Critica Sociale - XXIV - n. 18 - 16-30 settembre 1914
282 CRITICASOCIALE volt.a di p1u, come la socie,là giuridica internazi,on-a.1-e non sia •e non p-os·s,aesse·re ristreitta che, a popo.Ji di civillà a,naloga. Ma non sarebbe, in v-erilà, un'obbiezione contro il di,ritto inLern:azi,o,n,al,e, quel,la di chi osservass•e che la soci-eilàinLernazi,onale è una societas voluntaria e non una -societas necessaria, come, ad es., la fami,gli.a,, il Co,nrnn,e, lo Stato; pe,rchè quella .stessa diisti1nzione, ohe, fu escogi.tata dai vecchi interpire,ti pe,r olassi,fioare ],e •peirsone gi1Uridiohe (mi pare ris-alga a Sinibaldo de·' Fieschi), prova, a,p,p'Uin-to, che tanto ne,l seno delle un,e, quanto nel seno delle ,altre si fa del di-ni-Lto. Ubi socielas ibi ius. Certo, il diritto i:nte•rn.azional-e tro,va i suoi limib entro i confini deHa s-0òetù inter– na1.io, n,a,te; e non v'è aloun do,v.ere gi.uridi,co, p,er alcuno Stato di for ·P'rurLedella soci,età i1nLern1,aizional,e.Ma, pe,r gli Stati che ne fanno pairte, cioè - dici.amo p,ure nei Leirmin•ipiù positiivi e più realistici - p,e,r gli Stati ohe, ,no,n sol,o osservano J.e norme oonsuetudi– n,ari,e d,e,l diri•Lto interrna,ziona.J.e,,ma, il che è :m,cor più, per l'espli, ci.ta di,chi-a.razion.e di, volontà che con ciò gl:i Stati hanno fatta, per g,Ii Stati, che h.am10 ,ad,e,r~toa owte convenzio'lli iin,ternaizional-i e si so,no imp,e!l'nati, co,n, la fkma de,i 101,0 rapp-resentanti, ad osserv,a,rlie, hanno va,lore gi-u,ridiC'ole obbJ.igazioo•i ,as– sunte, in qu~,nto sgo-rg.ano da norme che non sono priù -aiuto-nom,e,ma ,ete·r,o,nome,,pe,rohè sono la maini– fes,taz.icm,e, di volontà no,n del sol-o-soggetto che os– serv,a i doveri c;he dia esse der+v.aino, ma del più viasto ed alto -sog:g,e,ttooolletti,vo - la socie,tù in-ternia.zion.ale degli Stati, cru,ilo Stato ha aderito - di cui il so,g– g,eilLoStato fa parte - e, non s·ono più ·unila,terali, ma bila,Le,na,Li., pelI"Chè non solo impongon,o doveri ad un deLe,rm.iinato sogg,e.tto ma c1r,eano dellie pretese negli altri sog:g-e,tti, e c-i.oè negli o!Lri Stati v,erso i quali ognuno dei contri-bu,enti si è solennemente impegnato aid -osse.rvare qu,ell,e norme, e a:d eseguir,e le presta– zioni da esse d,enivant.i. Ma - ,ed è quest.a I.aobbi,eezioneche si crede c1apiLa,Je contro la •es.istenzo.del diriUo inte•rnazionale - mentre le, n0trme del di,ritto inteTno sono garanti-te dalla san- . zione, cioè d 1aUa m,i,naoc;ia,prima, e, avv,e-nuta la vi-o– J.az.i-one,dalla ooatti,va irrogazione dteUa pe-na o, ad og,ni modo, d·el,Lareazione statuaJ.e contro la vi·o,J,a– zione de]l,e nor-me medesime, nessu,na sanzi-0n,e è, o può ess•e!'e, pr,e,d,is,po&ta,ruessu,na att-u,aLa conitro lo SLaoo che vi-oli !,a normia di diriLto inteirnazi,onal,e, il qual,e, P'e,rLa,nLo ... non è dirriUo, ma - dioesi - tut.t'a,J più morale. Una prima, riservia dovI'e·i fare, intanto, sul tutt'al pi\Ì. Le norme mo,r.ali, sie morahi v,eira,ment,e,, non sono niente alTatto meno rigide, anzi, Lutt'al oon.tna,rio, molto pi•ù ri,gide deHe norm-e giurid'iohe: quesite sono i1potetiohe, t.a,!ic;i.oèche· iii soggetto !,e osserva,, se vo– g~i-a evi,tJa,re di, incorrere nella m,inac:oiaita s,amzio,ne; qu:eJLe, caLego,ri-che, tali cioè che i,I sogg,etto, che a sè, airutonomo, le abbia impo-ste, non può non osser– WlTLe,soLto p,e,n,a- i,m,mancahile - di v,enirr meno a quell'ideale, i,I cui conato d•i attuazione rapprese-nta appunto !:a morali,tà. M.a non basta. Anch'i-0 dico, qua•lche vo,lta, scher– zando, che ,pr-efe,risoo in.s-egnare, .di,ri.tto anzichè m10- rale, p,erchè, quiando spiego Le sanzioni giiuri<lfohe, posso· sempre ,os.servia,reche, i,n uJ.trima,anali-si, ci s,o,no i caraibini1eiri, mentre, se jnseg,nassi mo.raie, dovrei fidlaJ'IIIlisolo della Lesti.monianz,a, spesso equiv-0c'a, della cosci,emQ:a!Ma questo non è, evidentemente, ché 1.l!noscherzoso ·paradosso. Chi studi a fondo i•!di•ritt-0, BibliotecaGino Bianco ben s-a ohe non poche norme gi,1.11ri<liche sono spTov– viste di s,anzi-one,: se. questo dovesse esse-l'e il ca:ri,l't– tere distintÌJVo delle norme giuridiche, dove se ne andrebbe buona parLe del diritto oos.ti-tuzionale? Cerlio, non brusLa dire che,, come I.e violazio'lli del di,ri,tto i,nLerrnazi·onale l'esiano- impunite, co,sì restano spesso impuniiLe le s•Lesse vio1lazioni del più rigol'oso deti di– ritti, il dirùtto penale, e ohe non sal'ebbe un'obbie– zione, contro la esisLen:zia di questo i,I fotto che molti l'ea'Girestiano impuniti. Pierchè - come fu be'lle oss•er– v~1,to - .non è .la coazione in atto, ma la possibili1t.à di coazi·one, la coattiivilà, quella c ;he, se mai, dovi-ebbe e,ss,el'e la caratteil'istic·a diff.el'enziiale del diritto. Ma noi crediamo di ,avere, altr.oive, s-0lleiviatoalmeno qual– ch,e non dfap,r,ezzabile dubbio intorno a tale ooin,oe– zi,one, os,seirv,a,ndonon solo che la co,attivilà forza,ta– rnente si m·resta ad un certo punto,, ma, alLl'esì che, me,glio che di coo.Lti,vi,tà,è necessità parlare - per oerLe norme l'elati•ve sp,eci,alment,e ai doveri degli or– ga'lli dello Sfato, che son poi quelli che dovrebbero far ois-serva-r,e il diritto - di adesione alle no,rme gi,u– ridiohe. L'obbU,g,a,tori-e,tàdel di-ritto - di ogni ramo d:el d.i– r.itto - meglio che,,non su la coa<Ltiviità che talvolta p,uò ma'!l,c;a:re, e, sempre si arresta ad un certo punto (chi ca•sseirà la C,ass,azi,ooo? d,ic;eva qu,ell'arguto portier-e delila medesima; e giù l' anti.ca sapi,enza romamia oi– oeva: quis custodie/ cuslodes?) - si fonda su l'a-de– s,ione de,i so,ggetti., che, quelle norme riconoscono ed o-sseirvamocome, no'!'me ,giuridiche. S,e è oo,sì, non, si vedie,,,in v,erit.à, pie-rchè non dlo– vr,ehbe, eissere d~,ritto, se ,pur sfornifo, com 'è, di c;oa.t– livi-tà e se plJII' limitato enLr-o i confini della soci·et.à inLem,azionru,e, il di,ri,tLoin,l,e,rnazionai,e,. Le oui norme, ,a:n•ZJi, d-ovrebbero ,essell'e ritenute tanto più s-a,n,t,e, tanito p,iù itilN.i-013Jbili, in qu.anto; non essendovi alcun a,r,eo– pago che efficaoome.rute ne colpisca la vi,olazione, la lo·ro o,sse,rv0.mzaè affidata :1;Jla buona fede de,g,li Srtati, eh-e,f,an,n,oparte de!,!a ·s-ocietùi'll'ternaziona,le ,ed hanno, eve,n,tua,lmente, s·ottosori tto un trattabo. Un illustre ,americano, c.he fece un,a po1'it1icadi1scu– ti,bil1e,ma ohe l'ap,piresen,tò 1.11na parte ecoezi-onalmenLe importante s,u La,,soena d·el mondo, Teodoro Roose– velt, ,e,bbe a di:I'e uma vo·lta, in un meissa-ggio p,resi– d-enzial,e, c;he quiella buona fede, (loyalty), che deve . domi1n,a,rei rap:p,o,r,ti, fra gli uomh1i, de.ve regoLa,r,e a:1- . tresì l,e r,eJa:zi·oni, Lra, -gli Stati. Sinoeil'a o no hhe sia questa frase, il concetto che in e-s-sa è espr,esso è v,eraimente degno di se,rvi,r di base del diritto int~r.naziona.l,e. Il q-u,ale ad 0 un paUo soJ.o può esistere: che gli Stati Lengon fode alla loro p.a,roLa come, se non vogliono che ogni commwcio soc:i•a,J,e iste,ri.Jisca ,e muoi,a,, vi devono, bene'!' fede i ipri– vati•. Sei 1a b!Uonaifede è, n,e,L di·ritto, come io credo di , m·e,re din1o,sbraitoi,n un modesto saggio etico--giuridico, la volontà di non ledere l'o,rdine gi•ll'ridico, la b1.1JOna fed1e, trai gli Stati dov.r-e-bbeessere 10.volontà di non l1ed,e,re, l'ordine, gil.lll"idico internazionale. Ma, a di,spe,tto deg.Ji splend-0ri della nootra tairuto v1antata c;ivil,tà, anche, nella odi,erna conflagrazione eu– ropea,, sotto i nostri o-echi si oons,umano- vio1azi'Oni tali al dill"itto inLermazLonale,,tradi.mie,nti cosiffatti alla parola <liata, da faJr v,e,ramient.edubita-re se un d iritto internazi,onalie vi sia, o,, piuttosto, d,a far d1IJbit. a.re se la nos1Jra civiltà no,n sia ·che una lustra e, se il pro– gresso econòmi.co ed indus-trial,e, non sia in ragione inversa del progresso morale. Ognuno intende che noi alludiamo a quella smac-
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