Critica Sociale - Anno XXIV - n. 8 - 16-30 aprile 1914
122 CRITICASOCIALE che non è misurabile e descrivibile, ossia univer– salmente comunicabile a tutti i membri d'un gruppo. · Si fu così che la costituzione delle scienze bio- 1 ogiche generò tentativi per concepire l'universo non più meccanicamente, ma biologicamente, che la costituzione delle scienze psichiche generò tentativi per una intuizione dell'universo a base psicologica (\;vundt, Fouillée, Bergson); e si è così che la costituzione delle scienze storiche porta, ad es., nel Croce, nel Royce, nell'Hoffding e iu altri, a una concezione socio-storica dell'u– niverso, a pensare cioè che è nella esperienza sociale e storica che noi possediamo le categorie più adequate alla realtà, e che per capirla basta pénsare il mondo come un sistema nel quale, in diversi modi e gradi, avviene quànto avviene nel mondo umano: il mondo è intelligibile perchè in esso è immanente lo stesso spirito, che costituisce l'uomo: l'uomo è uno ·fra i tanti veicoli dello spirito universale; lunge quindi dal dovere spiegar l'uomo per mezzo di ciò che non è umano oc'l è men che umano, subordinando l'uomo acl'.''uh fato a lui esterno, è l'uomo che spiega - perchè lo riassume in sè - ciò che non è umano, ciò che è natura, ed in quanto ha in sè l'elemento più universale dell'essere, la ragione,. sia teoretica· che pratica, che è ciò che lo fa uomo, egli reca in sè il suo destino e quello del mondo: è la co– scienza più alta che il mondo ha di se stesso, in riuella sua parte in cui noi esistiamo. E l'uomo concreto non è il singolo individuo, studiato dallo ·zoologo come esemplare dell'Homo• Sapiens (Lin- neo), ma l'uomo come citta~ino di uno Stato, come membro d'un regno della cultura, che si estende anche oltre lo Stato; ognuno di noi è solo un organo e una incarnazione particolare di quella sola realtà concreta che è lo spirito umano, dif-– ferenziato in varie culture, in varie nazioni, in varie classi, in varii individui e del quale le varie forme di genialità sono come i focolari più rias– suntivamente, più sinteticamente, più profetica– mente luminosi. E' ovvio ora perchè l'idealismo non può essere nazionalista anche se il nazionalismo pretende di essere idealista; gli è che già- per noi, in qu~st'ora della storia, la nazione è una individualità astratta, ·sebbene meno astratta del singolo individuo. Come l'individuo cessa di essere mero animale natus consimiei·e fruges, col partecipare nella vita più universale dello Stato nazionale (attraverso . la partecipazione in quelle minori universalità che .sono la famiglia, la classe, la città), in modo ana– logo la nazione è tanto più ricca di valore nella storia quanto più essa riassume in sè la vita universale della cultura: quanto più crea valori universalizzabili pur al di· fuori dei suoi confini e contiene in sè concentrati e rifusi i valori uni– versalizzabili d'altre nazioni, quanto più cioè è organo dell'umanità che la trascende, dell'uma– nità più elevata e profonda: la sua grandezza sta non già nel non essere clò che altri sono, nel non volere ciò che altri vogliono e volere ciò che altri non vogliono - il che farebbe consistere la gran– dezza umana in una mera qualità negativa l'ec– centricità - ma nell'essere ciò che altri sodo più e meglio di loro, il che la fa consistere nella maggiore comprensività e ricchezza qualitativa; la nazione più grande è insomma quella che mira a trascendere la nazionalità e a farsi tipo di Stato uhiversale, non di Stato che nega in sè le diffe- renze specifiche degli altri,·ma bensì che in sè le coordina, unitas in varietale et vai ·ietas in uni tate. · Nel passato questo conato verso la Città del– · l'Uomo ebbe il più spesso per suo strumento la BibliotecaGino Bianco conquista e la