Critica Sociale - XXIV - n. 22 - 16-30 novembre 1914
' ' CRITICASOClALE 341 Lici, capogiro nei mediocri, sogghigno negli scet– tici. ~a g-ente semplice, che, volta per volta, si forma dei criteri e si fabbrica dei metri-unità di mis'llra per valutar le questioni, pensava : - I Destri sono per la guerra. I Riformisti di Sinistra saran tiepidamente contl'o la guerra .. Gli Intransigenti saranno fierissimi contro la guerra. I Rivoluzionari saranno arcifierissimi. Mussolini sarà più irreducibile di tutti. . Par.tendo d:al concetto volgare che, nel Socialismo, come nel vino, vi sia una gradazione alcoolica, e che, per definizione, il rivoluzionario sia più so– C!alista det no.n r!voluzionario, quando una situa– zione, una tesi, vien posta e assegnata, come as-' sioma, dalla Direzione del Partito, chi la « sentirà J>, la asserirà, la difenderà, La esal\erà con maggiore fede ed entusiasmo? Natmalmente, il più socialista! Invece ... invece la vita è fatta tutta per cerchi, e chi passa di là da certi segni si trova ad esser · tornato di qua: onde La nota legge degli « estremi che si toccano», e via via. A me, la crisi d'anima (adesso non si usa chia– marle così?) di Benito Mussolini non ha recato nessuno stup_ore, non ha suscitato - salvo alcune d'altronde spiegabili e non disonorevoli reticenze prima, e qualche minùscolo sfogo poi - alcun senso· di disgusto o alcun giudizio di condanna. Ecil è bene distinguere ciò che, in quella crisi, è dovuto al suo personale temp.eramento, e ciò ch'è dovuto aUa dottrina ch'egli segue; e dovrebb'essere, perciò, crisi della sua parte tutta quanta, se la logica dominasse le cose umane, anzichè servirle. Il compagno Mussolini (altra volta ebbimo, qui •occasione di notarlo) è un tipo sopratutto passio– nale; cresciuto in terre vulcaniche, in ambienti dove non pur la tradizione ma l'esempio attuale della vecchia' politica· «d'azione» erano vivissimi. E uomo d'azione appunto egli è, anzitutto: uomo d',azione ad alto potenziale, benchè sia anche, per raro connubio di doti, uomo di elevata attività ce– rebrale e di febbrile coltura. Cfra.tteristico, s~gnip,cantissimo, ~uel suo grido ·cielianima, alla Direzione del Partito convocata a Bologna: - O gettiamoci nena guerra, col nostro consenso; -0 gettiamoci contro la guerra, con la ri– volta! Pro o contro, era tutt'uno per lui : purchè si esca dall'inattività che uccide, purchè ci sia da menar le mani, purchè non si rimanga inerti mentre tutto il mondo, freme battaglia! Se volessimo pigliarci piccole soddisfazioni di tendenza, sarebbe piacevole analizzare· e mettere in luce la savia « relatività», la agnostica dubbiosità, su cui s'è posto ora quel rigido, rettilineo assér– tore di pochi assiomi indiscutibili e di una azione inflessibile. Qui realmente c'è della incoerenza di metodo men– tale : ma, quanto alla questione specifica della guer– ra, no. E hanno torto coloro (e son quelli c.\le lo amavano più ciecamente, e perciò lo conoscevano meno) di tenergli il broncio e di considerarlo volu– bile se non proprio disertore. Ai primi d'agosto, scoppiata la guerra, il com– pagno MÙssolini non riusciva a celar la sua gioia - diremo così - ·intellettuale, per la smentita che l'immane catastrofe. prorompente infliggeva a quei marmo:ttoni di riformisti positivisti 1 che, a suo dire, avevano « esiliato le. catastrofi da!La storia». Quella gioia non era solo una minuscola gioia d'uomo di tendenza. Era la letizia déll'uomo che respira· finalmente la sua aria, che allarga le nari con voluttà ai venti del suo lido. Guerra - Rivo– luzione - Cataclisma - il mite>che