Critica Sociale - Anno XXIV - n.14 - 16-31 luglio 1914
216 CRITICA SOClALE per mezzo dei quali, normalmente, l'Ordine acquistava ed esercitava i suoi diritti. Di più il legislatore non voleva, di più non poteva fare: disconoscimento, nello Stato (al di là dei limiti del quale il legislatore non ha giurisdizione), della personalità dell'Ordine; sop– pressione delle case o stabilimenti, che nello Stato ri– siedev<ano. Mentre la legge del '55 aveva soppresso case, ma non aveva disconosciuto Ordini, il legislatore del '66, disco– noscendo il di più, la personalità dell'Ordine, restituiva, facendo proprio un proposito del Pisanelli, tutti i di– ritti civili e politici agli ex-regolari, applicando il prin– cipio dell'eguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge e negando ogni va\ore, di fronte alle leggi dello Stato, agli impedimenti canonici. Il Mancini, che credeva potersi trovare nella legge qualche co;,a .di più, all'atto pratico, come abbiamo ve– duto, dovette ricredersi e rimett-ere nella faretra le mi– nacciate freccia. Gli anticlericali odierni - anzi, di tutti i tempi, dalla promulgazione della legge in poi - i quali si lagnano che la legge soppressiva degli Ordini religiosi non sia fatta osservare, non -si accorgono di una cosa, purtroppo, altrettanto semplice quanto peri– colosa: e cioè che " oggigiorno ·_ per usare le precise parole del J<,alco - non c'è nessuno che possa co– munque non osservare o violare o eludere le due norme ,, del disconoscimento giuridico degli Ordini e della soppressione dei conventi, perchè la norma im– peritura che toglieva il riconoscimento statuale agli Ordini è di quelle che, una volta poste, non si posso.no non osservare, in quanto il loro comando si risolve nel denegare una personalità che sofo lo Stato può dare, e l'altra norma· della soppressione delle case che appar– tenevano a quegli Ordini fu osservata dall'amministra– zione, che ha esaurito il suo còmpito pr'endendo, allora, possesso di quei beni. Nè il potere esecutivo ha, poi, mancato al còmpito suo, in quanto le amene tenute e i fastosi palazzi, dove si sono installate le associazioni religiose, magari es11li di Francia, non si possono, giu– ridicamente, considerare case e stabilimenti apparte– nenti ad Ordini, corporazioni, congregazioni, ecc., im– perocchè lo Stato italiano, appunto con la legge del '66, ha disconosciuto l'esistenza di tali persone giuridiche. Nè, infine, può considerarsi come una violazione di questa legge, il fatto che privati soggetti di diritto convivano proponendosi scopi religiosi o che, con quel– l'abilità che nessuno vorrà disconoscere alla gente di chiesa, o essi privati o per mezzo di fiduciari facciano acquisti o trasmissioni di proprietà. Ma - si dirà - disconosciuti gli Ordini, soppresse le case, sono pullulate le associazioni religiose. Resta, appunto, la questione - cosi finisce il Falco il suo bello studio - " se convenga mantenere di fronte ad esse l'atteggiamento negativo della nostra legge o se non oc.corra piuttosto far getto del dogma separatista, guardare in faccia la realtà, riconoscerle e regolarle. Ma tanto è certo che solo se si dimostrasse che le as– sociazioni religiose non sono consentanee ai fini dello Stato, e sono anzi pericolose e nocive in modo da non potersi tollerare, - piii pericolose e noci ve, che so io?, delle leghe sindacalistE>, che pure si tollerano, - lo Stato avrebbe il dovere di scioglierle e disperderle, così come nell'agosto del '48 lo Stato sardo scioglieva e disperdeva la Compagnia di Gesù ,,. *** Fin qui il giuristà, del quale, <Jenza fermarci a rac- cogliere lo spùnto- politico e polemico contenuto nel- BibliotecaGino Bianco l'fociso delle ultime righe, vogliamo piuttosto rilevare. un merito singolare: quello di non indugiarsi in nebu lose costruzioni di teorie giuridiche, non aventi ri– spondenza nei fatti - una ceda sua critica ai concetti tecnici della giurisprudenza, che pretendono di scim– miottare il concetto filosofico del diritto, gli ha fruttato acerbi attacchi da parte di chi non l'ha capito o non l'ha voluto capire - ma, al contrario, di cercare nella viva realtà storica la spiegazione e la giustificazione delle norme di diritto. ' M~ il dotto studio del giurista lascia impregiudicata la questione politica. La quale si può impostare così: dato che le associazioni religi-0se sono ripullulate in Italia, con un ingente patrimonio immobiliare, ricosti– tuito con artificiosi accorgimenti, e dato che la legge vigente, ch'è quella del '66, non dà modo di colpire nè quelle nè questo, è opportuno provocare una. nuova legge in argomento ? Una delle premesse, quella d'indole giuridica, è stata appunto esaurientemente provata dallo•studio del Falco, che abbiamo cercato ora di riassumer!'. L'altra, d'indole statistico-economica, dovrebbe essere fornita da inchie– ste amministrative. Su la via da seguire, in fatto di politica legislativa, molto ci sarebbe da·discutere. Sciogliere le associazioni sa1,ebhe illiberale, ma non vi sarebbe altro mezzo per inc,aìuerare la proprietà, che i religiosi hànno costituita e ricostituita all'ombra della vigente legge? e non po– trebbe un tale incameramento fornire· uu fondo per le pensioni operaie, meno burlesco di quello del monopolio delle as~icurazioni, fatto solo per finanziare lo Stato? È questa - come vede ognuno, che abbia anche solo un'ombra di senso giuridico e non faccia dell'anticleri– calismo da strapazzo - una materia delicatissima, che domanda studi accurati, -finezza legislativa ed accorto èoraggio. Ma è materia, più fruttu@sa da trattarsi che non forse il vieto, ma ancora impop~lare "divorzio. Vi accennava, di recente, in un suo articolo anche il Ruffini, che non ha fama di essere un pericoloso rivo– luzionario! Il partito li_berale, i partiti democratici - che, sazii di trastullars~ di frasi, vogliono mettersi ad agire sul serio - si accingeranno a studiare la que– stione? Ed il nostro Partito, pur senza lasciarsi distrarre dai suoi specifici còmpiti col mezzo di diveriiivi anti– clericali, vorrà cercare di dare una sua impronta ad una ·campagna per uria legge di tal fatta, mirando a farne profittare le classi lavoratrici? Sareb~e interessante ~entire il parere in proposito anche del neonato partito nazionalista: ma saprebbe esso far altro che protestare contro gli e8empi francesi e, immemore delle tradizioni della vecchia Destra ita– liana ~ fin troppo memore dell'azione del suo gallico fratello, insorgere contro lo Stato per erigersi a pala- dino della Chie_sa? · CARNEADE. H Programma 5ociali~ta Principi fondamentali del socialismo. Edizione rifatta ed accresciuta da una nuova prefa– zione dell'autore. · SoMMARIO: I. La 1·ovina della piccola azienda. - II. Il ·proletariato. - III. La classe capitalistica. - IV. Lo Stato futu1·0. - V. La lotta di classe. - Volume di 400 pagine L. 3. Ordiiiazioni e importo alla Società Edit1•ice"Avanti!,, via S. 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