Critica Sociale - Anno XXIV - n.12 - 16-30 giugno 1914

CRttlCA SOClAtt 181 questi lo Stato (quand'è Stato di diritto, e non Stato di poli1;ia) ed i suoi agenti. Ora il primo a mettersi fuori della legge è stato il Potere costituito, col di– vi,eto arbitrario del Governo, con l'opera criminosa · degli agenti di Ancona. Legittima, dunque, una vibrata protesta del paese. E qui v.iene la questione strettamente politica. Antico, dichiarato, immutato riformista, io sono contrarissimo, p,er principio, allo sciope•ro g-enerale, quando, non si,a adoperato come arma di estrema di– fesa o, ev,entualmente, di supr,ema necessità, con chiara cosci•enza dei fini immediati che si vogliono raggiunger-e. E ciò pe•r una qu·antità di ragioni, che sar,ebbe tropp.o lungo sviluppare: per le per.icolose illusioni che può destal'e nel proletariato, il quaJ.e ha bisogno di organiz:wzioni e non di mili di cui pa– scersi; per la scarsa educazione civile e politica. delle folle, che troppo facilmente trasmodano dalla efficace protesta alla inutilità d,egli atti violenbi; per la distru– zione di ricchezza che po•rta con sè, e via dicendo. M.a, per ,quanto contrari.o allo sciopero generale, trovo che il Partito socialista e la Confederazione Ge– neral,e del Lavoro, che av,evano minacciato una tale forma di reazione al primo nuovo conflitto, si sareb– bero diminuiti di fronte alle masse, se non avessero tenuto, la paro-la. Se mai, bisognava guardarsi prima dal far,e una rrrinaccia di questo g.ener,e, che non ha s,ervito a pl'evenire l'eccidio ed ha ·impegnato poi gli organismi rappresentativi del proletariato organizzato a dirigere e contenere la grave agitazione. Ho scritto - proletariato organizzalo - a disegno. Perchè io mi rifiuto di credere, fino a prova contra– ria - e·, s·e la prova mi fosse fornita, non esiterei a d,eplorare egualmente, come ora faccio - che le vio– lenze di questi giorni sieno opera dei proletari orga– nizzati, che- riella stessa organizzazione devono essere stati ,educali ·a sentimenti di responsabilità e di di- sciplina. . Ce-rto, l'analisi delle stesse cause immediate· dei di– v,ersi moti di questi giorni e del loro andamento è cosa ardua e compl,essa. Non v'ha dubbio, per chi abbia il culto delle libertà, che negli stessi scioperi generali si dovrebbe rispet– tare la libertà di chi vuol lavorare e tenere aperti i propri negozi; tanto peggio per chi non sente la so– lidarietà col popolò che protesta. Ma quando, e da quale classe, è stato realizzato pienamente quest'ideale liberale? Non abbiamo visto - è storia di ieri - gli avvocaH, quando si, sono messi in isciopero, costi– tuire, qua e là, sq·uadre di vigilanza, e venire a pa– role, e talvolta a pugni (un fatto simile è accaduto, p·. es., a Pisa), coi colleghi, che non voJ.evano asso– ciarsi alla loro protesta? L'insipienza dell'au_torità po– litica ha pul'e, indubbi-amente, fomentato· alcuni fra i più gravi disordini: a Firenze, p. es., davanti alla Manifattura tabacchi, in un giorno di sciopero ge– nerale, a poca distanza dalla piazza dove s.i teneva il comizio, erano lasciate due. sole guardie. Le qual.i, cir– condate dalla folla, che, è stato detto pur da cronisti imparziali, fischiava e gridava solo contro la Mani– fa~tura tabacchi, hanno sparato ed ucciso un giovane·: ne Lia città, fino allora relativamente branqu"illa, .alla vista di quel cadavere, sono successi i primi gravi turbamenti. Ed anche dove disordini non erano av– venuti od erano stati assai, ma assai lievi, e pur dopo la fine completissima dello sciopero, non si sono in– scenate nuove dimostrazioni - da parte dei cosidetti uomini d'ordine (compresi, fra questi, i ragazzi, che BibliotecaGino Bianco l costituiscono quasi