Critica Sociale - Anno XXIV - n. 11 - 1-15 giugno 1914

170 CRITICASOCJALE mire della Germania à crearsi una base navale nel Mediterraneo. * * * Mentre l'Italia opera direttamente ad accrescere la potenza del suo vicino di nord-est, che contem– poraneamente considera come un pericolo ed una minaccia, essa si crea delle difficoltà e. delle ra– gioni di debolezza, per affari che riguardano esclu– sivamente le sue alleate. La gara pazzesca di armamenti navali, con na– zioni infinitamente più ricche e potenti, a cui si è spinta l'Italia, non può trovare nemmeno un pretesto in pericoli, o opposizioni preesistenti, ed è esclusivamente il risultato del suo atteggiamento di questi ultimi tempi. La Francia non ha, e non può avere, alcuna velleità sulle provincie italiane del confine nord-ovest. Nemmeno la rivalità per la preponderanza nel Mediterraneo poteva creare una opposizione fra l'Italia e l'Inghilterra e la Francia, tanto che la bella impresa in Tripolitania ::ii è menata a compimento in base ad accordi preesistenti fra le tre potenze. E' solo a cose compiute che ci accorgiamo di avere nelle potenze mediterra nee d egli avversari e dei concorrenti, proprio quap.do fa comodo ai due Imperi di ado– perarci contro d i esse (1). Se la posizione di sentinella avanzata della Tri– plice mette l'Italia in cont,rasto con le grandi po– tenze occidentali, il procedere di conserva con l'Austria la fa partecipe degli astii e delle anti– patie, eh~ la politica austriaca si è attirata da tutto il mondo. slavo e da tutti gli Stati balcanici. La penetrazione pacifica ed economica nell'Oriente prossimo, a cui la posizione geografica ci rende– rebbe più adatti, non può che venire ostacolata da chi ha giusti motivi per considerarci nemici. Alle difficoltà dell'ambiente ostile si aggiunge, poi, la minore potenza economica., per il drenaggio sempre maggiore di capitali destinati alle spese militari, conseguenza della nuova fase inaugurata nella politica estera. E' così che lo Stato italiano va risolvendo, con criteri realistici, previo abbandono di ogni precon• cetto ideale, i problemi della sua politica, crean– dosi ragioni ò.'inferiorità e di soggezione verso quegli Stati dai quali ha motivo di temere, e ra - gioni rii inimicizia da parte delle nazioni che più gli dovrebbe premere di tenere amiche. La nuova fase politica, che è poi un ritorno al crispismo invecchiato e peggiorato, ha già clato origine ad un nuovo stile giornalistico. lJno stil novo, però, che non merita la qualifica di dolce. Il suo carattere fondamentale è il cinismo. I due criteri con cui si orientava la vecchia democrazia nelle questioni internazionali - il prindpio di nazionalità e la simpatia pei paesi liberi e per le -cause di libertà - sono derisi svergognatamente. E con essi, ogni determinazione sulla base dei principii, nei rapporti internazionali. Si dimentica così, che appunto perchè le. idealità sono la tras– formazione e la sublimazione di condizioni cli fa.tto e di interessi di_gruppi, la mancanza di esse, e il perseguire confessatamente l'interesse nudo, è segno di inferiorità. E' segno che le condizioni determinanti la· vita e il carattere di un gruppo sociale non hanno ancora, o hanno già perduta, ·1a potenza di generare un mondo ideale. Le I)azioni e le classi destinate a vincere si sono sempre af– fermate in nome di un'idea. Eri han sempre of– ferta la mano, in soccorso, a coloro che lottavano (I) Anche l'attuale tensione dei rapporti Italo-francesi per li trat– tamento reciproco del sudditi tripolitani e tunisini, è una conse– guenza de!la pollltca generalo Italiana. BibliotecaGino Bianco per la stessa idea. L'Inghilterra, al tempo di Eli– sabetta, di Cromwell e di Guglielmo III, fu la