Critica Sociale - XXIV - n. 18 - 16-30 settembre 1914

t CRITICASOCIALt caso d-ive·rso è assai fondata l'iJpotes:iche, dopo banto macello di uomini e spreco di ricchezze, si termini con un niente cli fatto, e si assi-sta poi un'~ltra volba, p1I"imadi morire, alla rep-lica dei medesimi o,rrori. 9 settembre. , ETTORE MARCH IOLI. I socialisti todoschi o il loro auoliticismo Militarismo .... e intransigenza. Gli avvenimenti improvvisi e tragici di que– st'ultimo mese banno disegnato un grande punto interrogativo attorno al partito socialista tedesco. Questa gloria ,dell'Interna.zionale è ora sotto pro– cesso dinanzi alla coscienza dell'Internazionale stessa. Segno che l'Internazionale continua ad esistere, e vive più che mai nei milioni di. pro– letari trascinati criminosamente alla guerra. Obi ha parlato di fallimento? Superficiale impressio– nismo, fantasie, speranze, insensataggini.... Se la guerra ha sorpreso il socialismo, mentre questo non aveva ancora raggiunto un grado di efficienza internazionale capace di neutralizzare le correnti militaresche, domani il socialismo, a guerra finita, sarà. immensamente più forte, percbè compene– trato di tutte le amare esperienze, di tutti i do– lori, di tutti gli orrori disumani della carneficina, del lutto e della miseria, e avrà con sè le molti– tudini rivoltate contro la guerra, che in esso ri– conosceranno il solo partito, il quale alla guerra sempre si oppose, e che vuole la fine della guerra tra i "popoli, e tra le classi sociali, con la elimi– nazione dei privilegi economici. Che dire però del socialismo tedesco, il quale si mostrò sempre un po' restio nei Congressi in– ternazionali, e in altre occasioni, ad assumere impegni precisi e categorici sul terreno di ac– cordi internazionali tra i proletariati dei singoli paesi, diretti a impedire seriamente ed efficace– mente lo scoppio delle ostilità tra paese e paese? e che ora non ha opposto alcuna resistenza alla guerra, considerandola forse come una fatalità capitalistica? Viene fatto subito di proporsi se il socialismo germanico non si sia espanso nell' or– bita di quell'imperialismo, e non ne abbia subìto, sia pure con una condotta negativa, i principi e le finalità. Noi non sappiamo, in realtà, di una specifica lotta del partito socialista germanico contro il D'!,ilitarismo guerrafondaio e aggressivo, imperso– nato nel Rodomonte imperiale, affannato ora a distribuire a larghe mani croci di ferro di prima e di seconda classe, e blindato nella corazza di un regime politico semi-rappresèntativo e semi– feudale. Tranne l'episodio Liebknecht, e qualche altro, l' anti-imperialismo, l' anti-militarismo , la lotta per il rinnovamento del regime politico non banno avuto per sè l'aniilj.a del partito, non l'im– peto formidabile che avrebbe potuto imprimere al movimento un esercito così strabocchevole, come l'esercito socialista germanico. Dei due còmpiti essenziali di ogni partito so– cialista - il -proselitismo e l'azione - esso no;n s~mbra avere curato che il primo. L'azione avrebbè dovuto essere innanzi tutto azione politica, lotta contro tutto ciò che di feudale permane nella costituzione politica· tedesca, senza la cui modi– ficazione in senso democratico non si intende, o si intende troppo, come un partito socialista possa essersi così smisuratamente dilatato. E perchè il socialismo tedesco non si è posto l'obiettivo po- ibl;1oteca Gino Bianco litico della lotta senza quartiere contro• l'impe– rialismo prussiano, che sottrae lo svolgimento della vita pubblica al controllo e al dominio dei cittadini e delle masse? Questo problema, che sembra avrebbe dovuto essere preminente, pare non abbia soverchiamente preoccupato i socialisti di Germania. Forse essi pensavano che a con– trastare seriamente il regime imperialistico occor– ressero forze assai maggiori di quelle che avevano a disposizione, e che pertanto un infaticato pro– selitismo per aumentarle e rinvigorirle fosse la miglior cosa da fare. Forse i loro schemi teorici li inducevano a non dare troppa importanza alle– superstrutture, e a ritenere che l'unico mezzo di farle saltare per aria consistesse nel preparare e organizzare gli eserciti proletari usque ad (ìnem, per il gran giorno del cozzo finale e risolutivo, destinato a segnare la fine della società capita– listica e borghese. Fors'anco obbedivano inavver– titamente alla suggestione promanante dal fatto che il regime imperiale non opponeva gravi osta– coli al corso maestoso del proselitismo socialista 1 germanico, su.ggestione pericolosa come ogni tat– tica lusingatrice del nemico. Ora è probabilmente qui tutto il nodo della questione. Se l'Impero - così come è costituito l'Impero tedesco -- è un anacronismo politico, la negazione della democrazia politica; se l'Impero voleva dire militarismo e minaccia continua di un immane conflitto sanguinoso; se l'Impero era il trionfo della casta militarista e della civiltà guerriera in antitesi alla civiltà industriale, come si spiega veramente che un grande partito socia– lista, orgoglioso della sua vastità e della sua in– fluenza, non abbia spezzato il cerchio magico di quella suggestione? I socialisti non avev:ano niente da obiettare e da tentare contro l'assolutismo e il militarismo tedesco? Perchè non tentarono? Per viltà? Sarebbe stolto il supporlo. Le spiega- . zioni possono essere due: o che essi furono vit– time della loro intransigenza teorica, che li avrebbe ipnotizzati a tal segno da non far loro scorgere i disastrosi pericoli derivanti da ogni assenza di lotta seria contro un sistema politico semi-feudale e militaresco ; o che riconoscevano -- allo stato at– tuale dello sviluppo economico delJe società ca– pitalistiche e dei mercati coloniali, nonchè dei rapporti e delle rivalità internazionali - o che ri– conoscevano nel militarismo germanico, nella sua massima efficienza, che so, una garanzia, una tutela, uno strumento forse, nelle ipotesi più pes– simiste, della stessa politica proletaria: nel senso che esercito e marina fossero, potessero essere, necessart ad assicurare alla Germania i frutti del suo lavoro, dei suoi progressi, della sua civiltà, ad aprire nuove vie all'iniziativa, all'operosità e ai lavoratori tedeschi. Se mai, lo stesso errore in cui è caduta la borghesia germanica nei riguardi dell'imperialismo e del militarismo. Questa concezione insidiosa, che avrebbe av– volto nelle sue spire fatali proletariato e bor– ghesia (esclusi, s'intende, i pirati dell'alta finanza, ricercatori avidi e furenti di avventurn coloniali e borsistiche, e della relativa mediazione), aveva ,di che alimentarsi, prima, nella tradizione delle vittorie imperiali, e poi, più sostanzialmente, nelle preoccupazioni che pullulavano, in animi tedeschi, dalla stessa celere e miracolosa fortuna econo– mi ca della Germania nell'ultimo trentennio. Tra– .dizione e preoccupazioni che l' imperialismo e il militarismo ingigantivano a proprio profitto, pro– spettando instancabilmente alla Germania un mon,do invido dei progressi tedeschi, e pronto ad abbatterne il superbo edificio. Si capisce così ·come possa essersi foggiata, tanto nelle classi

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