Critica Sociale - XXIV - n. 21 - 1-15 novembre 1914
CRITICA SOCIALE 333 Gli è perciò che, mentre essi rilevano acutamente il valore piccolo-borghese del movimento proudhoniano e weitlinghi~no - "la più esatta espressione di questi asini di artigiani ,,, come scrive Engels nel 184.S-- e mentre sono avversari decisi del rivoluzionarismo ro– mantico dei profughi rivoluzionari tedeschi dopo il 1848 e dei loro tentativi cospiratorii, contro i quali il car– teggio dei primi anni è pieno di scherno e di disprezzo, e hanno parole tutt'altro che riverenti per il movimento mazziniano - " demagogia vecchio stile, volgare dema– gogia muggente,,, chiama Marx la propaganda e l'azione di quell' • arrogante Teopompo ,,, di quel "santo bow·– geois quand méme,, che è Mazzini - essi stanno,-d'altra parte, nella continua attesa di una rivoluzione prole– taria. Ma, per essi, la rivoluzione non si prepara dall'esterno, con manifesti altisonanti e tentativi co~piratorii, che in nulla mutano la realtà della situazione politica europea. La rivoluzione presuppone un mutamento delle condi– zioni materiali, e una grande crisi economica che scon– volga profondamente il mondo borghese. Conveniva quindi prepararsi, e preparare la massa operaia, a que– sta catastrofe; ma era follia· figurarsi di poter affrettarla dall'esterno. Nell'ultimo numero della Neue Rheinische Zeilung (1850), data la generale prosperità, Marx rico– nosceva l'impossibilità di una ver·a rivoluzione imme– diata. " Essa non è possibile se non quando le moderne forze produttive e le forme di produzione borghese cozzino tra loro. Le contese che avvengono oggi sul continente, tra i rappresentanti delle diverse frazioni del partito dell'ordine con reciproco danno, nonchè generare rivoluzioni, sono possibili solo in quanto, in questo momento, le basi dell'attuale situazione sono, senza che la reazione lo Rospetti, così borghesemente incrollabili, che contro di esse si infrangeranno tanto i tentativi reazionari che vorrebbero arrestare l'evolu– zione borghese, quanto l'indignazione morale e i pro– clami ardenti dei democratici. Una nuova rivoluzione non è possibile che in seguito a una nuova crisi: ma è anche altrettanto certa,,. I due amici seguono, perciò, pazientemente tutti gli indici di crisi; temono che la rivoluzione avvenga prima che e.s~i siano in chiaro colla teoria, e li colga prima di aver assestato le cose loro. "Non credo che dovremo attendere ancora molto - scrive Marx nel Bettembre '56. - Anche il fatto che sono in procinto di arredare la casa e farmi venire i libri mi pro-va che la mobilitazione delle nostre persone è at hand ,,. E 1'8 dicembre racconta che lavora come un pazzo tutta notte alla conclusione dei suoi studi economici, " onde aver chiari davanti almeno i prjncipi fondamentali, prima del déluge ,,. Engels, il 17 marze> 1858, soggiunge che " il commercio in Franci.a è in una situazione che non può migliorare se la crisi croniéa non culmini in una rivoluzione politica ,,; mentre, nell'ottobre, scriverà queste significative parole: "Non posso negare che la società borghese ha vissuto una seconda volta il suo secolo xvI; un XVI secol-o, che spero le suonerà cam– pana a morto, come l'altro ne ha annunziato la nascita. Il còmpito -vero della società borghese è la creazione, almeno nelle grandi linee, del mercato mondiale, e di iina prodnzione fondata su quello. Or, poichè il mondo è tondo, e cotesto còmpito fu assolto colla colonizza– zione della California e dell'Australia e coll'apertura della Cina e del Giappone, la difficoltà per noi è questa: Sul continente la rivoluzione è imminente e prenderà subito un carattere