Critica Sociale - Anno XXIV - n. 6 - 16-31 marzo 1914
..CRITICA SOCIALE 89 tutto- questo, egli si rendeva conto soltanto del van– taggio che gliene de•rivava. Man· mano trovò anche il modo di rendere sempre più perfetti questi primi str.umenti rudimentali, questi capistipiti delle pos– senti m,acohiue che formano attualmente il nostro or– gogli-o e la nostTa meraviglia e dal bastone si ebbero la lancia, la spada, il pugnale,. l'ascia; dalla pietra la fionda, la freccia, le funi e i primi utensili. E tutto ciò costitul il primo passo sul cammino della civiltà. B.en presto l'uomo passa dalla vita isolata alla for– mazione delle prime collettività. Si determina per , queste la necessità assoluta di un campo di azione più vasto, la necessità assoluta di mezzi ohe gliene rendano più agevole lo sfruttamento. Quindi le lotte fra tribù e tribù, fra popoli e popoli per contendersi il possesso delle terre più fertili, delle terre più adatte ad essere abitale; quindi la necessità cli, co– stringere i nemici vinti e iottomessi ai I.avori agri- " cò-l'i, · ai t:r;\s~brt\, allà ;eS~~'.uzidiie ·in~orrtma ,4,i;. tutte , quelle opere che possano rendere migliore e più fa– cile la vita- della collettività. È insomma l'epoca della schiavitù, alla quale tante éritiche sono state rivolte, della quale .tanto male si è detto ... tanti secoli dopo: ma che in fondo rappre– sentò una ... fatalità storica e fu veramente la seconda tappa compiuta dall'uomo nel cammino della conqui– sta dell'energia. La formazione delle coilettività, in– fatti, aveva creato nuov,i bisogni a cui non erano suf– ficienti le forze degli uomini che facevano parte in– tegranti della collettività. La fatalità storica fu deter– minata dal fatto che questi bisogni si manifestarono quando non ancora erano state ideate le macchine. ·Con le macchine la schiavitù non sarebbe mai esistita. Senza le macchine l'uomo si trovò nella necessità di aggregare alla collettività altri uomini, ma in condi– zioni inferiori, ohe compiessero la funzione di.-.. mac– chine. E lo schiavo infatti non era altro che una mac– china: in tanto era apprezzato e valutato in quanto poteva·IJ'em:lere una certa quantità di lavoro. In cam– bio il padrone gli forniva gli alimenti; ma ciò, più che la necessità di nutrire l'uomo, rendeva soddisfatta quella di forni•re carbone alla macchina: Aristotile, parlando di questa condizione di inferiorità sociale in cui gli uomini cli quel tempo mettevano altri uo– mini, scusò appunto la barbarie del fatto, con la necessità, sociale di esso, dicendo però con l'intuito d_el.,gen\$1 11 ,it\,!,m'epoca ip cui cli macchine non era,il ·caso di !Parlare neppure lontanameute, che questa macchia sarebbe spàrita solo quando, nei secoli di là eia venire, si sarebbe trovato il modo di compiere di– versamente il lavoro dello schiavo. La schiavitù, però, costituiva i°Iprimo germe delle future rivendicazioni soci~li. E l'epoca preannunziata da Aristotile venne. Un bel mome.1'1toDionigi Papin perviene a dominare la forza di espa·nsione del vapore. L'uomo costruisce la mac– china e compie la terza e forse più memorabile tappa sul cammino della civiltà. La macchina a vapore gli . d:ì una potenza formidabile; egli costruisce grandi e possenti officine, l'adopera 'nella coltivazione della terra, a solcare rapidamente i mari con immensi pi– roscafi, ad abbreviare notevolmente le distanze, a forare le montagne. La sua attività ne risulta centu– plicata. Poco dopo riesce a dominare l'elettricità ed egli può' a mezzo di essa attingere più largamente e BibtiotecaGino Bianco più direttamente per i suoi crescenti bisogni alle energif della natura ed accresce i mezzi di trasfor– marne le varie forme l'una nell'altra. Egli trasforma infatti il calore in tensione cli vapore d'acqua, questa tensione in movimento, il movimento in elettricità, l'elettricità a suà volta in movimento, in luce, in ca– lore, in energia chimica a seconda della con~enienza, dei bisogni, degli scopi da raggiungere. La nuova condizione cli cose influisce profondamente sull'ordi– namento sociale: l'uomo isolato rimane sproporziona– tamerrte insufficiente dinanzi alla grande efficienza della macchina, i piccoli mestieri vanno sparendo e cedono il passo alla grande industria, nella grande collettività sociale si vanno formando le varie, minori attività operaie, minori· per rispetto alla totalità che le comprende, ma numerose, imponentissime consi– ·derate p.er rispetto alla funzione che vanno assumendo nella vita comune. La macchina dunque si sostituisce all'uomo e segna così la fine della schiavitù. È vero che occorre ancora ~inà••!;a:nguinosa gu~rra perchè questa •13ia •aboli.ta e sono necessarie leggi sever.issime che pure non sono riuscite ancora a farla sparire completamente; ma ciò dipende da fatti di ordine molto particolare, che nulla •hanno a che vedere con la schiavitù considerata nelle sue ragioni di essere e con la posizione ad essa creata dall'avvento della macchina. *** Così la macchina segna per l'uomo che deve trarre la vita dalla forza dei suoi muscoli un'era di reden– z_ione. Sono finalmente infrante le catene per le quali financo- il suo corpo apparteneva incondizionàtamente al suo padrone, egli può avere una famiglia cli cui può assumere le responsabilità e godere le gioie, men– tre prima ciò serviva esclusivamente per accrescere il numero degli schiavi, per aumentare il capitale del padrone. Egli può avere una volontà, può disporre di ciò che ricava dal suo lavoro. Ma l'affrancamento non è completo. Il padrone che non può più ucciderlo, che non può più bastonarlo, che non può più ven– derlo, trasferisce ·il suo dominio, completo, assoluto l).ncora, alla produzione del lavoro che l'operaio va· compiendo. Egli -non gli dà più gli alimenti come si darebbe il carbone alla macchina, gli dà il ·salario; ma questo non corrisponde alla nuova posizione creata all'operaio dalla macchina. In altri termini lo stato di fatto all'avvento della macchina è il seguente: mentre il lavoratore viene ad assumere una funzione sociale J?jù Jarga, più .eleva.la , piµ impor.tante, il padrone non vuole sminuire menomamente i vantaggi che _gli deri– vano dalle vecchie condizioni sue; non vuole adattarsi alle conseguenze del cambiamento sopravvenuto per cui all'opera esclusiva dell'uomo si è sostituita quella della macchina e dell'uomo;· il costo della macchina, l'ammortizzamento del capitale - come si dice - impiegato in essa, non vuole riportarlo sugli utili che derivano a lui dall'industria: vuole consideràre l'uo– mo e la macchina come un fat.tore solo dell'industria e trarne il -più largo possibile guadagno. In sostanza lo schiavo è diventato operaio, ma la schiavitù si è trasformata in sfruttamento. Ed è a questo punto che la storia delle conquiste compiute dall'uomo nel cam– po delle trasformazioni dell'en_ergia, oltre a coinci– dere con quello ciel cammino della civiltà, coincide anche oon quello delle competizioni fra le varie classi che costituiscono la società. L'operaio infatti inizia una lotta accanita per ridurre sempre più le propor– .zioni dello sfruttamento cui è sottoposto; ma intende
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