dominazione, perchè non poteva attuarsi che su di un'area .rist:rettissima del globo terrestre, intorno alla quale persistevano a vivere, minacciosi, i popoli barbari e predatori. Ma at– tualmente, specie in Europa e in America. e nei paesi su cui si è estesa l'influenza della razza bianca, ta.le conato non ha più bisogno della do– minazio ne b ellica. In oggi si domir,i;t, producendo di p_iù e di meglio degli altri e rendendosi indi– spensabili e insostituibili, cioè nella creazione di valori economici, come in quella di valori intel– lettuali, estetici e morali. Le culture delle varie nazioni sono vad modi di esprimere la comune umanità e non sono tra loro più antagoniste che la pittura, la scultura, la poesia o la musica nel medesirµo mqndo ·dell'arte. Goethe El DantEI e Shakespeare non si escludono, ma si integrano, nel farci ammirare la sublime creatività e ricchezza dello spirito umano. In oggi si domina non di– struggendo, ma creando; non odiando, ma amando. Di qui la verità profonda e benefica dell'affenna– z\one del ~or~a~~ -1,ngell :, ?h~. l}ttuq,Iiµe:nte _le c'l1fferenze verticah tra le naz10n1 vanno. sempre più perdendo di fronte a quelle orizzontali tra. classi, partiti, gruppi culturali, sì che ci si sente più vicini a stranieri delle stesse nostre classi, tendenze politiche, sociali e culturali, che non a connazionali di tendenze opposte, e oi si _sente prima conservatori o radicali o socialisti o atei o credenti, che non italiani, francesi, inglesi, tedeschi o così via: l'uomo è tanto più veramente uomo quanto più assomiglia all'Universo nell'armoniz– zare ·in sè il massimo· numero. di differenze che, astrattamente prese, sembrano contraddittorie; epperè,, pari passu, i migliori italiani (e così cli– casi pei migliori inglesi, tedeschi, ecc.) .non sa– ranno quelli che non sono influenzati che .dalla tradizione italiana e non conoscono ed amano che · l'Italia, ma quelli che avranno saputo assimilare il meglio di tutte le altre culture e potranno più degli altri dire: nil hum.ani a me alienurn pula ed anzi appariranno pure agli stranieri fari ine– stinguibHi d'umanità. Il na,zionalismo pertanto n·on· ha diritto di dirsi idealista, se non arbitrariamente mutilando la logica idealista; sarebbe ora fuor di posto pro– seguire nello svolgimento sia pur sintetico .di questa ed indagare se ci si possa fermare all'idea– lismo storico ed umanistico (tipo Croce e·O-entile) o se si debba procedere oltre e, con l'Eucken,· il Royce e, tra noi, il Rensi, approdare a un ideali– smo trascende,nte, come· chi scrive propende a pensare. Pel nostro fine basta avere stabilito che, -se' si vuol' essere uidealisti, non cil$'Ìlspuò arres!liar.e nè all'individuo singolo, nè alla classe, nè alla nazione, ma occorre a un tempo _conservarne le differenze specifiche e coordinarle in una sintesi superiore, che l_e trascende per essere a sua .volta trascesa da altre all'infinito. Non ci. si può àrre– stare se non· arbitrariamente assegnando limiti al di venire s.torico. Questo resta vero anche se si approda ad un idealismo trascendente, perchè solo può pretendere di assegnare limiti alla storia chi pretende di conoscere per intero il pensiero dell'Assoluto e così erige se stesso ad Assoluto ; laddove l'affermazione della trascendenza nasce da una esigenza morale, dal b~sogno di rifiutarsi ad ammettere che chicchessia, i:r;tdividuo od isti– tuzione, possa pretendere di co;noscere per intero l'Assoluto e in nome di tale :conoscenza tiramieg– giare ·i suoi simili. In tutta la storia noi vediamo profeti, mistici, apostoli politici e sociali, richiamarsi a Dio ap– punto contro sinedri, curie, sinodi, convenzioni sociali diffuse, filosofie uf.fic~ali, eec., contro in-
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