Critica Sociale - Anno XXIV - n.10 - 16-31 maggio 1914
CRITICA SOCIALE 147 gli idealisti rivoluzionari a proposito delle riforme, della cooperazione, ecc., che cioè si dis.tragga troppo l'anima del Partito stesso dal principale còmpito suo politico e rivoluzionario, dall'ideale estremo che -deve essere l'oggetto parti,colarissimo della propaganda - così necessaria e così negletta - di tutti i giorni? Un eccesso di idealismo di pensiero non ci avrà oo- - stretto ad un eccesso di praticità di azione? Non turba il pensiero che i nostri propagandisti.(e sono· così pochi quelli veramente buoni!) stanno tutti per diventare almeno ... assessori? Assorbiti nelle « pra– tiche » che sono cli natura riformiste, a chi, lascie– ranno la briga dei « discorsi » che suonano, come riv-oluzionarì? Ma - ornai - quel che è scritto è scritto. I fati trascinano-. Il Partito- troverà in sè le energie per su– perare il cimento. E l'obbligo, anche eccessiv'o, del– l'azione amministrativa quotidiana gioverà - anche troppo -- alla frazione nostra se tempererà con ·1e sue inevitabili angustie l'empito· messianico di certi rivoluzionari. Noi - socialisti - ridotti a noi soli, , col proletariato- - di fnonte ai nuovi doveri incomJ benti dovremo per forza diventare tanto savi quanto fummo audaci. Cosi è la vita, complessa, multifor– me, contraddittori.a e pure governata da una sua lo– gica che non si spezza, in cui la sostanza finisce sempre per avere ragione della forma. Come si vede, una riflessione _di quindici giorni non ha corretto in noi l'impressione ottimista pan– glossiana che esprimemmo subito appena tornati dalle assisi ciel Partito. E Mantova ci ha ancora ac– cresciuta in cuore la fiducia'. Il Partito vive, il Par– tito è in campo! Ecco ciò che importa. Ecco ciò che è necessario. Il resto lo- vediamo noi pure: verbali– smo, jattanz-a, infatuazione, scarso sens-o di rrespon– sabilità, poco zelo di coltura, più medagliette che opuscoli; più evviva che ragionamenti, più bandiere che libri. È la scellerata giovinezza che si ri-nnova, con tutti i suoi vizi detestabili. Ma anche con qualche sua virtù ... Nessun broncio pertanto. Il Congresso di Ancona, che ha vinto l'omaggio della stampa bor– ghese sopratutto per i suoi bei gesti (l'ostracismo ai massoni, l'intransigenza elettorale assoluta, di cui sperano approfittare i preti e i padroni - che no-n si separano mai) vince anche il nostro - malgrado i doveri che esso impone alla nostra frazione di re– si.are viva, vigile e laboriosa per aiutare il Partito a mantenere ed accrescere ciò che si è palesato, ger– moglio veramente forte e nuovo e per sfaldare tutto ciò che è, manifestamente, scorie fracida e vana. Ma coloro che hanno la res·ponsabiliLà prima del-_ l'azione socialista, la nuova Direzione del Partito, e quella del giornale, pongano mente: O essi lavo– rano a tenere saldamente unite Ancona e M'antova, il Partito e la Confederazione del Lavoro, il partito di classe e... La classe, il pensiero e l'azione, lo spi– rito e 1-acarne, la « rivoluzione-fine» e 1-e « riforme– mezzo », oppure tutta la nostra strombazzata « rina– scita» precipiterà corrie un castello di carte, o come uno scenario di teatro quando s·i spengono i lumi, a raperesentazione finita. Per conto nostro siamo sempre ugualmente pronti - senza preconcetti - così a collab?"rare come ad oppugnare la loro opera; a seconda c1 parrà secondare o avve-rsare cotesto v-ero porro unum et necessarium - sempre ed unica– mente preoccupati della fortuna del proletariato e della grandezza del socialismQ. Sul Congresso di Mantova e sui rapporti fra