socialista; non sarà essa necessa- ìblaoteca -GinoBianco riamente repressa in questo piccolo angolo, dato ·che il movement della società borghese è ancora ascendant su un assai più vasto territorio?,,. Ancora 1'11 giugno 1866 egli seri vev:i.: " In Germania la situazione diventa ogni giorno più rivoluzionaria. A Berlino e Barmen gli operai disoccupati percorrono minac"ciosi le strade ... Un ufficiale avrebbe detto che "se i prussiani fossero battuti, avremmo la rivoluzione,,. E già nel febbraio 1863 egli considerava riaperta in Europ_a l'era della rivoluzione, pur notando che " le ingenue illusioni e l'entusiasmo quasi bambinesco con cui la salutammo prima del '48 sono andati al diavolo. Dei vecchi camerati, taluni sono morti, altri ci hanno abbandonati o si sono rovinati, e non si vede spuntare gente nuova. Di più, noi sappiamo ora qual parte abbia la imbecillità nelle rivoluzioni e come esse siano sfrut– tate dalle canagli11 ,,. Essi notano pure attentamente le cause ritardalrici: " Anche l'Australia ci danneggia -- scrive Engels nel 1852. - In primo luogo per l'oro e per l'arresto di tutte le sue· altre •esportazioni, e conseguente maggior im– portazione di tutte le merci; poi per la sovrapopola– zione inglese, che emigra a 5000 per settimana. La Ca– lifornia e l'Australia sono due casi non previsti nel Jllanifesto: creazione di grandi mercati dal nulla. Bi– sogna includerveli,,. E s·e la prendono colla prosperità precedente, che ha imborghesito il proletariato. Nel settembre 1852 Eogels lamenta che gli operai francesi " sembrano, api·ès tout, completamente imborghesiti per la moment.anea prosperità e le speranze nella glofre de l' Empi1·e. Converrà che la crisi somministri loro una dura lezione perchè ridivengano buoni a qualcosa,,. E nel novembre '57 rincalza: "la pressione cronica è ne– cessaria per un certo tempo per riscaldare la popola– zione. Il proletariato picchia più sodo, con migliore connaissance de cause.... Le masse devono e~sere di– ventate terribilmente letargiche per la lungà prospe– rità ,,. "La lunga prosperità -:- conclude nel dicembre ,- ha terribilmente demoralizzato il proletariato ,,. Questo modo di vedere, 111tn,ttanto realistico nella base quanto illusionistico nelle previsioni, li mise in urto con vecchi compagni di lotta e, come vedemmo, sopratutto coi profughi rivoluzionari, tanto che i due amici si ritraggono dal mo.vimento e fanno parte per se stessi. " .... Mi piace molto - scrive Marx 1'11 febbraio 1851 - l'isolamento ufficiale e autentico in cui siamo en– trambi. Esso corrisponde perfettamente alla nostra po– sizione e ai nostri principi. Il sistema delle reciproche concessioni, delle transazioni, e il dover assumere di– nanzi al pubblico la propria parte di ridicolo nel par- · tito insieme a questi asini, sono ornai finiti ,,. Ed Bngels, il 13 febbraio, a sua volta, scrive a Marx: " In fondo, neanche possiamo dolerci se i petifs iJ1·ands hommes ci evitano; per troppi anni ebbimo l'aria di avere un nostro partito, che non esisteva, e dei parti– giani che non capivano l'aòbecé della nostra causa. E invero come adattarci a un partito noi che fuggiamo le posizioni ufficiali eome la peste, che c'infischiamo della popolarità, anzi,. se essa vifne, cominciamo a dubitare di noi? A non apparire più la esatta e adeguata espressione di tanti microcefali, il danno non sarà grande!. .. ,,. " Una rivoluzione - prosegue - è un puro fenomeno naturale, retto più da leggi fisiche che da quelle dei periodi normali di evoluzione. Meglio, le stesse regole acquistano un carattere più fisico, col piu violento _\)rE)~
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