Critica Sociale - XXIV - n. 21 - 1-15 novembre 1914

ClllttcA sOctALE loro re, di-ce neulralilà; tutto quanto è sano spi·rito di lotta, ribellione aHa sopraffazione, reaz,ione al d,e1'itto odioso commesso sopprimendo la vita cli piocoli popoli pacifici, tradizione garibaldina, ci spinge ,a prender parte con la Francia., l'I,ng.hilterr,a, il Belgi•o, la Serbia. Appunto perchè la parola nostra non clifforisce dal pensiero, ci avviene, se·con.clo che l'uno imp-ulso o l'altro sia dominante, di parlare, n,elle diverse occa– sioni, in due toni clivers-i. Ciò indipendentemente da qualsiasi divisione, o predilezione,. di tendenze. Da Graziadei a Mussolini, nessuno, quasi, de·i nostri uo– mini rappresentativi ha potuto sottrarsi all'influenza dei due impulsi contrari. La bella logica rettil.inea, che ci portava, unanimi, diritti alla rivoluzione in caso cli appoggio agli Imperi centrali, si è spezzata con la dichiarazione cli neutJ·aliLà italiana. Ma, benchè la nostra posizione di indecis.ion,e, men– ta,le sia il riflesso s·incero di un contrasto di senti– menti, essa non può esse·re che prqv,visor,ia. Se non aspiriamo a diventare, non soltanto dei fauto.ri della ne,utralità, ma dei neutrafrz.wti, , dobbia mo ri-s olvere la contraddizione. I due punti cli v·ist.a furono già designati dal Mus– soli,ni, come posizione mentale e posizione storica del sooialismo. Ma è evidente ohe le due posiz-ion,i non possono essere indipendenti l'una dall'altra. Il socia– lismo non esiste fuori della storia. Esso parte da u·na interpretazione della storia e mira a creare uoo storia nuova. La pos-iz.ionementale del soci-alismo sta a quella stori-ca come il fme al mezzo, il risultato al processo·, il domani all'oggi. È il sòcialismo attuato, contrap– po~Lo al socialismo che cliv•i.ene. È chiaro, quindi, che facciamo ·una ing·iustificala trasposizione logi,ca, quando vogliamo s,eguir,e, fin da ora, quelle norme di vita che regoleranno la condotta degli uomini nella società socialista. È proprio Marx che inseg.na : il mod.o cli vivere determina il modo di pensare, e non il modo di pensare il modo di vivere. Le ragi·oni che ci rend-ono così refrattari ad accet– tare la necessità della guerra, sono pr,incipalmente di ordine morale. Ma, quando parliamo di morale so– cialista, esprimiamo, con locuzione abbreviata, due cose ohe occorre tener,e distinte: la morale che rego– lerà i rapporti fra gli uomini, dopo l'attuazione dél socialismo, e quella che d•eve, fì.nda ora, esser seguìta dai socialisti. La prima non può ,essere, oggi, che una speranza ed una previ.sion,e e soltanto in minima parte un prepetlo di condott~ pra,tica, appunto percbè man– cano le condiz.ioni ché ne cr,eera,nno I.a possibilità ed il bisogno. La seconda differisce dalla morale seguìLa daHa societ,à conLemporane-a, sol.o per effetto delle sp.e,ciali condizioni di vita del proletariato e della sua conseguente costituzione in classe rivoJ,uzi,onaria. Per molli rispetti, le regole etiche d,el social,i$mo attuato dovranno esser necessariamente i,n conlr.asto con que.He del socialismo che si apre la via .attraverso gli osLacoli, ,perchè i sentimenti e l,e azi,oni utiJ,i ad una società di uomini pacLficamenLeco,op,eranti po-Lreb– bero, inv,e,c,e,esser gravemente dannosi ad urna class,e rivoluzionaria. Il movimento socialista non può creare un.a mo,ral,e . nuova, se non realizzando La soci,elà socialista. Oggi come oggi, .esso può· offrire ai suoi militanti una sol,a norma eti,ca, con cui inLegr,are, o correggere la mo– rale, ,corren'Le: è bene fui/o ciò che rende più vicino o più facile l'avvento del socialismo; è male tu/lo eia che {o rende più di(TicUe o più lontano. neo II. Il soci-ali.smo si porrebbe, quiindi, da un punto di vista, risp,ettabile certo, ma errato, se cond.annas-se ogni e