Critica Sociale - XXIV - n. 21 - 1-15 novembre 1914
328 CnITICA SOCIALE una cecità (I). Un'ingiustizia per q,uanlo riguarda l'o– rigino della guerra, meditala, pr,eparata e voluta da– gli Imperi centrali, e menala inna11zi con mezzi scel– lerati, travolgendo nell,a rovin.a pae_si pacifici e neu– trali. Uno cccii...\ peT quanto riguarda i risulta.ti facil– mente prev-0clibili. La- villoria lecl<iscaaprirebbe un'èra di nuove gu,crre nazionali e di rivoluzioni semplice– mente democratiche. Ci toccherebbe rivivere, in alcuni anni, politicamente, tutta l:1 prima meln ciel se,oolo decimonono. Che ne sarobbc, in tali condi1.ioni, del socialismo come movimento spcci!ìco ciel prolclari 1 alo? L'indiffor,cnza di fronte a questo peri,colo potr,ebbe apparire il tradimento più grande ,al marxismo, inteso t,anlo come atteggiamento intellettuale quanto come pratica politica, se non fosse, qualcosa ancora più grave: la rinunzia olle elementari facoltà cli previ– !;ione e di pruden-za cli cui è f,ornito l'animale uomo. L'incliffcr,enza ripugna alle anime •migliori ciel so– cialismo italiano, do Pram1>olini e Rigola a Mussolini, ,ed è contraria alla tra·dizione politi.ca del nostro Par– tito. Tulle le frazioni ciel socialismo italiano hanno semp1,c visto quanta cliITerenza pass.a fra libertà e ti– rannia, tra oligarchia e cJ.emocrazi.a. Ed hanno len– tfllo, cias,cuna secondo le sue tend-en:z,e particolari, cli realizzar.e, in Halia, il massimo cli d,:imocrazia pos– sibile: i riformisti, oerca.ndo cli dar forza, col loro aiuto, alle correo.ti più aYanzate ciella borghesia; i rivoluzionari, accentuando la lolla contro la monar– chia e le istituzioni tradiziona,li. Qµando queste con– siderazioni si perdono cli vista, si finisce come i so– cialisti tedeschi. VI. Il socialismo italiano ha quindi la via chi.aramente tracciata innanzi a sè dalla necessità stessa delle oose. Esso non può iavvici,narsi ai suoi fini ultimi che con la villoria d,ell'allea,nza franco-anglo-russa. Gli inie– l'essi generali ciel movimenlo, ,che Marx rit,eneva do– vessero pesare clecisament-e sull'.atteggi.amenlo d,e,i co– munisti cli fronte a tutte le questioni part.ico.J.ari, im– pongono al proletariato di schi,crarsi francamente dalla parte degli alleati. ' Questa posizione non implica nocessariamente l'agi– tarsi per la partecipazione dell'Italia alfa guerr.a. Essa - imporla, come minimo, la denunzia della nascosta coo.pe ·ra:z.ione dell'Italia con gli Imperi, mediante la toHer.anza clel].e esporlazio,ni p,er il loro rifornimento, e, I.a pressione sul Gov-erno perehè la neulr.alilà sia benevola alla Triplice Intesa, e l'azione diplomatica italiana ,enga coordinala a quella dell,a Francia, del– l'Inghilterr.a e della Russia; com.e massimo, l'appro– v:nion•e cl,ella partecipazione dell'Italia alla guerra, qualora si dimostri condizione necessaria e suflìcienle per assicurare la s,oon!ìlta degli Jmp,eri oe•ntrali (2). (l} Le tormnle ndemplono ad una utile funzione quale espressione rlnssuntlva di una posizione mentale o pratica, o di uno stato di tntto. Ma non sono ricette unlversnl!. Concludono li ragionamento, mn. non possono sostituirlo. • La storia è una lolla tra le classi, e le guerre scoppiano per servire gll Interessi de!lo classi dominanti•· Verlsshno; mn. quali sono, nella specie, le classi In lotta, cd è 11loro dominio socialmente equivalente per Il proletnrlato? (2) L'nrgomcnto più valido per trattenere l'Italia dnl partecipare alla guerrn tu addotto da Claudio Trcves, e consiste nella preoccu– pazione di rappresaglie della Germnnln, c:ic concepirebbe un odio eterno ed Inestinguibile contro l'antica allenta. Ma anch'esso non regge alla critica. È da sperare che la guerrn presente si risolva In tali accordi 1nterno.zlono.ll, comprendenti anche la Germania, da rendere Impossibile Il ripetersi del fl•gello e da por fine per sempre al slstemn, delln pace armata e dell'equilibrio delle al!ennze. Ma se cosi non tosse, possono tnrsl due ipotesi: o si manterrebbe 11pre- BibliòtecaGino Bianco Sopra tult.o, il Partito socialista it.aliano dovrebbe climostr.are che il sacro egoismo di patria, invocai.o dall'onorevole Salanclra nell'assumere l'interim ciel Ministero degli Esteri, si ridurrebbe ad un ca-t.colo grossolanamente sbagli.nlo, se vol,esse considerare gli int,eressi ilali:rni come rrualcosa di inclipencl<intc dalla s·orte cli lutti gli .nitri paesi ciel mondo. Che il nostro paese cresca in un ambiente europeo di libcrt.