s'adempie; l'imL previsto che scoppia; il destino che matura. joteca Gino Bianco Tuttociò 'è logicissimo in lui: e il' male è the, come lui, sentono (non è il caso di dir pensano) non pochi altri, della vecchia Italia a tradizione cattolica, a costituzione artigiana, dove \1 gioco del Lotto è istituzione nazionale e forma un notevole provento delle finanze deU.o Stato. Ma il dov,ere di Partito e del suo ufficio, gli prescriveva· di combattere la guerra. E Mussolini, invece di rispondere alle domande indiscrete di no.i riformisti: - Se le catastl'ofi sono perniciose, per– chè le desideri? Se sono utili, perchè .le deprechi e, pe.r quel ·tanto che puoi, le combatti? - si diede a far la campagna pel' la neutralità. Contro la guerra? Contro i cento aspetti, sociali e mo,rali, economici e umani, onde la guerra è da evitare e da maledire? Quasi affatto. Egli combatteva il Governo <;he eventualmente avesse fatto La guerra : egli infieriva contro, il Ministero che l'avesse meditata e prepa– rata. Egli minacciava l'escomio al, re, con le vi– gnette del pupazzettista, pe·rchè egli è l!.n tempe– ramento eminentemente politico, e sente, dei più vasti problemi, il Lato dell'azione e della lotta «attuale», immediata, più che non veda le pro~ · fonde radici, i molteplici. aspetti d'altro. ordine, e più che non apprezzi l'utilità del rivelarli., Di qui l'unilateralità della « propaganda contro la guerra» fatta dall'Avanti!, per l'o•rientamento psi– chico sopratutto politico e esclusivamente contro lo Stato, contro il Governo (anche ciò è della più ge– nuina tradizinne italica) del .suo Direttore. E qui è anche una delle ragioni de!La sua cosi– detta «conversione». La guerra parev,a voluta e preparata dal Governo? Abbasso la Guerrà! La neutralità è veramente o par che sia depide– rata dal Governo, per. ragi,oni di equilibrio, perchè contro là Francia non può, e contro l'Austria non vuole? Abbasso la neutralità! Mussolini ha bisogno fisico di essere alla oppo– s1z10ne. Del resto, la buona massa socialista e proleta,ria vagamente rivoluzionaria e vivamente affezio•natasi al Direttore dell'Avanti! per tutto quello ch'egli fece e ch'egli r~cò - di giovanile entusiasmo, di forza 1.,rngnace, di sprezzante abnegazione - nel .Socia– ·rismo italiano, ha torto di stupirsi. Non è la prima voJta ohe egli le fa di queste sorprese. È che in Italia,si dimentica molto, e presto. Ma questa virata di bordo non è che il bis - infinitamente più gra- ve - del caso degli eccidi. · Ricord:ate? ·La strage aveva tuonato nella triste Epifania. n proletariato insorgeva a protesta. Mus– solini J.o capeggiava. Sulle forme della sua cam– pagna contro ·gh eccidi, si impegnò una poleµ1ica. ·Con simpatica sincerità egli finì per confessare che per lui la questione degli eccidi aveva un valore in quanto essi sono un segno della fepoce !.otta di classe della borghesia contro il prbletariato, che convien rintuzzare; non per gli eccid'i in se stessi, non per la strage di vite, non per il sangue. Anzi. Il proletariato italiano ha bisogno, storicamente, di un urto e di un salasso rigeneratore. I lavorato,ri, che non volevano più es~ere ammaz– zati, e si erano, mossi per questo, si sentivano far le lodi del « più grande eccidio ... ». E Mussolim era logico. È loaico anche oggi, più assai che i suoi compagni di frazione, tentennanti fra l'intransigenza puramente elettorale e parlamen- tare, e il' rivoluzionarismo d'azione. . · Noi, noi non- rivoluzionari, non credenti a.Ile quaterne delle catastrofi e all'utilità delle macerie \
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