qualsiasi guerra, in nome d,el principi,o astraLto del rispetto all:a vita umana. Chi si impegnass-e a rispeLtare, illimi·tatamente, la vilQ. dell'avversario, si tro,v,e11ebbein una condizione di inf,eriorità assofo-ta v,e,rso il nemico, che non {ICCordasse la reciproca. E la soci,età capitalistica, sacrifìc.a, senza pi,età e senza rimorso, le esistenze dei proletari, quando ciò sia necessario a creare la sua ricchezza, o a mantene.re al, poter,e le sue classi dom'ina.nti. La differ,enza nella mortalità delle div,erse cl.assi, ·o tra i quartieri rie.chi ed i q-uarlieri poveri di una c.ittà, ,ci dà la misura in cui i proletari sono uccisi, ogni giorno un poco, da quelle, ·instancabili -nemiche che sono la miseri.a e, la fatica. Gli infortuni sacri,fìcano, ogni anho, più uo– mini d-i q·uel che farebbe u,na battaglia. E il p-ericolo, p-er l'op,eraio, è spesso il risultato di un'.economi.a di sp,azio o· di mezzi di prevenzione. fati.a dal· padrone. 'Il marciapi,ede consuma, b rovina ineparabilmenLe, in pochi anni o ·in ·p,ochi mesi, l'esistenza della prost-i– tuLa, senza la qualé sarebbe impossibile, l'onesto si– slem.a famiigli.are bo·rghes,e. A questa immensa seri,e di omicidi>i p,a,cifici, che il funzionamento normale d,ella soci-età capitai istica produce, bisogna aggi-un– gere la sopp11essione·di vite operaie, p,er ragioni pro– priamente poJ1itiche, quando i pro.Jetari sono impie– gà.ti cl.ali-e, cl.assi dominanti in impr,ese guerresche o ne.Jla r,epr,essione cli-movime,nti inLerni, e vi· .perdono ingloriosamente· la 'l'il.a. Vengono,, infine, i martiri, illustri o oscil'ri, del mÒ-vimento di vedenzione, che, i,n Lutti i paesi, capitalistici, dall'Ingh,ilterra all'ItaJ,ia e dalla Russ-ia al Giappone, hanino santificato col loro sangue J,e tappe più dolorose dell'avanzata proletaria. Innanzi a qu,e,sto scempio sistematico d,i ,esistenze, sarebbe ingen'uo proclamare la inv-iofa.bi.litàdella vita umana come un canone di immediata applicazion,e. SaN~bbe poi un ,assurdo giuridico e moral:e ,atlribÙire ad altri che a loro stessi ed a coloro che li impi,eg.ano la r-esponsabilità dei rischi, che· po,ssono correre i s•o– stenitori di una liirannia o di un pri.vilegi-0, nell'adem– pimento d,ella loro funzione. Se agiscono costretti, o musi, -possono meritare pi,età; s,e a 1 ssumono cosciente– men.te , la loro parte, sono ,nemi,ci che non meri.taino riguardo. In ne-ssun caso s•i potrebbe, p,er corn,ide– razione dei danni derivanti ai· fautori di ess•e, rin.un – ziar,e ad alcun mezzo di lolla contro tirannie esterne 0 1 inteJ111,e. I '' I D,all'alLro lato, coloro che hanno sacrifìcato• la pro; pria v,ita nelle lotte pe•r l,a libertà, sono sempre stati consideroti i più nobili fra gli uomini. E l'umanità può ancora av.er bisogno degli ,eroi, e dover chi-eder-e il sacrifì.c,io ai m igliori suoi figli (l). Il ragionamento non si applica soltanto alla guerra, ma .ad ogni sorta, cli contrasto sociale violento, onde la question,e va posta c.ome segue: può, ancora oggi, la gue,rra avere la funzione cli po·rta·re-maggior libertà e maggior c,iviltà nel mondo, che, alcune gu,err,e nel (I) Non ml paro si possa concludentemente dividere ,gli uomini In guerrieri e pacifici, come, con mirabile sforzo di' Ingegno, tenta El\,-. 1·iooLeone, E tanto meno che si possa far coincidere la divisione, delle due categorie con QUQllatra borghesia o proletariato. Ciò, fof– tunntamerite per quest'ultimo. Slamo uomini di buona volontà, ·.e desideriamo ln pnce In terra. Ma nessun meccanismo di sciopero generale potrebbe salvare dalla servitù una classe, che non avesse la forza di reagire prontamente ad ogni soprall'àzlone, e non sapesse convincere I suol nemici che la reazione si produrrebbe Inevitabil– mente.

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