Critica Sociale - Anno XXIV - n. 8 - 16-30 aprile 1914

CRITICA SOCIALE . 123 dividui o corpi costituiti che pretendono essere gli organi di t-utta la verità; ossia contro la f',tOl'ia intesa come mera espressione del diritto di fatto, _del successo consacrato dal tempo, ad ostruire il diritto da farsi, ossia a chiudere il passo a quella che per essi era un'idea più larga, più universale di vita umana. Tanto che, arl es., il Rensi ed altri approdano alla trascendenza appunto per sfuggire all'altrimenti inevitabile conclusione di confon– dere il· nonconformismo dell'eroe e del martire vero o del genio precursore con quello del crimi– nale o dell'eccentrico, di identificare il fatto bruto ·col valore, identificazione che, nel caso nostro, è appunto il vizio radicale della logica nazionalista, e giustifica chi nel nazionalismo vede in realtà solo la filosofia politica dell'arrivismo, del successo, dell'apoteosi dello :;tatus quo. Si può aderire o no all'idealismo come ad ogni altra filosofia, ma non si deve giudicarlo che nella sua interezza e non dalle mutilazioni arbitrarie di certi suoi sfruttatori, i quali, per giunta, com'è il caso di certi naziona– listi itali~ni, quali il Coppola, prendono un po_'da esso e un po' dal positivismo comtiano che pre– siede al nazionalismo francese, tipo Maurrns e arrivano con costui,·ad es., ad esaltare il C attbli– cismo come strumento di polizia sociale e a fa r.ne esulare il misticismo cristiano e semitico, che per essi, come· ogni ideologia egualitaria, non è che germe <li dissoluzione e di anarchia sociale. Si può immaginare un idealismo più contraddittorio e per~no più gesuitico?· ANGELO CRESPI. POSTILLA. Va da sè che noi non crediamo con Angelo Crespi ·cbe il pensiero, logicamente, preceda il mondo e ne sia • la conditio sine qua non, perchè, secondo noi, è una pura tautologia il dire che il mondo non è pensabile che in rap{!orto ad un pensiero distinto che lo inter– preti, perch·è si può sempre domandarsi in rapporto a qnale pensiero, il pensiero per cui è pensabile il mondo, è a sua volta pensabile! Noi crediamo invece nell'unità dell'universo, all'essere che in suo sviluppo pensa se -stesso e, quando è. arrivato a ciò, è pure arrivato a porre a .se stesso delle mete, cui va consapevolmente incontro vincendo gli impulsi contrari che esso ha pen• sato come interiori. Dall'egoismo del crimine all'altrui• smo del sacrifizio, quo non ascendam? Tuttavia noi non siamo molto distanti dal credere che si esageri _nell'apprezzamento dell'efficacia pratica .idelte filosafie smle ,azioni degli uomini. Ci sono ,idea– Usli che sono discrete canaglie e canaglie discrete ci _iiono· tra i positivisti, e, viceversa, di mezzo a questi ed· a quelli capitano pure bravissime persone (ma poche!). L'errore di attribuire alla dottrina la responsabilità degli atti nasce dal credere che all'agire conferisca P,iù il pensiem che il sentimento. Errore fatale, fatalis– simo per i diritti del pensiero stesso; errore che è alla radice di tutte le tirannidi, della Chiesa e dello Stato, dei partiti e delle scuole, di tutti coloro che per la salvezza nostra e per la salvezza del genère umano pretendono .che si debba. pensare in un modo o, che è lo stesso, debba essere. proibito di pen~are in altro -modo e, perciò, debba essere pr.oibito il proselitismo, l'insegnamento, l'apostolato, la predicazione che si giu– dicano contrari alla religione, alla morale, alla giustizia, alla libertà, ecc. ecc. Pertanto noi combattendo, come facciamo, senza tre– gua il nazionalismo, l'imperialismo, in nome degli inte– ressi delle classi lavoratrici, non sentiamo lo specifico oteca Gino Bianco bisognò di confutare l'idealismo filosofico, al