Critica Sociale - XXIV - n. 18 - 16-30 settembre 1914
286 CRITICASOCIALE l'antagonismo fra gli A e i B si risolva a vantaggio dei B, i quali così si danno ad una politica di estensione del loro potere procurando con le guerre intercollettive di piegare un numero <li A sempre crescente. La politica " estera,, guerresca, benchè in forma più attenuata ai nostri <lì, è la manife– stazione della concorrenza delle classi B per strap– parsi a vicenda una sfera di dominio più grande possibile sugli A (1), mezzo e scopo della loro ric– chezza e del loro godimento. IV. Le presentisocietàfondatesulle classie la legge coercitivaesterna. I tipi B, per l'indole stessa del meccanismo so– ciale, fatto di tutte le antinomie secondarie che genera la lotta di classe fra A e B, e per la con gegnatura autoritaria e gerarchica occorrente all'e– sercizio del loro dominio, si fanno pressione con la concorrenza gli uni sn gli altri. I loro Stati, organi di gerarchia e di forza, <lisperdol).o e dissol– vono le forze intime automatiche degli indi vi– dui; l'azione sociale è risultante d'equilibrio di forze. I tipi A - per la loro sudditanza - avver– tono in maniera più sensibile le forze coercitive esterne sotto forma di pressioni che· ne annullano il libero moto. La correlazione di tutte queste po– sizioni reciproche rinsalda una base d'in.sieme, in cui le volontà restano infrenate dagli accani– menti. L'automatismo dell'insieme ciiventa di na– tura involontaria, un fenomeno di massa, non l'e– strinsecazione della libertà dello spirito, il quale piega alla necessità. La classe guerriera infatti si distingue in militare e in intraprenditrice, la prima dedita all'esercizio della concorrenza politica, l'al– tra· .a quella industriale e commerciale. L'insolida– rismo dei B spiega la tencienza perenne del loro istinto alla lotta: l'ambiente sociale tende a far rinascere le qualità originarie degli indiv.idui B perchè le tempra con la psicosi e con l'imitazione. Tanto è forte questo carattere di involontarietà delle manifestazioni sociali, complicatissime, che per raggiungere un obbiettivo bisogna spesso volerne uno diverso. L'imprenditore per volere il guadagno è costretto a volere la ricchezza (beni d'uso), ma solo come punto d'appoggio alla merce che è il suo verace scopo, cioè il mezzo <liscambio per conqui– stare nuove ricchezze e per ri<lurre le forze di A al carattere di merce comprabile sul mercato. Il governante, per porre una imposta che colpisca un certo gruppo, è costretto a porla apparentemente su di un altro che ne opererà la traslazione. ~a volontà non attua perciò i suoi disegni che ado– perando l'astuzia per superare gli ostacoli. La classe che domina sa che è essa stessa dominata dalla natura gerarchica dell'ambi ente, imposta spirito umano, e mira a scrollare le basi Iniziali di violenza sulle quali B tonda li proprio srruttamento di ..i.. Una volta scrollate queste condizioni sparisce l'impe.-iu,n dello Stato, e viene quindi ad organiz– zarsi la sucletas gentium, Impedita ed ostacolata dalla natura neces– sariamente contingente e limitata dell'organizzazione del potere armato. Solo !'abolizione delle classi può togllere perciò allo stato di guerra (confflttl Internazionali ·e di classi) Il suo necessario ple– dlstallo. (!) Questa conclusione non è una visione socialista, ma un risul– tato dell'osservazione scientifica. Il Pareto, ad esempio, è di questo Istesso avviso. La. guerra " est la conséque11ce d'une cottcttrrence cles classes àirlgeantes, qui veuleut at4gmente,· le nomb.