Critica Sociale - XXIV - n. 17 - 1-15 settembre 1914

262 CRITICASOCIALE borghesia fondiaria e imprenditrice - vengono in– n.anzi ad esaltarci, forse senza nemmanco accor– gersene, lo spirito militare, quando col loro ir– realismo storico assegnano ancora una funzione re– dentrice ai campi di b.allaglia, indicando all'Italia uffìciale il dovere di entrare nel bloooo antitedesoo. Str.anieri all'intendimento di quel senso concretq cl,eisegreti motori che spingono La vita degli Stati, sviano all'infuori le lotte che dovrebbero condursi all'interno. La faticosa linfa che travaglia ora alla differen– z[azi-o•i:ie a_ll'avvicinamen~odegli aggruppa_menti n~– z10nah è rivolta a sopprrmere le categoriche anll– tesi di ricehi e poveri, di proprietari e di spode– stali, vera fonte delle guerre di classi e di nazioni: questo pr-0cesso è' visibilmente intralciato dai con– flitti esteriori che - per dip(»ù - pongono a re– pentaglio l'istesso principio d1 nazionalità e quanto altro 1 nostri antenati han faUo per dare sodisfa– centi rapporti di intesa e di buon vicinato alle etnie europee. La guerra è un giudizio di forza, e non può risolvere che problemi di forza: un equilibrio europeo, discord:a:nte· in ma1nò-or misura dal prin– cipio delle autonomie nazionali, potrebbe ben· esJ sere la naturale conseguenza di questo rinascente spirito guerriero, se i pop-oli se ne lasciassero se– durre, e se, come fortunatamente sembra, non lo esecrassero con tutte le potenze dello spirito:, pur sub-endolo come una esterna pressione. Per essere di avvis-o contrario, per negare che le guerre, che sono una funzione militare, parassitaria, invadiente, dominatrice, siano invece al servizio del progresso de.i popoli, bisog·nerebbe accogliere una filosofia del– la storia ispirata dal p,iano deila divina Provvidenza! Se la Repubblica francese avesse ragione delle armi tedesche, si renderebbe essa rispettosa del– l'ind·ipendenza e integrità germanica? Q. lo spirito della casta militare, che nei periodi di guerra ha il sopravvento nelle monarchie come nelle repub– b\iche, no_n finirebbe C!)n l'imporre la propria lo– g1~a? O s1 vuole· - chmdendo stranamente gl-i oc– clu alla realtà - parlare di strati e di tipi milita.ri cesarei, demo·cratici e... socialisti? Le guerr e a pro– tocollo rosso _sono meno in_ique di quelle combat– tute ~otto le msegne imperiali? A. noi, civilizzati, f.an nbrezzo 1e guerre di conquista, e simpatizziamo con i paesi aggrediti contro gli aggressori - seb– bene sia più atto sentimentale che una constata– zione oggettiva sceverare gli uni dagli altri. Ma possono i « prinieipi » di giustizia sociale tro– vare la lo-ro sanz.ione nella forza guerresca? Il con– c~tto d,i nazionalità non è basato sull'eguale suddivi– swi:ie della, potenza militare in riparti che si possano reciprocamente fare equilibrio sta-bile,: vi sono na– zioni più forti e più deboli, e sei non si lavorasse a. formare, debellando le guerre, una sanzione supe– riore a quella barbarie.a della forza, non v'è dubbio che la continuazione della civiltà militare ci addur– rebbe. al soverchia mento delle nazioni più forti sulle deboli, decretando così la morte del tanto inviocato principio cli nazionalità, come criterio di soluzione nelle crisi intercoUettive. Il mondo andrebbe nuo– v~mente v-erso,il cieco dominio degli istinti, invece eh assurgere alle vette lucenti ove finalmente l'Uomo troverà se stesso. Questo_ prova_ che il principio di nazionaliÙ noi non posSiamo più farlo valere oon la forza ma come un principio storico, che riscuota l'assent:i~ento delle genti app~n~o perc)lè al diritto di guerra contrap– pone un d1r1tto sociale, che è disonorante violare e corrompe-re. Non dunque sul terreno militare ove l'indole ste~sa d~l si~tema. <;li::ippropriazione' privata tende a r1caccrn~e 1 part1t1 d1_ pro~resso, per disperdere i loro sforzi perseveranlà all'mterno, diretti a scrol- BibliotecaGino Bianco lare il previl_egio della proprietà, ma s ul terreno della azwne mtema e sul terreno del.la solidarietà inllercoUeltiva dei proclulto·ri contr apposta all'.ins.oli– darietà dei parassiti della produzione: è là che bi– sogna cercare insieme i termini del conflitto e della soluzi-0ne. Ogni altra via ci distrae, ci frena il passo, e, soprattutto, r,ende incompresi od odiati fra loro uomini che, al di là dei monti e dei mari, lavorano per l'istes,so tipo di civiltà, e maledicono la guerra che combattono. ~'°'1: abbiamo n?i veduto già nell'istesso campo socialista oscurarsi qualche anima al pregiudizio di ra-zza?La passione ingigantisce, rnell'ora d,e.J rischio le impressioni, in maniera da falsificare i nostri stessi concetti, quasi frode che noi siamo costretti a consumare a nostro danno pur di innestarci nella realtà che ci circonda per la impotenza di superarla. Così il movimento bislacco diell'imperialismo è di– ventato p,er alcuni un male endemico esclusivamente teutonico, e gl'« inglesi» son salutati come tutori del diritto delle genti, essi che posson-0 definire la loro ricchezza come una preda mondiale! Così ab– biam vi,sto esaltare il blocco franco-russo della re– pubblica e deU'autocrazia, com'e un'arra 'di vittoria de:lla progredita civiltà democratica, mentre quell'im– pasto è la pmva più convincente che sul ·teatro delle guerr~ ormai. no_n si combattono più le cause dei popoli, ma s1 dissetano .Ie brame delle classi im- 1 p~o1uttr.ici della. società, agogrnanti nuove conquiste d1 ricchezza e d1 potere, .a tutto danno della cl.asse produttrice mondiale. Essa so-Locrea la ricchezza ed essa sola sopporta i comandi e l'imperium dei forti cioè degli amorali della rapina elevata a culto e ve~ stita della fragile veste di ideologie illusorie o men– daci!· I] movimento p_roletal"Ìonon poteva anticipa·re alla società horghese 1 benefici; onde solo la civiltà degli Eguali. sarà dispensiera al mondo: la pace dei po– poli affratellati nella comune legge del lavoro e nella comune esiecrazione della conquista dei capitali e dtill'e armi, dell'.officina e della caserma, pigli nom,e di taglia di guerra o di plusvalo,re opera1-0: ecoo ciò ohe solo il socialismo può dare. La guerra è l'atto di condanna del regime capitalistico; erompe dalla sua stes,sa struttur.a. Se i socialisti tedeschi h.anno respinto, l'idea della resistenza alla mobilita– zione non è perchè - come afferma una pericolosa form-a di ·sciovinismo che .afferra le carni d~ qualche· e_stremo - foss-ero acciecati dall'abbaglio impèria– hsta, ma perchè avevano appreso dal marxismo che l'èra delle antitesi si supera col socialismo, e che il capital,ismo n-0n trova in se stesso e nelle proprie classi -- compt.eso, il prol-etariato preso negli ingra– n_aggi di quelle antitesi fatali - il modo di appa- c1arle. · Noi abbiamo interesse a continuare, in guerra ed in pace·, la nostra opera di formazione delle capa– cità comuniste, e quindi internazionalistiche, che poss ono essere coltivate esclusivamente dai produt– to.ri , che vogliono il lavoro reso solo titolo di pos– sedim ento contro -ogni forza violentatrice. I Governi eh-e !)-Spettanole dilacerazioni e le discoTdie perenni fra 1 proletari del mondo, do,vranno essere delusi. Pronti ad appoggiare ogni opera di d:ifesa del prin– cipio storico cli na11ionalità, come un sistema stabil,e e non come un impulso a dilatarsi senza limite con l'appoggio delle armi, ogni altra concessione ci ap– parirebbe· d!iserzione e fellonia. Con molti saluti, tuo E. LEONE. Ai prossimi numeri: Ri/1,essionisulla con/1,agrazione europea, del prof. EN– Rrco LEONE. Il movimento antip,·ote:zionisfa in Italia e il suo valore politico, dell'avv. AGOSTINO LANZILl.0,

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