Critica Sociale - Anno XXIV - n. 5 - 1-15 marzo 1914
1 CtlltlbA SòcìÀLE 75 quanto sia infantile la neonata ed improvvisata so6liologia nazionalista, che paragona le nazioni ad aree coltivabili, e le nistingue in proletarie e proprietarie, come se la terra fosse la sola e prin-. cipale ricchezza e come se la ricchezza mondiale fosse una quantità stabile, per la spartizione della quale le nazioni dovessero essere in guerra co– stante attuale o potenziale (pace armata, guerra di tariffe, ecc.). Il vero è per noi precisamente il contrario: la capacità di consumo e di gddimento dell'uomò è in processo di indefinita espansione ; è ricchezza quanto serve ad appagarla, e la prin– cipal fonte di ricchezza non è. nè la terra, nè il capitale, nè il lavoro, ma l'abilità organizzatrice di questi fattori, la quale, ad ora, ad ora, esiste con essi indifferenziata nella stes·sa person9. che li possiede, o se ne differenzia nella persona del– l'imprendhore; e, come ogni forma di genio, non - si, lascia creare, nè da guerre, nè da conquiste, nè da alterazioni di confini e di bandiere; e non ha limiti predeterminabili e prevedibili al suo svi– luppo; ed è riuscita, negli ultimi centocinquan– t'•ann-i, ad accrescere ,del triplo e del quadruplo la ricchezza media per ahi.tante dei paesi più den– saimente'-'pepola:tr;· 'nonosta-nti:l' H· 'rapide,• aui:hen'to' dellà loro popolazione. ... ** Ed ora è pur fulgido di luce. meridiana in che l'imperialismo italiano differisca dagli imperialismi propriamente detti. Questi nascono da una reale sovrabbondanza di capitale per rapporto aile op– portunità di impiego altamente rimunerativo in patria, e tendono a ridurre artificialmente i rischi dell'investimento all'estero, laddove l'imperialismo italiano, pur differendo da quelli non in natura, ma solo in grado, non ha capitali da cui nascere, ma li ruba alle necessità più urgenti della vita del paese, siano esse materiali o culturali; è ra– pina di pochi gruppi a scapito di tutti; non è sviluppo naturale, ma folle pappagallismo. Esso ci è costato già assai più del miliardo ufficial– mente confe~sato di spese libiche; esso ci costerà presto ben di più se risolutamente non gli si ta– gliano le unghie col reclamare centinaia di mi– lioni per il benessere materiale del paese. E un gran merito della Lega Antipl''Otezionista testè sorta i,n Italia si è- di avere dimostrato che, pur nelle attuali condizioni dell'erario e beneficando l'érario medesimo, sarebbe possibile in cinque o sei anni, abolendo i dazi sul ferro e su.gli zuc– cheri e riducendo a livello puramente fiscale quello sul grano. sgravare i consumatori di quasi 400 milioni all'anno (e vi sono certo altri dazi non meno gravosi, còme quelli sui cotoni esteri), e ciò non diminuendo ma accrescendo di centi– naia, tk migliaia le braccia. impiegate iri lavori ' produttivi in Italia (1). Ora che le casse dello Stato sono vuote,· e nuove imposte cominciano a piovere, questa è la sola via •per elevare il tenore della vita, non meno che per tagliare le unghie all'imperialismo nazio– nalista. Fino a che esisteranno tariffe doganali, ogni miglioramento d'organico, ogni aumento di salario strappato con gli scioperi sarà sempre, presto o tardi, più che neutralizzato dagli aumenti nei prezzi delle merci, che i produttori, spesso c0alizzati in t1·usts, possono impunemente imporre al pubblico, difesi come sono, per mezzo delle tariffe,,dalla concorrenza straniera. Viceversa, con la abolizione di talì tariffe accrescendo la capa- cità ·di consumo del paese, noi avremo anche · (I) Vedi l'opuaoolo n Proble,na doqa11a1e (pag, fo-97), presso l'Unita di ,Firenze, aperto in esso sbocchi ed impieghi a capitali, che ora premono sul Governo per impieghi all'estero protetti eia esercito e flotta e diplomazia. Non sarebbe tempo che un po' dell'accanimento e del fervore con cui si combatte l'ultima lotta al VI Collegio di Milano, venisse per cinque o sei anni dispiegato contro il protezionismo che in Italia è la più sfacciata tra le rapine di classe ed è la base di tutte le altre? Negli Stati Uniti, in dieci anni, il Presidente Wilson non solo ha im– mensamente ridotte le tariffe doganali, superando difficoltà che parevano insormontabili, ma ancora, come s'è or ora visto a proposito delle faccende del Messico, ha lasciato chiaramente capire ai capitalisti americani che, se era dovere degli Stati Uniti, come di ogni altra. ·nazione, di proteggere la vita e le case di cittadini messi in pericolo da una rivoluzione in un paese estero, non era loro dovere di proteggere gli investimenti privati di ogni americano in imprese straniere. Perchè in cinque o sei anni la stessa cosa non dovrebb'es– sere possibile in Italia,· ove per cinque o sei anni non si parlasse d'altro nei comizi elettorali e non elettorali? Certo ciò equivarrebbe a più di ~ille. 1 scioperi vinti e sarebbe cosa più feconda 1n sensò di potenzà morale non meno che in istabilità di impiego di braccia che di' capitali, che non tante altre cose, le quali forse son facilmente con– quistate, perchè a chi le concede non costano che poco o nulla. ANGELO CRESPI. IGIENE CAI>IT ALISMO Al Panama. È un luogo comune affermare ohe il denaro social– mente meglio speso è quello speso in difesa della salute pl.bbblica: ma non è un luogo comune ripe– tere che i .governi paiono assai poco persuasi di tutto ciò! Tanto vero che non dimostrano un ecces– sivo entusiasmo nello spendere danaro per l'igiene, anche se si offre ·una dimostrazione esauriente della magnifica bontà economica del collocamento_ che essi in tal guisa compiono. Eppure alcune dimostrazioni recenti in questo cam– po sono di tale eloquenza e sono così persuasive nei rapporti economici (tanto almeno quanto lo sono nei rap,porti sentimentali), che mi pare un dovere il ri– chiamarle. L'esempio pratico di igiene sociale più convincente è quello dato dal taglio dell'istmo di Panama, testè ,comiI>,iuto. -··· '" · Riassumiamo brevemente i punti fondamentali del– l'esempio. Nel periodo 1880-85la Compagnia francese che si era accinta al taglio dell'istmo, aveva dovuto lottare assai più contro i .pericoli della malattia e della morte che non contro le difficoltà tecniche degli scavi. Una sola cifra rende ben comprensibile t;utto ciò: la enorme incredibile mortalità annua del 24 % (dico per cento) verificatasi negli ultimi anni del la– voro. Ih ,quattro anni circa la morte faceva rotare per intero le squadre dei lavoratori, e i· pericoli della malaria, della febbre gialla, e, in alcuni periodi, del vaiolo e del colera, facevano si che neppure dupli– cando i salari si trovassero le braccia necessarie al compimento dei lavori. I particolari di questa odissea di cinque anni sono desolanti: in pochi mesi di 28.000 cinesi e giapponesi assunti •per taluni lavori erano morti 26.000, e ad un
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