Critica Sociale - Anno XXIV - n. 11 - 1-15 giugno 1914
CRITICA SOCIALE 167 · 6UEHRl6L·IA' ·DOHTHO Lit GUERRA ,; Non si colla.bora al mondo con l'abbrac– ciamento, \na con la polemica. PREZZOLINI: la Voce, 1914,N. 8. Netfafl'CIÌ.{?;olo .N. 8 del' 28 aprile, la Voce, Rivista Fiorentj.l}l'J.:, d'icrealismo militante, loda,. attraverso Wilson,., la. guerra e stronca, attraverso il cane di Mannheim, gli .psichiatri. Che gl'idealisti abbiano per gl\ psichiabri una simpatia la. quale solo· è s11- perata da qµella eh.e per i.medesimi professa il pro– fessore Bossi, non è meraviglia. per più ragioni : lo psiçhiatra appende (per. dirla. alla Bergson) la psiche _.:;illa corteccia. cerebrale, laddovediochè il pro– fessore ,Bo,ssi la pone nell'utero. e annessi (nel ma~ _sehio f.a ragi.one tu, lettore, dove la si abbia da lo– calizzare), e l'idealista la vuol diffusa da per tutto e, com~. :dice la Voce, anche nelle pietre .. lnde irae. ' Dice la Voce che la filosofia confida che gli psi– chiatri mo-lto apprenderanno praticando con gli ani– mali. Il che, in luog.o d'offend,ermi, mi ricorda Na– ' poleone, il ·qu~le a S'ant'Elena raccontavk. di un suo viaggio notturno a traverso un campo di bat- taglia. ' « A un tratto - egli diceva - un cane, sbucando di sotto le v,esti"d'un cadavere, si sianciia verso di noi, e subito ritorna •al suo nasco-ndiglio, mettendo dolorosi guaiti; esso leccava per qualche istante la faccia .del suo padrone e torruav,adi cor&a a noi co– me per i~lorare aiuto e vendetta insieme .... Mii fer– mai involontariamente a contemplare quello, spetta– colo•, dicendo fra me: Quest'uomo ha forse degli amici; ne ha fors,e nel campo, nella sua comp:agnia, e giare qui abbandonato da tutti, fuorchè dal suo cane! Qual lezione ci dà la natu,:a per mezzo di un animale!... Io avevo, senza commuov,~rmi, ordinato battaglie che dovevano deèidere della sorte ·dell'eser– cito, avevo veduto ad occhi asciutti eseguire mosse che .traevano seco la p,erdita di un gran numero d,ei nostri; ed ora mi sentivo tocco nel CUO,J'e dai gemiti e dal dolore di un cane!». Vogga dunque il neoidealismo che non soltanto gli psichiatri possono imparare da -un animale; ma anche, nell'esercizio dell,e sue funzi.oni, il dio stesso della guerra. A proposito della cui « collaborazione al mondo » vorrei ,esprimere .qoolche dubbio e -0sare qualche obbjezionie. Non dite che sono chiacchiere inattuali., fatte per ammazzare il tempo. Sapete bene che il nazionalismo,, non sazio degli allori Libici, vuol condurci nell'Asia Minore alla conquista di qualch,e Troia. Nell'arti,colo dell'amico .Prezzolini - tutto assio– mi, analogie; .sc,orci, ombre, baleni - cerco invano le ragioni, per forza delle quali un umanitario mar– cio,, come me, frutLQ autunnale del secol-0 decimo– nono e mal tollerato in questa primavera sacra. del ventesimo, dovrebbe convertirsi ad ammirare ed amare la guer_ra cotne una bella amica sanguigna del genere umano. E Prezzolini ha l'intell,etlo così vigile e provveduto di cultura che, se le ragioni ci fossero, certamente le avrebbe scovate ed esp·res~ se da quell'ampia organatura del suo cerveHo, pardon! volevo dire dalla Libertà del suo. Spirito. Ma egli non è riuscito a dare· se non aforismi di dubbia consist,enza. Qualche esempio : q Capisco coloro ché negano la guerra·:.. ;Non oap:i– sco coloro che fanno distinzioni• fra guerra- è guerra». . Qui a confutare ci pensò egli stesso, Prezzolini,• .sul nascere dell'imp'resa_ Libica, avversandola egre– giamente. Il che vuol dire, immagino, che anch'egli, al bisogno, fa distinzioni tra guerra e guerra. « La guerra è p.er certe persone l'unica forma pos– sibil"t; di partecipazione_ alla civiltà umana». A quali persone vorrà alludere? Se intende la povera gente, nego. Ma come? Questa gente che apre il· ventre delle montagne al passaggio della locomotiva alla velocità di settanta chilometri· l'ora, che s'arrampica a tendere i fili della corrente elet– trica, che mette insieme i caratt,eri per la stampa di queste piccole pa-role, le quali pure tavoltà tuo– na.n più lungo, tiran più lontano e conquassan più forte di qualsiasi artiglieria - come diceva il buon Giordani - questa gent,e non partecipa essa e non collabora alla civiltà umana? · « Alla grande maggioranza non è dato altro eroi– smo che quello concesso da una trincea ... L'eroismo sembra ai nostri sognatori una cosa inutile come ai cliirurghi faciloni sembrava inutile la ghiandola tiroi– de. Ma col tagliar questa facevano dei cretini e con lo spegnere quello faranno dei vigliacchi ». Prima di tutto, condoglianze allo Spirito, il quale con t·utta la sua libertà se ne sta - per testimo– nianza cli uno de' suoi più strenui assertori - alla dipendenza di una vil ghiandolelta come la tiroide, di cui, tutta prem,endola, non si farebbe w10 sco– dellino di salsa. In secondo luogo, condoglian·ze al– l'eroismo, il quale, per sussistere, ha bisogno di cotesta cantaride della .trincea .. Oh! povero eroismo umano, volete farlo - come diceva la Bartolomea a messer Ricciard-o da Chinzica - rizzare a maz– z?ta? ~ff.ogatelo _in 1;1n cesso piuttost-0, se c'è neces- sità d1 tah spedienll. · Non c'è bisogno di suggerire a un intelligente come Prezzolini che ci sono oggi, fùor della guerra guerreggiata, mille forme di attività creatrice e non distruttive, nelle quali il meno che si rischia è la pelle. Alla gente ricca che ripugna al mite eroismo del lavoro quotidiano, le ascensioni, le aviazioni, le esplorazioni possono essere sostitutivi e sublima-. zioni di energie guerresche. Un autentico ero.e Ga- . ribaldino, Angelo .Masini, aveva trovato più mode– sto sfogo alla sua manìa cli tirar fucilate: « quei cl' Argelato raccontano - così scrive lo storico Vit– torio Fiorini - che egli aveva lo strano gusto di alzarsi per tempo a girare per le strade per pren– dere a schioppettate l'un dopo l'altr-0 certi vasi ... non di fiori, che durante la notte gli abitanti di quel' paese avevano l'igienica abitudine di mettere fuori della finestra». Si raccomanda il metodo, co– me sfogo dei loro istinti bellicosi, a molti guerra– fondai che fin d'ora ci han rotto solamente le sca- tole. . . Con questo il grosso d,elle argomentazioni di Prez– z-olini si può dire superato. Il resto son gusti, pre– ferenze, equazioni, ornamentazioni. Un cattolico che va a messa gli piace più dei· cattolici che vanno al Parsifal. O perchè? Il Parsifal è mezzo venerdl santo e mezzo giovedì grasso come la prosa del cattolicissimo Tommaseo: il giovedl grasso e il ve– nerdì santo fanno parte del calendario cattolico. Gli J?iace più un borghese che sfrutta i suoi ope– rai, dei borghesi che fanno i socialriformisti. Ahimè! senza i borghesi socialiriformisti non so a che punto sarebbe la questione operaia, checchè dica quel pover uomo di Giorgio Sorel. Crede che ci sia più spirito in un campo di bat– taglia che nel gabinett-0 di un professore. Ma si può far p~ragone di cose così eterogenee? Tanto var-
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