ù e cli democrazia, o si veda costretto a subiT,e l'innu,cnzn reazion,aria cli Stati vicini cHv,enuti onnipotenti, può esser.e inclifforcnte alla moniarchia ed ai suoi ministri conservai.ori, ma non .al popolo italiano, che non dev,e tollerare diminuzioni <li libertà, o indirizzi retrivi cli Governo, siano essi dettati eia innuenz_e indigene o straniere. Oib,e la questione europea esiste però, in questo momento, una questione puramente italiana. Potrebbe, ora -0 non più, ,p1,esentarsi l'occasione di riunire al– l'Italia le ,provincie italiane r;oggelle all'Austria. Il Partilo soci.alista può risparmiarsi cli prendere ini– ziative per questa parte. I problemi che esso ha trat– talo finora, ed i metodi con cui li ha trattali, non comprendevano la soluzione, v.iol,enla dei problemi n.a– zio.nali, p,e,,chè di questa soluzione non apparivo nè la possib-ili·là, nè l'urgenza. Fino ad ·og·gi, il ,socialismo af\1,eva teniaLa, nel territorio austriaco, I.a paci!ìca coo– perazione dei lavor<11tori cl,elle vari-e nazi-0nalilà, pe•r la redenzione comune. La sparizione ciel dominio cli -Olasse avrebbe abolito, contemporaneamente, ogni so– prafTazione nazionale. Ma la guerra, iniziatasi per vo– lere dell'Auslri.a, ha talmente acuito i contrasti di na– zione ,e di razza, che la permane.nza di popo.tazioni italiane sollo il dominio austriaco sarebb-e un.'I vera schiavitù. È chiaro che 'gli interessi ciel movimento, ta,nlo del Regno quanto nelle provinci•e irredente, avrebbero giovam~nto dall'annessione aill'Italia di quei territorii che hanno pop-0lazioni innegabilmente ita– liane. Anche, per questa: parte, dunque, il P.arlito so– cialis~a non potrebbe opporsi ad una g•uerra cli libe– razi,one, senza sco-nf.essar,e i suoi p•rinC'ipii, ,e nuooe,r,e al proprio avvenire (1). Questo atteggiamento avreob-e, pe,r il socialismo ila- I sente nggruppamento di Stati, col eolo passaggio dell'Jtalla al gruppo opposto, e allora Il blocco dell'Austria tedesca e della Germanln sa– rebbe troppo debole per colpire l'Italia assieme al su9l alleati; o si formerebbe un nuovo aggruppamento di nazioni oontro la Russia, e allora l'aiuto dell'Italia sarebbe troppo prezioso, perchò e! potesse pensare n vecchi rnncorl. Del resto, In politica, ,~ gratitudine e li risentimento hnnno durnta egualmente breve, e lieve cons!etonza, di fronte allo neces:;ltà e<I ngll Interessi Immediati. Vediamo oggi nello eteaso campo lngllllterra, Francia, Russia e Giappone, paeel la cui stor!n, anche recentissima, ricorda contrnsll reciproci e guerre. Invece, In caso cli vittoria austro-tedesca, I duo Imperi, a tempo opportuno, penserebbero essi a farci pngar cara la neutrnlltà, con– slderatn come tradimento. L'isolnmento potrebbe, In tal caso, riuscir fatale nll'Ilalla. (1) Non riesco ~ comprendere In gelosa cura, che banno I soolalleti, della fedeltà nl trattati di alleanza. Sono preocouvazlon! do. diplo– matici e non da rivoluzionari. Per noi non può aver valore alcuno un trattato, che riconosce la soggezione di popolazioni di una na– zlonalltà a Governi stran!erl. La turpitudine del patio toglie ad eseo ogni consistenza giuridica. Del resto, Il trattato di alleanza tu sempre coatto por l'Italia. Esso o fll strappato alla monarchia giocando sulle sue preoccupazioni di polltlcn Interna, o, In tempi più recenti, dalla paura di una guerra con l'Austria. Del resto, casa Savoia sa per esperienza ohe tar cattiva prova In un'alleanza non lmpecllsce di contrnrne un'altra con gli stessi Stati. Proprio In Triplice è venuta dopo che l'Italia si dimostrò cosi poco efflcace alleata della Prussia, nel 1860. Non si può poi, paragonare le terre Italiane sottoi,oete al– l'Austria con la Coreica, Nizza e Savoia. Queste ultime popolazioni non possono più conslllerarsl Italiane, per la ragione decisiva, che non hanno nlcun desiderio di ritornar tali. Anche la nazionalità è, in fondo, una questione di sentimento.
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