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