Critica Sociale - XXIV - n. 21 - 1-15 novembre 1914
330 CRlTlCA SòèlALÉ milioni d'uomini si scagliano gli uni contro gli altri, pronti a vincere o a morire, siano solo il pro– dotto di abili suggestioni diaboliche della stampa salariata da classi e da caste sfruttanti a proprio vantaggio ideologie, fedi, pregiudizì che hanno fatto il loro tempo e sopravvivono alla loro pro– pria utilità? Possiamo noi seriamente negare ogni grado di verità a chi afferma che l'uomo, che i popoli non si fanno ammazzare per meri interessi, e che questi, se mai, sono solo i pretesti occasio– nali per quelle esplosioni di volontà di vivere, di volontà di dominio, o di volontà di servire a qual– cosa di più alto di noi stessi, di morire per vivere servendo ciò che trascende l'io singolo, sia desso la patria, l'Impero o l'umanità? In ogni caso, possiamo negare che le forze che plasmano la storia sono assai più misteriose e profonde che non le idee che· noi ce ne facciamo, e che v'è qualcosa nel fremito di guerra che non è solamente beluino, se ha trovato eco in anime nobilissime e miti? f(egel ha detto che- l'essenza della tragedia non è nel conflitto del bene col male, ma nel conflitto tra va:i;ì doveri, come nell'Antigone di Sofocle; e, prima di Hegel, 'Aristotele aveva affermato essere, per simili e per altre ragioni, la forma suprema dell'arte, la più alta espressione del mistero della vita. Ora nessuna tragedia è più grande di quella offertaci da questa guerra, nella quale stanno di fronte popoli nobilissimi, egualmente convinti del loro buon diritto, egualmente devoti a ciò che conoscono di più alto, in una certa misura tutti egualmente nel vero e tutti egualmente delusi, forse, sebbene, naturalmente, ognuno non esita, non può esitare a scegliere il suo posto da questa o quella parte. Il traboccante senso di pietà umana che ci coglie a questo pensiero e dirige i nostri sogni verso la Pace, sarebb'esso vivo e possente, sarebb'esso· possibile se la storia non fosse questa tragedia? Potremmo noi amarci tanto e aver tanta pietà gli uni degli altri, se non esistessero stragi ed orrori e tragedie, dond'essa zampilla, se non esistessero odi su cui potesse passare, celebrando la sua vittoria, il trionfo d'amore? Sarebbero l'amore e la pietà così ricchi, sarebbero essi pos– sibili, se non fossero questo superamento dei loro opposti? Sarebbe il nostro anelito alla pace e alla giustizia così intenso, se esse fossero merci a vil prezzo? Varrebbe la pena di viverle se per esse non valesse la pena di sapere e di dover anche morire? Non sono esse anzi più vive in noi quando per esse siamo pronti ad obbedire lo squillo di tromba? Quando temiamo che, non fosse pel no– stro accorrere, esse potrebbero risplendere meno fulgide? Tali sono alcuni pensieri che, svegliati 'in me da questa scossa, raccomando ai semplicisti d'ogni scuola e d'ogni credo, perchè sentano che esistono tragedie ed enigmi, che sprofondano le proprie radici nell'essenza stessa della vita e dello spirito. Lo studio che segue è il risultato di questo stato d'animo. Esso non pretende quindi dare alcuna integrale spiegazione della crisi attuale. Nel corso degli ultimi dieci anni chi scrive ha dedicato molta parte del suo tempo a farsi un'idea, attra– verso la storia, delle forze che hanno creato l'Eu– ropa contemporanea e specialmente l'Inghilterra, il suo Impero e la Germania. Questo studio si propone, nella luce delle conoscenze così acqui– state, di esporre le verità e le realtà, che nello spirito dello scrivente sopravvivono al grande urto, che viceversa ha travolte tant'altre teorie, che pure gli furon già care, e che certo non fu– rono vane e qualche traccia lasciano pure in que– sto scritto. Sarebbe stato più