sempre la maggioranza nelle di– mostrazioni), i quali hanno picchiato i socialisti, che erano ormai, in giro per le strade, una piccola mi– noranza? S.ieno logici gli uomini d'ordine: o ripro– vano le chiassate, e devono stigmatizzare chiunque le faccia, si,eno giovani socialisti o giovani monarchici - con l'aggravante, per questi ultimi, che essi appar– tengono generalmente aJl.e classi elevate, a famiglie educate - oppur,e J,egittimano le belle imprese dei figli di papà, anche quando vanno a scagliare i sassi contro le finestre dei giornali che non la pensano co– me loro, anche quando, forti de-I numero, malmenano gli avversari politici che criticano pacificamente le loro manifestazioni, ed in questo caso non possono riservare i loro furori a freddo solo contro le d~mo– strazioni proletarie. Deplorevoli, anzi sconcie, le sas– sate contro le v,etrine dei negozi, le insegne, i fanali; ma quanti tavoli di cafTè, quante sedie, quanti bic– chieri non sono stati rotti nelle controdimostrazioni nazionaliste? Vergognosi gli insulti agli agenti ed ai soldati, quando non facevano che il loro dovere; ma, specie i primi, hanno sempre mantenuto la calma ne– cessaria? Ad Ancona, a Firenze hanno sparato ed uc– ciso per i primi; e l'educazione, che manca al popolo, non fa difetto agli agenti? E se è cosa tristissima ve– dere città desolate, al buio, con le strade seminate di sassi, è forse un Ji,eto spettacolo vederle imbandie– mte a festa, quando, da una parte e dall'altra, vi è stato del sangue? Purtroppo, un'assai melanconica constatazione s'im– pone a tutti gli osservatori ser,eni - e dovrebbero esservene in lutti i partiti -: quanto teppismo, in basso ed in alto, sotto la vernice della nostra civiltà! f: teppismo, infatti, l'insultare, sia col ribaldo corag– gio dei pochi che, almeno, si espongono e pagano di p,ers,ona, sia, e peggio, con la viltà anonl'ma della folla irresponsabile, coloro che compiono il proprio penoso dovere, come gli ufficiali e i soldati, opp,ure chi ma– nif,esla pacjficame-nte un'opinione divers.a da quella dell-a maggioranza, com'è accaduto or.a, da una par-te e dall'altra, e come avveniva, due anni or sono, ai socialisti che er,ano contrari a'll'impresa libica, senza che i giornali del cosidetto Partito liberale protesLas– s.ero. i::· teppismo ogni appropriazione dell'altrui roba, ogni distruzione inutile di ricchezza, sia essa com– piuta dai singoli (io ricordo un mio compagno d'Uni– ven-sità, che si divertiva a guastare il materiale ferro– viario, ed-è finito magistrato), sia compiuta dalla folla, quando, com'è,,avve,nuto a Torino, svaligia un furgone di sigari, o si accanisce stupidamente contro vetrine e fanali. f: teppismo ogni alto violento, che non sia esercitato in istato di legittima difesa, com'è accaduto n•ei giorni scorsi, da parte dei dimostranti di ogni colore, contro soldati, agenti, deputati di estrema, cittadfoi tranquilli, avv.ersari politici, e, purtroppo, anche da parte della forza pubblica, e come accadeva, nei me.si scorsi, contro gli antilibici, contro, p. es., quel disgraziato nivenditore dell'Avanti! o contro il re– dattore teatrale dell'Avanti!, che vennero malmenati, in Galleria ed alla Se.ala, dalla teppa elegante. f: tep– pismo ogni inutile provocazione alla guerra civile, venga essa da rooziona,ri o da sovversivi. Il Partito socialista, che dev'essere il partito che educa ed organizza il proletariato, e prepara l'ascen– sione del quarto Stato, e, a traverso la lotta - e non l'odio - di classe, mira alla distruzione degli ultimi privilegi ed alla gestione dell'azienda sociale da parte dei lavoratori, il Partito socialista, che non abbia

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