Critica Sociale - Anno XXIV - n.12 - 16-30 giugno 1914

182 CRITICA SOCIALE smarrilo la coscienza delle sue Lra<lizioni e dei suoi fini, deve protestare apertamente contro il teppismo, veng.a d,a.lbasso o dall'alto. Quanti di quelli impulsivi, che si atteggiav.a·no, qualche anno fa, ad ultra-rivolu– zionari e predicavano la violenza, son div,entati poi nazionalisti! Quanbi, f .ra coloro che ieri d<iv.astavano i fanali e cantavano la bandiera rossa, due anni or sono avranno cantato Tripoli, bel suol d'amore .... e pic– chia.lo i socialisti! Educazione· ed organizzazione - questo dev,e op– porre il Partito. socfalista al teppismo di tutte l,e folle ed alle, suggestioni· così di coloro che vorrebbero spe– cular,e su i mol'i dei giorni scorsi per rafTorzaire le ,energie cons.eirv.atrici., come d,i quelli che vorrebbero valicare il segno della protesta civile e gettare il discredito su la suprema rappresentanza economica del qll'arto Stato, la Confederazione Generale del La– voro, che, con alto sentimento di responsabilità, ha •imposto la cessazione dello sciopero,. Ma - diciamolo pur chiaro - a ben altri inben.t.i si ispira la prosa dionisiaca dell'Avanti!, che desta tanti compiacimenti di simpatia pe-r quella che è chia– mala la sua schiettezza nei fogli più l'e·azionari de!La penisola. Quando, come nell'articolo editorial,e de.J– l'Avanti! d,el 12 giugno - in.titolato Tregua d'armi - con mal coperte insinuazioni si irride alla « fretta che tradi,va preoccupazioni oblique, se non la paura » di qu,e,i « rimasti•catori d·i una frase di Engels » che ave– v,ano « relegato fra i oimeli.i de.Ile romanticherie qua– rantottesche » le barricate; quando si accenna, s,enza una parola d,i protesta, agli .assalti dei negozi degli armaiuoli, al fiammeggiar degli incendi, alle invasioni deHe chiese, non si fa opera di educazione socialista. Quando si pari.a della « fellonia » della CoQfede:r>azione del Lavoro, che, dopo 48 ore, decretava la cessazione d,ello sciopero, e si osserva che questa ha scritto « la sola pagina grigia in queste giornate di fuoco e di sangue », non si fa opera di organizzazione. socialista, e si dioe cosa stranamente antitetica al proposi-Lo·, più oltr-e manifestato,, di « reclutare nuovi operai nelle organizzazioni economiche». Parliamo chi~ro: il Par– tito socialista è con la Confederazione del Lavoro o con l'Unione Sindacale? E non si tratta, qui, di be– ghe piccine, ma di una questione alta e seri.a: de,1- l'indirizzo e dei fini della organizzazione proletaria. Ora, io· !)Osso anche rendere omaggio e a quella che Ben•ito Mussolini chiama, da sè, la sua « logica implacabile», ed all'assoluta buona fede di qUJesto scrittore, che io non conosco ma che tutti mi d/co1fo',1 essere un uomo che crede in quello che dice ed è pronto a pagare di persopa. Ma io non posso a meno di rilevave che nella prosa di questo im!)etuoso e gen.eroso romagn.o,lo vi è la logica e vi è la buona fede di un ariarco.ide, e non di un socialista, si.a p•ure rivoluzionario. E rivendico alla frazione ri·formisla, che è rimasta, e non esigua, nelle file del Partito, il d·iri-tto e il dove-re di continuare e di intensificare la sua propaganda anohe nel seno del Partito, i cui fini male si servono, secondo me, tanto con le de– viazioni verso destra, quanto con quelle verso la violenza sterile e la insurl'ezione, impotente. Se l'Avanti! vuol gabellare anche me, che, iscritto nl ParUto, so.no i•n esso rimasto a,nche dopo il Con– gl'esso di Reggio p•er voto un.anime della Sezi.one cui appartengo, fra guei riformisti, cui imputa « tre– mori » ed «ipocrisia», s'accomodi. Io, obbedisco ad un imperativo della mia coscienza mo,rale .e poiitì,ca, ri.aff.errnando con schi,ettezza, anche BibliotecaGino Bianco in questa. torbida orn, quelli che io credo due capi– saldi - nettamente riformisti - della tattica socia– lista: - l'educazione alla rivolta, ben lungi dal p,re,pa– rare alla rivoluzione - intesa come trasformazione duratura del regime sociale, e non come dominio piazzaiuolo di un giomo - ne distrae il proletariato; .- occorre non illudere !,e plebi con la pirotec– nica barricadie·ra, ma, al contrario, intensificare la prop,agandu per educare ed organizzare gli ineducati ed i disorganizzati, cioè per trasformare il quinto stato, amorfo e teppistico, in quarto stato, cosciente delle sue forze ·e dei suoi d,estini. E se i nuovi Giacobini chiameranno quelli che la pensano come me - e, nel Partito, malgrado la truc– catura rivoluzi-onari'.l di alcuni, non devono esse.re pochi - Girondini, risponderemo che anche la nuo·va Gironda saprà, occorrendo, pagare di persona. 14 giugno 1914. ALESSANDRO LEVI. Il[on~re!io ~ella [onf e~eralione ~elavor Organizzazione operaiae Partito socialista 3. Il proletariato industriale e i lavoratori della terra. Mentre nella Confederazione queste categorie arti– giane hanno o tentano di avere un peso ed un'in– fluenza superiore alla lor.o portata presente e al lo•ro signifiçato avvenire, non sono affatto o sono ancora scarsamente rappresentate in essa i grandi gruppi proletari della grande industria (minatori, metallur– gici, operai dei cantieri, lavoranti in legno, tessitori, addetti ai trasporti, op,erai non qualificati) che. co– stituiscono il .nerbo d,el movimento sindacale ingl,e-s,ee tedesco, e sono il fondamento di quel socialismo pro– letario, nel quale la lotta di classe e lo spirito di classe in senso marxista sono una verità reale e non una affermazione ideologica. Mentre all'estero il gros– so dell'organizzazione nazionale è dato dalle grandi Federazioni industriali, da noi i federati .dell'indu– stria aderenti alla Confederazione non sono rappre– sentati che in circa 85.000 soltanto, mentre 83.000 operai dell'industria dei me.sti,eri più diversi vi ade– riscono !)Cl tramite d-elle Camere del Lavoro. Del pro– letariato della grande industria sono confederati, at– traverso alle rispettive Federazioni, soltanto 9550 tes– sitori e 7900 metallurgici; dell'industri:i. de.i trasporti, e delle altre industri-e che altrove costituiscono la spina d-orsale del movimento sinda!cale, non aderi– scono che Sezioni locali ader,enti alle Camere del Lavoro, ad eooezione dei 5000 soci della Federazione dei lavoratori del mare. Della grande industria non è notevolmente rappres•entata che l'edilizia (29.000 soci circa), la quale, d-e,1 resto, ha carattere di grande industria solo nei grandi centri, e non è nemmeno la grande industria tipica meccanica; fioriscono, perciò, nei grandi e piccoli centri, le Coo!)erative edili:z,ie e le Cooperative di lavoro, caratteristiche, come dicem– mo, della industria artigiana. M·anca, qui,ndi, la ma– teria prima per un vero movimento di classe nel senso marxista: quelle grandi categorie prol,e,Larie de-Ila grande industria, nelle quali la lotta economica assum:e un carattere necessariamente di classe, ca– rattere che si va sempre più affermando col crescere

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