quale quella filibusteria politica si reclama. Lasciamo ai nostri" santi,, avversari di trattarci da senza patria, da venduti alJo straniero, ecc. ecc., allorchè ci trovano ligi al " mate– rialis1no storico ,, che ispira l'Internazionale dei lavo– ratori e lasciamo loro - indisputata - la gloria di confonderci neIJe nostre" teorie,, ogni qual volta pos– sono raccontare di un disgraziato famelico segretario di una Lega che è scappato lasciando un piccolo vuoto di cassa! ... Pertanto, per quanto non idealisti, non im– putiamo l'idealismo nazionalista delle canagliate dei nazionalisti. ... Tuttavia consenta Angelo Crespi gli diciamo che, per quel poco o molto che le dottrine pensate aiutano il sentimento ad acquistare coscienza tli sè ed a tradursi nei fatti in una chiara coerenza di vita e di azione, il pensiero positivista ci pare più del pensiero idealista atto a favorire tutte le evoluzioni ascensionali della coscienza umana. Questa proposizione è da noi affer– mata noi\ per via. dialettica, ma per via storica. Tutte le grandi rivoluzioni progressive si estrinsecarono av– verso alla trad:zione, che si reclamava sempre dall'idea– lismo (falso idealismo, sia pure, ma la contestazione non infirma la proposizione storica). Tutti i re, i con– quistatori, i torturatori di popoli, tutti, nessuno eccet• tuato, si diedero come gli investiti di una missione trascendente. Il colonialismo, il nazionalismo, la filibn• steria continuano la tradizione. Perchè ogni domina– zione, quimto pii.i è iniqua, tanto più ama di mettersi sotto l'usbergo delle cose che gli Ùomini credono sante. Anche il mendicante, anche il truffatore si richiamano per ·commuoverci alle idealità. consacrate dalla rei i~ gione, dalla morale tradizionale, ecc. Ogni egoismo si copre di un fine tra8cendente, per non essere aggre– dito o per trovare difensori. Il naturalismo, il mate– rialismo, lo scientifi.cismo che analizzano, che sfaldano quegli involucri e, al lume della esperienza razi_onale, svelano la verità oggettiva e di che lagrime grondi e di che sangue, sono naturalmente reputati secliziosi, ripugnanti, grossolani e rivoluzionari. Ciò - vegga A.ngelo Crespi - non è vero soltanto per la Francia e per l'Italia, ma anche per l'Inghilterra, che·cchè egli annoti sul diverso procedere dell'idealismo e della democrazia nei paesi latini e negli anglo-sas• soni. Poichè per la Francia e l'Italia il Crespi consente che reazione e nazionalismo cristianeggiano, anzi cle1·i– caleggiano borghesemente nei filosofi neo-idealisti, prag– mati~ti,,.intuizionisti, bergsoniani e boutrooxiani, e sol• tanto. per l'Inghilterra crede di poter stabilire che la rinascita della democrazia, dopo le prepotenze vittoriose dell'unionismo militarista, coincide con il riprendere del culto· dell'idealismo in contrapposto al ,positivismo che aveva servito, con la teoria delle razze e deHa selezione violenta, l'imperialismo, noi gli obbietteremo un nome solo ben inglese, principe dell'evoluzionismo scientifico e della democrazia liberale, un p1·0-boe1· coraggioso, un antimilitaris~a senza dubbiezze, Erberto Spencer. Po– tremmo richiamare anche il Bentham e farne punto di partenza per una dissertazioncella ambiziosa diretta a dimostrare che il radicalismo inglese è, storicamente, positivista; anzi, che il positivismo inglese è radicale per definizione e che tutte le grandi idee di libertà, di tolleranza, di scienza, di progresso, di umanità, ecc. in Inghilterra si raccomandano ai nomi di Stuart Mili, di Bain, di Lewes, di Mausdley, Huxley, ecc. · Ma noi non vogliamo forzare la dimostrazione ed arrivare a stabilire storicamente il contrario dell'as-

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