protettrice dei protestanti in tutti i paesi di Eu– ropa; la Francia della Rivoluzione e di Napoleone abbattè il vecchio regime dovunque giunsero i suoi eserciti, e il socialismo contemporaneo è ani– mato dallo spirito di solidarietà universale. Una politica che prescinda dai principii è una politica di interessi meschini, poichè gli ideali non sono che interessi di massa, allo stato eroico (1). Il cinismo di questa letteratura è reso soppor– tabile solo dal fatto che esso corrisponde allo stato d'animo di eh i la sc.d ve, ma l'esaltazione· perpetua della forza, che troviamo negli stessi articoli, non ha nemmeno tale attenuante. · Il 0ulto della forza brutale è sempre rivoltante, ma può aver carat– tere di serie~à, se è professato da chi ha diritto di sentirsi forte. Diviene la più miserevole forma di follia, quando questa esaltazione è fatta da un debole. La nuova retorica giornalistica, adottata dal nazioualismo, è cosa che fa sdegno e pietà. * * * In verità, la' politica estera e coloniale italiana non potrebbe essere più esiziale al paese. Quali ne siano. gli effetti immediati· sull'economia nazio– nale e sulla finanza· dello Stato, è, oggi, anohe tropp,o evidente, e la leggen~a della ricchezza na– turale della Libia non si racconta più, ormai, nep• pure ai bambini. Non vi è nemmeno il conforto, per que}li che sarebbero disposti a consolarsi così, della potenza militare o politica. Un esercito sproporzionato alle risorse dell'economia nazionale - avvertiva Salandra, proprio mentre chiedeva nuovi denari per le armi - è causa di. debolezza e non di forza. Un aumento di te1:ritorio, senza un proporzionale aumento dell'esercito e della marina - ammoniva un deputato nazionalista - indebolisce invece di rafforzare. Nell'un modo o nell',altro, il potere e il prestigio dello Stato ital1ano precipitano invece di aumentare. · E' proprio di questi gi'Ol·ni H vot~ del Senato americano contro l'ammissione degli emigranti analfabeti, diretto specialm(;lnte a colpire gli ita– liani. Anche ad esser convinti, come un altro ar– ticolista del nazionalismo, che un paese analfabeta uel secolo ventesimo non deve vergognarsi della sua ignoranza, solo perchè Omero e Carlomagno non sapevano scrivere, non si può negare che chi ci chiude la porta in faccia dimostra chiaro che nè ci stima., nè ci teme. Ma le peggiori umiliazioni vengono, come sem– pre., all'Italia dalla sua alleata, l'Austria. Gli ita– liani d6ll'Impero Austriaco sono trattati oggi peggio ò.i prima, e l'Università Italiana a Trieste è più lontana che mai. Il ministro Di San Giuliano deve essere., per impudenza e incoscienza, degno suc– cessore di Tittoni, se ha potuto recarsi a ringra– ziare il suo collega austriaco di simili attenzioni, dopo aver proclamato che è finita, per l'Italia, l'epoca della politica remissiva.· Pare quasi che i ministri italiani abbiano tutti faccia da scemi, perchè ogni colloquio dei ministri austriaci con loro è seguito da qualche atto ostile all'Italia. L'in– tervista con Tittoni fu seguita dall'annessione della (1) Arturo Labrlola è, anche In ciò, a rimorchio del nazlonollsJI. .Egll, Infatti scrive: "I pubbllolstl francesi che. si ricordano a propoè 0 1'fo di questo problema del p1·1nolplo di nazionalità e altre anticagli e del quaràntotto, dimostrano· sempllce.,;ente che si appigliano a un pretesto. Quando 11prlnòlplo di nazionalità colllil.e con gli Interessi di un'altra na,ilone, esso ev:dentemente non è più appllcablle, e oc– corre li ricorso a un altro principio ,. Messaggero, _Il aprlle 1914. - Questo ragionamento si sarebbe potuto opporre all'unificazione del• l'Italia, che collideva (e oome I) con gli Interessi dell'Austria t

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