Socia– lismo e organizzazione operaia pubblicheremo an– che un interessante articolo e/i FAUSTO PAGLtARI. Ma ~l fascicolo prossimo. BiblfotecaGino Bianco UHC-OH6HES50 DITHDHSIZIOBE L'episodio antimàssonioo di Ancona ha messo nella penombra il Congresso. Avviene sempre così, special– mente in un paese giovine e teatrale, quando un fatto, o un incidente, emerge sugli altri per drammatiéità, e stuzzica' la voglia di emoz-ioni del gran pubblico cu– rioso. Il duello oratorio, Mussolini ohe sale alla tribuna e chiede sanzioni più recise e.... ghigliottinanti per i massoni, Raimondo che tenta la difesa con le risorse dell'alto ingegno e della consumata perizia forense : c'era di che empir la platea e di che mettere in or– gasmo il loggione: c'era da impinzare i resoconti e le cronache dei giornali, contornando il "piatto del giorno ,, con le salse piccanti dell'intervista, dell'indiscrezione, del pettegolezzo, della profezia. - Quanti sono i de– putati socialisti, massoni? Quindici, trenta, cinquanta .... - Qualche giornale, a buon conto, oe li aveva messi prés~ra 'poco tutti, oaloolandò poi, mercè le smentite, di identificare, per eliminazione, i veri colpevoli. Così si fece anche per il " patto Gentilqni •· Intendiamoci. La deliberazione antimassonica ha avuto per me un notev~lissimo significato, sopratutto morale; e non importa se inoonsaputo o " subcosciente ,, nel Partito _e nei congressisti. Non fu solo la transigenza e il bloooardismo che si volle· colpire con quella con– danna della Loggia. Fu tutt'un'abitudine di politica (entro e-fuori del Parlamento) odiosa e rancida: la po– litica - nel vecchio antipatico senso della parola - dei politiconi e politicanti di mestiere, dei furbi di professione; dei sopraffini _laureati; la politica dei se– greti, degli intrighi, dei compromessi abili e misterio~i, delle manovrette sottili e astute. - È la politica, in fondo, dei villaggi d'Italia, dove le elezioni si facevano (o si fanno) ~lavorando" (mercè fili e relazioni e pas– sioncel~e e interessucoli e pettegolezzi di retrobottega di farmacia) questo o quel grande elettore e gruppetto relativo. È la politiéa cospiratoria, per necessità prima e poi per· gusto, d'un paese che era senza libertà e senza partiti. La Massoneria, SE}nz' averne essa tutto il monopolio e sola la colpa, è la cristallizzazione e la sistematizza– zione di questa trista eredità. Il Socialismo se la sen– tiva intorno come una r.ete, un'edera che abbraccia in giro e penetra dentro fra pietra e· pietra. E sentiva che questa politica contrastava troppo con l'aU1·a ·po– litica -· '1a sua, o quella ohe dovrebb' esser la sua, quella dove l'onestà coinciderà sempre di più con i'abi– lità - fondata su classi e su partiti, su interessi e su ideali ben distinti, e fatta di libere discussioni e di azione dichiarata ed aperta. I filosofi, che abbondano· anche nelia Massoneria, con– tinuano ancora a bizantineggiare, con dei dilemmi ri– gorosamente logici, sulla compatibilità negata ad An– cona. E non sentono ohe la vita, la quale non è fatta di pura logica nè tanto meno si contiene entro i due corni d'un dilemma, insorgeva essa contro la montaute infiltrazione massonica, perchè ne avvertiva la contrad– dizione col ·socialismo, perchè iniuiva che, nella pra– tica, anche il sospetto turba e indebolisce come la realtà! Eppure, nonostante l'importanza reale e l'innegabile significato, la discussione e la delibera antimassonica di Ancona fu episodio. Il fatto stesso che in essa s'ac– cordarono compagni di tutte le rive, e contro essa si ,
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