-e àe leurs sujels et su,·tout de ieiirs coutt·l-buabies, et non de la concurrence des peuptes. lt Lmpo,·te pet4 que ies ciasses ,u,·tgeantes, ,n entretenant avec soln les préJugés et les e,·reurs àP. lem· sujets, a1·1·lve11t à le1tr pers1taàet· que ces gue,-res se font àaus l'LnttirBtcommmi. Cette ittt,sion ne cJ,,ange ,·len à la uat1tre 1 c.lescl,oses •· (Couas, I, pag. 136), BibliotecaGino Bianco dalla necessità del potere basato sull'autorità im– personale dell'insieme. L'esercizio delle autorità delle sfere più alte viene apprezzato come un ser• vigio rimunerabile dai B: esso è infatti un'utilità per essi. Il culto della forza perciò si rafforza fra i B. Gli A, in questa forma sociale, non sono· inte– ressati al mantenimento <iella Ìorza. Essi hanno una tendenza a solidarizzarsi, che la, recente evo– luzione della grande industria rende automatica e durevole. Fanno così semp1'.e più singolare con– trasto con l'insolirlarietà dell'altra· classe B; la loro solidarietà rafforza le loro tendenze pacifi– che, la loro ripugnanza alla violenza guerresca. Essi si vengono formando la persuasione che nelle antitesi v'è un principio razionale che assegna un loro termine ragionevole di giudizio: la forza perrle ai loro occhi il carattere risolutivo: è solo una pressione che subiscono. Ma tutta questa orientazione degli spiriti pacifici sarebbe il perseguimento d'una ineffettuabile chi– mera, se l'elisione della violenza e dell'insolidarietà' sociale su cui si hasa, non fosse destinata ad essere il risultato d'un'automatica azione antiguerresca da parte degli A. Si tratta infatti di appurare se gli A - estendendqsi in numero, in capacità, in virtù per effetto della loro organizzazione solidale -:– hanno un principio di lotta che non sia la violenza sanguinosa. Se la violenza è per essi un imperativo della loro emancipazione, la società che nascerebbe rlal trionfo della classe A (nella classe proletaria ai ... nostri giorni) sarebbe anch'essa fonrlata su condi– zioni iniziali di forza, su rapporti di dipen,ienza e dovrebbe perciò fallire al suo rlestino di effettuare la libera eguaglianza degli uomini, la soppressione del carattere di fatalità e di cieca violenza che rende la società moderna un perenne atto di guerra all'interno-e all'esterno. Inoltre, per il carattere pacifico del loro tipo, gli A sarebbero impossibili– tati ad esercitarla. E infatti sono stati incapaci a<l esercitarla insurrezionalmente nella presente con– flagrazione europea ove la violenza dei B opera: come una necessità che li aggioga alle regole d~ condotta proprie (1). La differenza profonda delle nature fra A e B è apparsa a luce.meridiana .. Già nelle lotte di classe fra A e B si notava in Italia una repulsione al sangue molto viva nei soggetti A:. le forme di protesta contro gli eccidt - cioè una azione antiviolenta - non davano luogo che a se– condari e trascurabili episodi di violenza. · Se la classe A è aliena dalla forza brutale (2), se B riconferma gli 0riginari istinti in maniera da serbare la fatalità dei rapporti gerarchici della vita sociale, la lotta non può risolversi fra di loro sul terreno della violenza. Se questa è esplicazione necessitata e non 'voluta, se è il modo oggettivo di estrinsecazione della forma di attività dei B, se -· (!) Mostrerebbe poco spl~lto d'analisi chi volesse smentirci citan- doci le violenze che gli À. compiono ora In guerra guerreggiata. La morsa della disciplina li alferra nelle sue spire: l'azione den•insleme fa agire gli À. come molecole d'una massa bruta che e e preme da ogni Iato l'energia e li trasforma In punti materiali d'un sistema di forze, le cui leggi sono analoghe a quelle della meccanica (dinamica) e non più a quelle del volere attuoso. (2) Questa tesi - che non vuole essere una proposizione sclentlflca ma una risultanza deduttiva del presenti tatti conosciuti - non può che avere carattere di verosimiglianza. Intatti la storia, sempre ricca di Imprevisti, potrebbe tornirci tatti nuovi al quali dovrebbe atta– gliarsi Il pensiero, ohe - Inteso come spirito d'osservazlon·e - non può procedere che sulla scorta stessa del fatti. Le teorie sulla vio– lenza proletaria sono - al presente stadio della nostra esrerlenza storica - lontane dalla realtà, e diventano lneostenlblil di fronte al fatto del proletariato socialista che BI è piegato al duro comando della guerra Immane, dopo Innegabili e Incontestabili prove di con– vincimento lnternaztonallsllco - che cl autorizzano a supporre ohe la guerra è da eBBosubita ,e non voluta.
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy