Critica Sociale - Anno XXIV - n. 8 - 16-30 aprile 1914

124. CRITICASOCIALE sunto di A. Crespi. A noi basta far valere che la soii– darietà di classe, che fa positivisticamente leva sopra un egoismo-altruismo sufficientemente vasto, forma per il proletariato una filosofia di esperienza e di ideale che può adeguatamente rispondere al bisogno di un verbo nuovo, che dialetticamente ed eticamente superi quello delle classi le qnali, nel loro vantato " idealismò ,,, ac– cettano e praticano senza scrupoli lo sfruttamento ca– .pitalista, l'oppressione delle moltitudini, la politica dei monopoli, degli armamenti, della guerra, della disper– sione dei" nativi,, e del sistematico rimbarbarire delle ra-zze nell'umanità martoriata dallo knout, dalla forca· e dal cannone. Oltre di ciò, o~sia, oltre dei suoi frutti, non ci inte– ressa politicamente la: conoscenza della essenza del– l'albero.· Ma le nobili parole avveniriste di Angelo Crespi hanno tutta la nostra approvazione. Noi pure siamo assetati di universale e la nostra ·santa lu~inga è di· pervenirvi per virtù di sublimazione, ossia per virtii. d.ella. progressiva._ conquista de1J 'u0ip.o.su &e 1 stesso e sulla natura, svelata e doma. STORIA DI UNA DEFORMAZIONE I. - Un 1•ico'l'd6 ricordo recente. Plovevano fischi e legumi. Quattromila faccia all'in– torno erano rosse, quali di coÙera, quali d'ilarità. Ma fra i pochi assertori plaudeT)ti (riconoscibili dalle· folte chiome giovanili) uno specialmente véniva segnato a dito, là su nel vasto lubbione d~l Dal Ver_me: Fifippo Corridoni. - S'io fossi stato a quel po11to (fu udito gridare ad un tratto, coll'indice teso verso uno spettatore fischi11nte) m'avrebbero già arrestato.... · l•'u rimorso? Pietà? Soggezione delÌ'improvviso inter– locutore? Certo, a quelle parole, la tempesta calmò ad un tratto. In quel momento il confer~nziere - il poeta Mari.ne~ti .- impavido fra i proiettili passatisti, si asciugava sull'alta fronte l'impronta succosa d'unà mela appfola. (}uardò in su, come a ringraziare il suo impre– veduto difensore; e poichè la calma - grazie alla vi– gorosa apostrofe Corridoniana - pareva tornata, tornò a dir male dei socialisti'.... . . II. - · Antisocialismo futiwista. • t • • Nessuno ignora, infatti, come il program_ma politico futurista si riassuma nel motto: " odio al clericali.smo; odio al soc-ialismo ": specie di spada a due tagli, di Medusa a due faccia con cui il nuovo Perseo compirà la sua ges~a,"liberando l'Italia.Andromeda dal mostro passatis.ta . Qo1ne anticlericale, veramente, esso è un pochino in ritip:do: tant'è vero che gli Dei se .ne sono an,dati da uii, pezzo, e che l'autorità papali, non ·governa ;>iù che i balli della moda. Come antisocialista, poi, esso segna l'ultimo travestimento di que_lnazionalismo, che-un uomo d'ordine, l'on. Luigi Luzzatti, ha definito la ca.rioatw·a del-patriottismo. Caricatura d'una caricatura, dunque. Ma le- simpatie di Corri doni, come si 8piegano? . Si spiegano perfettamente colla legge· d!Jgli estremi, i quali in politi.ca _son soliti toccarsi colla proyerbiale facilità .. Da un'aurora sindacalista a un crepuscolo na– zionalista (e ne _abbiamo avuto, in Italia, degli esempi!) la coerenza d'un uomo può durare quanto la rosa di · BibliotecaGino Bianco. Malherbe, quanto un foglio di calendario. E voi sapete da mme esperienze come il sindacalista e il guerra– fondai.o, m11lgrado