Critica Sociale - Anno XXIV - n. 6 - 16-31 marzo 1914
CRITICA SOCIALE 93 " Nell'ultimo mezzo secolo è stata elevata, e si man Mene ancora come·icleale supremo di cultura, la cultura naturalistica e matematica; ossia quella forma, per i'appunto, che non può assumere tal posto mai, perchè è non già l'attualità çlella mente, ma una mera mani– polazione dei dati dell'esperienza. Ciò si chiama spe– cializzazione e specialismo·; e meglio sarebbe chiamarlo col suo nome proprio: naturalismo e positivismo. È accaduto perciò ancora che gli eroi del mondo mentale non siano più, come un tempo, i poeti, i filosofi, gli storid; ma, di sopra o ad esclusione di questi, i fisio– logi, i fisici, gli zoologi. E· i personaggi autorevoli della vita sociale, chiamati a pronunziare le parole direttive nei problemi dell'educazione, dell'istruzione, dell'ammi– nistrazione e della politica, non sono più ormai nem– meno gli avvocati (che pure una c1ual"checonoscenza della vita morale avevano, se non aitro in modo nega– tivo!); ma i medici e i chfrurghi e gli alienisti e gli ostetrici e gli odontoiat·ri, i quali, con molta gravità, si • 1asciano decora1:e, o ·si decorano eia, sè, col titolo cli uomini detta Scienza. Uomini della scienza, il .çui torio– non è già cli esercitare la medicina pratica, ma cli es– sere, pur troppo, in tutto _e per tutto, l'incar.nazione della barbarie mentale, proveniente dalla sostituzione clegll schemi ai concetti, dei mucchietti di notizie al– l'organismo filosofico- storico. Questi nuovi direttori della vita sociale sono affatto insensibili all'arte;_ i[!nO– rano la storia; sogghignano, come villanzoni ubbria– chi,. della filosofia; e soddisfano, se. mai, il bisogno religioso in quei sacri luoghi che sono le logge masso– niche e i comitati elettorali. Il risveglio filosofico e la conseguente cultura intellettuale dovrà riabbassare alle funzioni, che· sono loi• proprie, naturalisti e medici, fìsiqlogi''e p~ichiat1·.i, e infrena1•ne lti baldanza e l'a1·– roganza. S~ inch'.essi, com'è da 1:1perave, saranno inve– stiti della nuova- coltura, non potranno se non avvan– taggiarsene in quanto uomini; e quindi indirettamente, anche in quanto naturalisti e medici, se non altro con l'acquistare, pei problemi che si prop.ongono, la co– scienza dì ciò cl1e si può sapere, e· di ciò che non si può sapere, del problema risolubile e di quello insolu– bile, perchè posto malè. Essi ora brancolano alla cieca tra problemi orrendamente posti; e scompigliano e fracassano tutto ciò che toccano e urtano in quelle tenebre,,. · E l'iin di lai· che si recò a noia Foi·se d'essei· nomato si oscuro non può tenersi (gli si perdoni) di rispondere: Nel rin.graziarvi di tanta cortesia, lasciateci, o Maestro, esprimere qualche obbiezione che vorrete accogliere con .pari benignità. Siamo, alla meglio, medici,. e veramente ci siamo trovati qualche volta a dover estrarre denti e ra– gazzi dalle rispettive cavità, e ci travagliamo tutto l'anno con quella pazzia che, secondo i vostri amici della Biblioteca Filosofica di Palermo, non esiste: ma non sono queste buone ragioni perchè Platone, o chi per lui, ci escluda dalla Repubblica, dove 'é'.lcuni di noi che si chiamavano, per es., BertMili o. Farini o Olémenceau han figurato non mica peggio di tanti filosofi.. Ignoriamo la storia: abbiamo avuto altro da fare che trastullarsi con passatempi passatisti : ·non ci fate troppo carico di questa ignonmza voi che, nella vostra infinita misericordia, permettete ai filosofi del ·secolo xix d'ignorare che la balena non- è un pesce (La Cr•itica, V. p. 498). Siamo insensibili all'arte: per altro abbiamo qui un foglio dove si parla a conto vostro di " me– lanconiche prove di