Critica Sociale - Anno XXIV - n. 11 - 1-15 giugno 1914
168 CRITICASOCIALE ·rebbe dire che c'è più spirito nella descrizione della pes~e che _nel_resto del Decamer?ne, -0 più ~losofia e più spmto m una bella carestia che non m tutta la filosofia dello spirito dì quel milionario di soldi e di dottrina che è il senatore Croce. Trova la folla che gettò giù la Bastiglia più sag– gia del ·Parlamento francese. Non ho niente da dire sul Parlamento francese. Sulla Bastiglia non ho bi– sogno d'indicare a Prezzolini, che sa tani de choses di Francia, il bello studio documentalo di Paul Sé– rieux .. Non è da pl'endere per or-o coniato quel che ne han fallo credere i controversisti e gli storici gia– cobini. Si tratta di una d,elle tante mistificazioni della storia. La Bastiglia era piena di pazzi, di de– generati, di criminali, di libertini contro natura. Ha avuta in quei tempi una funzione di difesa sociale quale oggi può averla il manicomio di Montelupo. Ergo ... bisogna andar adagio con le preferenze. Io, per altro, 'non esito a preferire, all'idealismo at.luale spiritùaliz1.ante là guerra, il materialis1po economico di ... Platone, Il quale dice nel Fedone: « Le ribellioni, le guerre e battaglie non le fa che il corpo con Le sue voglie; imperocchè dalla bramo– sìa cli arricchire scoppiari le· gHerre;- e le ricche2ze si bramano per il COI"po,per lisciar lui ». E, nell'interpretazione del fenomeno fraterno del– la guerra, il nazionalismo, preferisco (giacchè an- . che Prezzolini pal'la di europeizzazione dell'uni– verso) un altro· filosofo: . _oc Il commercio e l' ·industr.ia , lo scambio dei libri e delle leLlere, la com-unità di tutta l'alta coltura, il ra,pido mu 1 tare abitazion~ e pa-e&e,la vita nomade od.iern.a di tutti coloro che non possiedono terra - queste circostanze portano seco di necessità un inde– bolimento e infine un annichilamen,to delle nazioni, almeno delle nazi·oni e,uropee,: sicchè ne deve nascere, in conseguenza d'incroci continuati, un-a razza mista: quella degli uomini europei. Al qual fine attualmente contrasta, scientemente o no, la &eparazione delle na– zioni mercè la provocazione d·elle inimicizie nazio– nali, ma quella mistione procede av-anti lo stesso len– tamente non ostante queste correnti avver&e del mo·– mento: questo nazionalismo artificiale è, del resto, non meno dannoso di quel che sia stato il cattolici'&m-0 artificiale, perchè esso è nella sua es&enza uno stato d'assedio forzalo che è imposto da pochi a molti ed ha bisogno di furberia, di bugia e di v-iolenza per man– tenersi in credito. Non è l'interesse dei molli (del po– polo), come si va dicendo, ma prima di tutto l'inte– resse di certe dinastie principesche, poi quello di ce1,te _classi .del commercio e della società, che con– duce· a questo nazionalismo: una volta che si ~ rico– nosciul-o questo fatto, non si deve temere di pre&en• tarsi semplicemente wme buon Europeo e• con la propria attività lavorare alla fusione delle nazioni. .. ». Parole che sembrano di un socialista dei nostri giorni e furono scritte da Nietzsche or sono ornai quarant'anni. Sono simpatici, a volte, questi filo– sofi-!Peccato che troppo spesso amino dare un colpo al cerchio ed uno alla botte. ALUERTO VEDRANI. At prossimo numero: Allredo -oriani <li A. LANZJLLo. Biblioteca Gino Bianco RRALrrÀ E POLITICA ESTERA • La politica estera è uscita per sempre dal campo del sentimento e della fantasia per entrare In quello della realtà•· RASTIGNAC. · La·. storia delle p·arole, non meno ·che la storia 1legli indivldui e dei popoli, a primà vista, appare rlominata· da quell'idea capricciosa e cieca, che. è la fortuna. Un filologo potè ·scrivere uu libro, appunto, sulla fortuna delle parole. Le ·parole, come ·1e foggia del vestire e le consuetmliui so– ciali, quali che siano le grandi vicern'le della 101;0 esistenza, vanno soggette, inoltre, all'inflt1enza an– cora più variabile della moda. Vi è il termine, non meno che il figurino, all'ultima· ·moda. Una espressione, una frase, sbuca fuori non si sa ·donde, e si sente ripetere non si sa perchè. Da principio espriml3, di solito, una mezza verità, ma finisce, nella bocca di tutti, col non significar niente, an• che se chi la dice ·è una persona d'ingegno. · La paro1a di moda è, oggi, la 1·ealtà. Si vuole giustificare una spesa enorme per ·gli eserciti, ò una disastrosa spedizione coloniale, o la visita a corte dei riformisti, e si parla di realtà. E' una parola comoda, perchè non significa nulla; rli pre.,– èiso. I filosofi si stanno accapigliando da un pezzo, oon poco costrutto, appunto per stabilire nhe cosa sia la realtà. Naturalmente, la parola di moda trova la sua più larga applicazione nei riguardi della politica estera, perchè i rapporti internaziona)i · sono il prodotto di un gran numero di fattori, e molti di questi sono sconosciuti alla stampa ed al pubblico; compie quindi anche più utile ufficio, in questo campo, una parola che tien luogo di una consta– tazione di fatto o della manifestazione di un'idea. Rastignac, che ha cessato di essere· l'articolista p1·incipe, in favore di ogni causa di libertà e di progresso, e si è costituito portacoda azzoppito, dietro gli scrittorelli boriosamente vuoti del nazio– nalismo, ha 'proclamato, in un recente articolo, che la realtà, ormai, domina sovranamente la po– litica estera. E, per fortuua nostra, non è difficile capire che cosa sia il uuovo realismo politico. La realtà - egli seri ve - prende il posto del sentimento e della fantasia. E, più avanti : per le grandi nazioni, la politica di espansione sostituisce la politica di confine. " Il nazionalismo sarebbe la più misera e la più triste delle dottrine se so– stenesse sul serio, che si debbano preparare stragi e m0.ssacri fra· le genti d'Europa, perchè l'uno o l'altro dei paesi malcontenti si a:rrotondi di qualche provincia o si incoroni dell'affluente di qualche fiume,,. • Qui la realtà significa, in lingua povera, il cal– colo egoistico, scompagnato da qualsiasi conside– razione di' affinità: ideali o di ideali repulsioni, e ra politica di-espansione significa 'Ja rapina e lo sfruttamento di terre straniere, in luogo delle rl, venrlicazioni nazionali, ormai lasciate da parte. La prosa domina la politica della borghesia, fatt_a adulta; l'Italia,· che si vanta democratica, è legata al carro dei due Imperi centrali, che for– ma_no la coalizione più avversa alla libertà e a,lla rle~ocrazia, e .nazionalismo ed imperialismo, dot– trine di violenza. brutale e di cieca avversione agli altri paesi, prendono il posto del vecchio patriot– tismo garib,i.ldino e democratico, fondato su un diritto eguale di tutti i popoli all'indipendenza na- zionale. · Non- per nulla si cita, come la manifestazione tipica rlel realismo l)olitico italiano,·l'aver reso più E1aldo il vincolo della '1.1ri plica Alleanza.
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