le opposte divise, abbiano secrete parentelf:l che. un giorno o l'altro, inevitabilmente, riav– viciuerann) il violento della bomba al violento del cannone. Tutte le esagerazioni si e.quivalgono. Forse Lucifero, il demonio, non era stato ang~lo una volta? Oggi Corri doni applaude Marinetti; domani, l'arcangelo sindacali8ta, sarà un na,,,;ionalista indiavolato. Tutti i demagoghi si equivalgono: quelli del comizio e quelli del cenacolo. Per fortuna l'antisocialismo futurista non è stato - come vedremo - che una modesta " risorsa " d'innovatori in fallimento. '. { III. - St01•ia d'una . coope1•ativ4.:' Gli è che il movimento ·Marinettianò, trasferendosi dal ceuacolo in piazza, obbediva a una necessità ·vftale. E quel sopraggiunto programma anticlericale e anti– ~ocialista - cosi strano e cosi ingiustifìcato in una associazione d'artisti ..,- voleva dire che siccome i lib1'.i', i quadri, le musiche non bastavano più, occorreva la 11,ouvaille politica d;i. rinforzo. Non si pena, infatti, a constatare la vanità dei loro sforzi a procedere per le varie vie dell'estetica, in cui - impugnando scuri e · fiaccole - s'erano incamminati.• È noto come:il movi.,. mento futurista s'iniziasse da una ·scuola· 1ettèrarla. Ma "'scuola,,, veramente? 'O non piuttostò un•·adunata di cervell,i giovanili, quali geniali, quali bislacchi, ·mossi . a stringersi in cooperativa da una grande impazienza di notorietà e di buon umore? Quale novità d'idee, o soltanto d'accenti; essi ci avevan rlvelato? Ripetuti il versò Hbe,ro e il· libero -metrl);ggio dal Corazzini ·e di!, altri, a lor vo'lta imbeccati, :a'ai f~ancesi, che, ci ave van dato in sostanza? Parvero, in queg1i anni, rievocate :Je • mode chiassose del Marino, e la conseguente condann1;1, alla striglia det poeti che non ·sap·essero " stupire ,, ; parvero, ·i nuovi venuti, provare col Dide{·ot essere· il gusto dello ·straordinario. carattere di mediocrità, e nulta più. Marinetti, tFascmand!o un-magni-fico ingJJgnò di prosatore, rifaceva in versi senz'ala motivi ·e• pose del decadentismo pariginò. Buz2.i, il più forte, masche– rava male un tenace amore del sent.imento •e deHa metri ca tradizionali: .... Le colombe svolava1io_, · la musica sloimiva, · . , ' at Fornm·etto ardeva 'la lampada più viva;... •" ' Pa1azzeflèhi, ìI piu fresco, •si 'li~itav\' a 'fa:r· dell'um~:: 1'ismo coll'a~ia ibarazzina d'un Rimbau,d ·giovane. Ga– vacchioli informava versi di pura·maioHcà::·· lucidissimi di fuori, vuoti di dentro .. Auro d'.A.lba e Manzella-Fron-· tini facevano i funebri, i voluttuari, i' frenetici, i Bau– delariani. E Cor-rado Govoni chiudeva in " fiale n cri– stalline lagri.Jne vecchie di ;ettant'anni ·sui gigli e le campane, le gatte in amore e le monaceUè degli ospe- dali. ' I pittori vennero in seguito, appena· s'accorsero ch'e la trovata faceva rumore, e vennero. a sciami, come le mosche quando il miele è s·ulla tavola. Èrano stati, fino a quel giorno, pittori come sono tanti sui ·vent'anni, limitando la bizzarria· a dipiuger case gobbe, piante , iolette e aùtorfti:atti circonfusi da tesle di morto. Ma dal giorno del nuovo Lattesimo anche l'opera mutò. Tntto spari . in un'anarchi!I, di rette· e - di cerchi, di macchie e di piani; ogni quadrq e'bbe. _per. titolo "La Notte,,. E quanti chiesero la spiegazione dei re~u~ tac– ciarono di presunzione; poichè non è iecito, af beoti

RkJQdWJsaXNoZXIy