Critica Sociale - Anno XXIV - n.20 -16-31 ottobre 1914

Critica Sociale fi/VIST .Il Ql/INDICIN.1/LE DEL SOC/.1/LJSMO Nel Regno: .Anno L. 8 - Semestre L. 4 - All'Estero: Anno L. 10 - Semestre L. 5,50 DIREZIONE: Milano - Portici Galleria, 23 - AMMINISTRAZIONE· Via S. Damiano, 16 - Milano AnnoXXIV - N. 20 Il Numero separato Cent. 40 Il Milano, 16-31 ottobre 1914 SOMMARIO Po lltl e a ed Attua lltà. Ji p,·oletal"lato e la Qltt1'1"ll (IL VICE). 1"1ermezzo ,ti c.-1t1capolemica (Pror. GIOVANl!I ZIBORDI), Lunga giw·ra e 11eutra!itd S<Jlvatrice: " n controllo l11ttr11azlonale s11gUarmamenti• (Prof. GIOVANNI MERLONI). Le ragioni della 11wt.-alltit (Pro!. ATTILIO eABIATI). Da,- ..... ..,,,, ... _.. aumi gu:wrn (La c. s. e Prof. UGO GUIDO MON– DOLFO). Nel centenario del tt·adlmento (MARCO RAMPERTI). Fllosofla, Letteratura e Fatti soclall. Fatti e Commenti (STICUS). LA GUERRA .... La guerra sovveTte ogni cosa. Anche - di con– seguenza - la compila.zione e i sommari della Critilia. E anche stavolta, la ressa degli sc1•itti di assoluta imp1·orogabile attualità ci am,mucchia sul pancone di tipog1•a(ì.a un'in(ì.nità di articoli, pa1·ecchi anche preannunziati da più di una qiiindicina. " -Esigenze m,ilitari .... Necessità che non ha legge ,, - direbbe il Primo Ministro di Lamagna - e, forse con un tantino più di 1·agione, diciamo anche noi. E invochiamo venia dagli amici lett01•i e dagli amici collaborato1•i. LA CRITICA. IL PROLETARIATO B L GUERRA Puclu .n.cll' .c.s.cr ,::.izw .dcllii slisei' .rione s.a.nna i.:n. pedìl'C a se s tessi c he una lieve accensione di ira non erompa porLando alla superficie i &entiment.i più profondi e - ahimè! - non sempre i migliori che li animano nel lo,ro parteggiare. Co&I nel fer– vore della polemi,ca oontro di noi, per ~uel che abbiamo scritto sulla natura della neutr.ahtà, uno scrittore del Secolo si dimentica fino a lasciarsi &fuggir,capprezzamenti aristocratici e disprezzi olim– pici per la massa popolare. I fasti nazionali furono sempre promossi da un'es.igua minoranui,; il conta– diname cd anche le masse operaie non vi parteci– parono mai. Ora è come ... allora. I socialisti sono i tribuni del conservatorismo lento, paeifico, beota delle folle. La neutralitèt è l'orifiamma di quest.i ru– minanti. Ma le minoranze consapevoli, le élites del pensiero, del sentimento e dell'azione sono tutte per la guerra. Queste hanno ragione, quelli hanno torto. Dio non ha dato che a pochi eletti il senso del... di– vioo. L'Italia non sarebbe stata faUa, neppure per quello che è f.rtta, se non erano i pochi audaci; guai se la causa fosse staw rimessa alle ... organiz- Btblioteca Gino Bianco 1,azion,i del proleLal!'iato! Pcrocchè il proleLariato è sloma,co, niente altro che stomaco; la nazione invece è cervello - e di quello fino. Il motivo accennato dal giornale democratico di Milano è accolto e sviluppato in tutta la sua am– piezza dal giornale conservatore e nazionalista bo– lognese. Ma sieur'o, il proletariato socialista ha mil– lan1a ragioni di restar quiclo, di tenersi stretto· alla neutr alità perchè la··politica nazionale non è l'af– fa.re suo; la politica nazionale è l'affare della bor– ghes ia, che ha (,da dio?) la rappresenfanza della na– zione. E c osì La bo rghesia marcerà coi suo,i ufficiali, coi suoi ca ·pitalis.ti, coi suoi in,clustriali, marcerà non p,er la Fra ncia, la libertà, la democrazia, ma per i grandi interessi della ooncorrenza adriatica, me– cliterranea, per le colonie antiche e nuove, contro l'Austria, oggi, contro la Fr.a.ncia, domani. Così il pietismo democratico come l'insolenza conservati'i– oe-nazionalista, congiunti a<les&o a spingere alla guerra, sono mirabilmente d'accordo a prescindere dal proletariato. Per gli uni e per gli altri la guerra ·è un poema aperto a pochi eletti; è un culto ari– stocratico di idealità, a cui il «popolo» è inacces– sibile. Bene. Ma ciò non dovrebbe significare meno di questo, cioè che guerra c democrazia, guerra e sul{ragio universale sono tel'illini contradditlorii. Ma ammettere ciò non è forse .ammettere previament,e la giustizia, la saviezza dell'aU,eggiamento dei so– cialisti: i quali, per cle.fìnizione, non hanno o non dovrebbero avere il còmpito cli tirare le masse sui regoli della tradizione, cli continua•re tra le masse il cullo delle idee come quella della guerra, sulle quali si formò, con le classi, lo sfruttamento econo– mico e la soggezione politica elci proletariato? ... Un dis.oorso analogo tenevamo alcun tempo fa su queste stesse colonne ai rivoluzionarì della « gior– na,ta storica», anch'essi ebbri della virtù dei grandi eroi cle-1 :la tradizione, cospiralori ardili, soldati delle himica.te .; a-nch'essi presi cla. un segrelo profondo disprezzo per il pesante conservatorismo delle or- . g.anizzazioni e fiduciosi nell'impeto sentimentale e ii1tuizionistico (oh! Bergson! ... ) delle folle « rirnlu- 1.ionarie >> raccolte nei comizi ardenti c improvvisi. Anch.e allora abbiamo dovuto difendere il buon [ifi– slei~mo socialista, severamente e serenamente ligio a:Jla formazione, lenta ma sicura, nel crogiuolo delle organizzazioni, del diritto, della morale proprii• della cl~s.5e prolet,aria; li~io a cotesta immensa, e, per la sua stessa immensità, quasi impercettibile ai nostri occhi, rivolu::ione (Umwi:i.l::ung, direbbe Mu~ solini) dei valori etici; che tutte- le classi dominanti pretendono, alla stregua dei propri interessi, scol– pire in 1.avole di bronzo. La pace e la guerra sono due con-cetli tipici intorno ai quali più aspra è la rissa fra l'ideologia tradizionale e l'ideologia nuorn - e, perchè è s.empre vero che :rii uomini sono non quello che pensano, ma quello che sentono - ne è venuto che allo sicoppiare della caLastrofe europea, nel tur·bine dei sentimenti sviluppatisi in quella, an– che molti che del.Ja pace e della guerra pensavano

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