vivace il farne un esame critico-polemico, ma ci avrebbe portato BibliotecaGino Bianco troppo per le lunghe. Abbiamo invece preferito la narrazione storica condotta in guisa da farci suc– cessivamente penetrare dalle zone superficiali alla sfera centrale del conflitto: abbiamo così succes– sivamente stmiiato il conflitto nella storia delle alleanze e della gara degli armamenti; indi nelle sue origini nello sviluppo storico prussiano-tede– sco; poscia nella preparazione culturale e ideolo– gica dell'imperialismo germanico e nelle caratte– ristiche che differenziano l'imperiaHsmo g·erma– nico dal britannico; da ultimo formulato la vera natura delle forze in conflitto, le condizioni pro– fonde e la prospettiva d'una sua razionale e sod– disfacente soluzione. Abbiamo passato sopra alle cause occasionali del c.onflitto nella complessità dei problemi nazionali ed etnografici inerenti alla vita dell'Impero austro-ungarico, sia perchè sono abbastanza note e non sono che occasionali, sia perchè quanto si dice della élite militare prus– siana, di cui sono centro gli Hohenzoller11, è vero in minor misura, mutatis mutandis, di quella di cui sono centro gli Habsburgo. In uno studio suc– cessivo in preparazione speriamo di potere gettare più luce su ·1a natura, la funzione, la forza -,re– lativa ad altri fattori - e il probabile avvenire del sentimento e del principio di nazionalità. Per chi scrive è fuori dubbio che la guerra at– tuale è incomprensibile a chi al sentimento e al principio di nazionalità attribuiva importanza solo subordinatamente a energie economico-sociali in– ternazionali e il solo internazionA.lismo serio non è quello che ignora o cerca eliminare e attenuare tale fattore, tutto riducendo a un minimo comun denominatore grigio e uniforme, sibbene quello che emerge dal fatto che, per vie diverse e in diversi modi e tempi, tutte le nazioni vanno im– parando la stessa lezione, passando per le stesse illusioni e delusioni, acquistando a poco a poco la consapevolezza del loro genio specifico e dei limiti della loro potenza. Gli uomini, dice Emer– son, come gli ubbriachi, proceddno barcollando. La stessa differenza tra l'imperialismo germanico, che fallisce perchè conculca, e l'imperialismo bri– tannico, che riesce perchè e in quanto fa posto al sentimento nazionale, ne nasce e perfin-o lo promuove, creandolo anch.e dove non esiste, come fa in India e in Egitto çol solo fatto di sottoporre a un unico ordine tribù eterogenee e autonome, per l'innanzi estranee le une alle altre e perfino ostili, è incomprensibile a chi non tenga. conto di questo: che il suo aspetto economico proce– dette sempre subordinato allo sviluppo economico nazionale inglese. Ed è pe1· questo che anche oggi, come già contro Filippo II, contro Luigi XIV, contro Napoleone, il mondotbritannico, difendE;1,ndo e sviluppando se stesso, si mantiene centro di tutte le energie che difendono e sviluppano la libertà e la prosperità nel mondo intero. I. La storia delle 1;1.lleanze. Per intendere appieno perchè l'Austria-Ungheria e la Germania hanno gettato il guanto alla Francia e alla Russia e perchè l'Inghilterra è scesa in campo come protettrice del Belgio e amica della Francia, occorre rifarci alla situazione creata dalla guerra franco-prussiana del 1870. Il trattato di Franco– forte (10 maggio 1871) inaugurò nell'Europa occi- . dentale l'era della predominanza germanica e pre– parò la via al trionfo in Germania delie idee dello storico Treitschke, che apertamente affermò " la grandezza ed il bene del mondo esser indissolu– bilmente legati al predominio della cultura te– desca, ossia dello spirito e del carattere tedesco ,,, ' I
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