insensibilità artistica n· Dove BibtiotecaGino Bianco si vede come sia vero iJ:·proverbio che a· chi· fa vien fatto e a chi dice vien detto. Crediamo che la nostra, o quella a cui aspi– rammo, debba aver nome di scienza: ma se a voi non aggrada, chiamatela come vi pare, pur che le riconosciate i.n sostanza maggior costrutto che non a certa :tì.losofia idealista. Qualcuno di noi sogghigna della filosofia: male, male; ma voi avete fatto altro, per tant'anni, che sogghignare degli empiristi dei naturalisti e dei loro fatterelli (La Critica, 1. c.). E parlate di bassura delle nostre funzioni. Come quegli avver– sari di Leonardo che andavano schon{ìatì e pom– posi, o come quella pecora che brucò le foglie della ghirlanda di Zarathustra dicendo: Zara– thustra non è un dotto: sprach's uncl gieng stosSi{J davon · itnd stolz - così la vostra filosofia fa e dice, dopo aver strappata l'edera dal capo del naturalista. Qual meraviglia se costui alla fine si risente e sogghigna: meglio i miei fatte1·elli delle vostre grosse parole? Alcun0 di noi soddisfa il bisogno religioso nelle logge massoniche o nei Comitati elettorali. E voi filosofi in quale cappella lo soddisfat"e? nella cap– pella del Concetto Puro? Quanto ai Comitati elet– torali, non tutti han la ventura di andar a pre– gare in più alta Camera per decreto di Re e (scusate se vi rinnovello anch'io il ricordo amaro dei vostri milioni) per virtù di censo. Quanto finalmente al venire noi verso la filo-– sofia, press'a poco come Gabriele a Montecitorio andò verso la vita, sarà meglio anche di questo non farne nulla. Abbastanza ce n'è tra noi gente che tende, come dice Murri, " a liberarsi dalle pastoie della realtà. per volare indisturbato nelle speculazioni più arbitrarie, a coniare una frase mirabile di cui il coniatore è il primo a non sa– pere che cosa voglia dire, a stabili1;e un assioma senza obbligo di provare che l'a pr·ioi·t è vero n· Vadano ognuno per conto suo, il discepolo, per così dire, di Epitteto e il discepolo di Bacone. Tanto più che, la volta che fecero strada insieme, non_ fu il secondo che fece la figura peggiore in cospetto degli uomini. Il racconto cli Macaulay •è vecchio e stantio, ma sempre vero e calzante: " Un discepolo di Epitteto e un discepolo di Bacone compagni di viaggio, arrivano insieme in un villaggio dove è scoppiato il vaiuolo. Trovano le case chiuse, le comunicazioni interrotte, i malati abbandonati, le madri atterrite e piangenti sui figli. Lo stoico assicura la po– polazione che _non c'è niente di male nel vaiuolo e che per un uomo saggio la malattia, la deformità, la morte, la perdita degli amici non son mali. Il Baconiano estrae la sua lancetta e comincia a vaccinare. - Essi trovano una popolazione di minatori in un grande spavento. Un'esplosione di vapori deleterii ha ucciso molti sul– l'opera e i sorvissuti non sono arditi d'entrare nella caverna. Lo stoico assicura che un tale accidente non è che un semplice oc1to1tpo>Jyf1-Évov. Il Baconiano, che non ha a sua disposizione così belle parole, si contenta cli fabbricare una lampada cli sicurezza. - Incontrano su la spiaggia un mercante che si torce le mani: Il suo naviglio è sommerso con un carico di valore enorme ed egli in un momento è passato dall'opulenza alla mendicità. Lo stoico lo esorta a non cercare la felicità in oggetti che son fuori di lui e gli recita tutto il ca– pitolo di Epitteto : a coloro che temono la povertà. Il Baconiano costruisce una campana eia palom_baro,c'en– tra, discende e ritorna con gli oggetti più preziosi del carico. - Tale è la differenza tra la filosofia delle parole e la filosofia dei fatti ,,. ALBERTO YEDRANI.
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