Critica Sociale - Anno XXIV - n. 5 - 1-15 marzo 1914

1.4 · cin!ricAsoctALE ad esempio, inglese o francese: di~ostrazione ~s– senziale alla portata del nostro rag10namento; m quanto ai più pare che l'Italia non faccia che secruire lo stesso cammino già seguìto da altri, e ;on passa loro per la mente di chiederci ~e, appunto perchè già seguìto da altri, esso possa ·essere profittevole anche per noi, se è proprio vero che noi seguiamo la stessa traccia, e in quale misura e se, in ogni caso, l'esempio altrui, anche nel ca;o degli altri, sia proprio così buono e così conclusivo come dagli espansionisti si vuol far credere: In oggi il fenomeno imperialistico è una con– seguenza, se non logicament~ necessaria, c~rto intimamente legata, della rapida accumulaz10ne dei capitali e del loro investimento nei paesi ancora nuovi o di cui si vengono a scoprire nuove e ricche risorse naturali da mettere in valore. E' nei paesi in cui l'accumulazione .di nuovi capitali è più forte, che è anche più forte la ricerca di sempre più rimunerati ve aree di in vestimento nel r~..§.~9-del mqndo: o~si/l,in francia, in Inghilterra, in. Germania. - - - -Anche in questi tre paesi il fenomeno riveste già diversa natura: in Francia ed -in Germania l'esistenza d'un forte protezionismo impedisce di poter studiare l'imperialismo allo stato nudo, come invece esso si presenta nel caso dell'Inghil– terra; poichè, nel caso di questi due paesi, l'ac– cumulazione di capitale da parte delle classi medie ed elevate avviene certo in notevole mi– sura a spese delle classi operaie, ma in genere di tutte le classi, in quanto consumatrici. Resta pur sempre che, in tutti e tre cotesti paesi, esiste ciò che non esiste in It.alia, e cioè sovrabbon– danza di capitale in confronto alle opportunità, di impieghi rimunerativi. Ciò posto, ecco come nasce il fenomeno impe– rialistico da quello degli investimenti dei capi– tali nella messa in valore di risorse naturali di paesi extra-europei. In sè quest'ultimo fenomeno è .perfettamente normale e benefico se ed in quanto nasce dalla tendenza del capit.ale a gra•– vitare dove è, caeteris pai•ibus, più richiesto e meglio rimunerato. Ma cessa d'i essere normale e diviene dannoso quando lfl classi investitrici cer– cano di ridurre i rischi dei loro investimenti ed i relativi costi, addossandoli alle altre classi del loro paese. E ciò esse cercano e spesso riescono a fare in più inodi: Siccome i rischi, incorsi investendo i propri capitali in paesi nuovi, spesso barbari, sono mag– giori che investendoli in patria, per ottenere lo stesso alto interesse senza incorrere tale maggiçp;, rischio, queste classi, se sono padrone del. pot~r~ politico in patria, lo spingono a creare protetto– rati, o zone d'influenza (inglese, francese e te– desca) o, quando se ne dia l'occasione, ad occupare nuovi territori, a stabilirvi le leggi patrie, le tariffe doganali patrie, se è possibile e, sovratutto, funzionari patri tolti dal loro seno; e, natural– mente, tutto ciò avviene a spese del bilancio patrio. In altri termini, oltre al protezionismo doganale vi è - e vi è anche dove non esiste protezionismo doganale - un protezionismo ca– pitalistico, a spese di tutti gli altri e ad esclusivo beneficio delle classi investitrici : in ciò consiste essenzialmente l'imperialismo. E, con la diagnosi, è chiara la cura. Questa consisterà in una azione organica, continua e vigile, delle classi non in– vestitrici perchè i costi e i rischi degli investi– menti esteri caschino solo sulle classi investitrici medesime, e perchè il capitale, sia in patria che BibliotecaGino Bianco fuori, non si accumuli a spese della rimunera– zione dovuta agli altri fattori produttivi e sopra– tutto mediante l'astinenza dei consumatori: azione organica, che consisterà, nella abolizione di ogni protezionismo e nella politic~ di riforme sociali intese ad elevare il tenore di vita e quindi la capacità di consumo delle masse. L'effetto auto– matico di una tale azione organica .vigile e con– tinua sarà, di impedire che siano artificialmente ridotti i rischi di investimenti all'estero e di ac– crescere la rimuneratività degli investimenti in casa: poichè l'aumento della capacità di consumo e di godimento materiale e spirituale delle masse è indefinito e il promuoverlo equivale a creare nuovi mercati interni; equivale a una perenne colonizzazione interna; tale pressione di classe avrà quindi come risultato di costringere sempre più le classi accumulatrici di capitale a trovare il loro vantaggio nel promuovere il vantaggio comune nel loro paese, laddove ora cercano il loro vantaggio all'estero a spese di quello del proprio paese. La qual cosa, del resto, è perfettamente conforme alle tendenze che non. pptranno a meno di go- . ve:rnare -l'eoo:nomia- m-ondial(il,,.tra, ,quaif.1hes,mel'iZJì~ secolo. A mano a mano che i paesi ora nuovi si faranno vecchi e svilupperanno i loro capitali, le loro industrie, le loro culture agricole e si farannò dense di popolazione, i' paesi vecchi dovranno trovare dentro di sè gli sbocchi e gli impieghi delle stesse energie da essi create e ciò sarà, più facile a quelli che si saranno da un pezzo adde– strati all'industria della elevazione del tenore di vita, industria delicatissima e di lento sviluppo perchè consistente nella creazione e co:ç.servazione di delicati equilibrii mobili di abitudini fisiche e psichiche non meno che di ~sigenze ideali. Quale dei due indirizzi di politica economica è più pa• triottico: quello su delineato sulle tracce delle opere di A. J. Hobson, o quello 'dei nostri na– zionalisti ed imperialisti ? E ciò che più im– porta, la politica economica sopradelineata è la sola che, nel medesimo tempo, assicura che la speculazione finanziaria per la messa in valore dei paesi nuovi, non soio non si svolga a scapito dei paesi vecchi, ma ancora proceda· senza svi– luppare antagonismi tra questi ultimi. Nella mi– sura, infatti, in cui, in tutti questi: le classi ope– raie ed affini impareranno a respingere da ·sè ogni imposta sui consumi generali, anzichè addensare i costi e i risclli (militari ed economici) degli investimenti d'•altre classi, cesserà da parte di queste la pressione sui Governi per zone esclusiv~ d'influenza e d'investimento, e comincierà la pres– sione per la cooperazione dei vari Governi nel fa:vorire l'espansione economica, pacifica di -tutte 'le iniziative, in condizioni di eguaglianza pe'L'fetta • d'opportunità: la politica estera della pace per la via del diritto diverrà, per esse tutte il modo mi– gliore di provvedere a ridurre i rischi dei loro investimenti. E così la medesima azione organica continua e vigile delle classi operaie avrà a un tempo l'effetto e di beneficare l'economia nazio– nale e di favorire il tranquillo ampliarsi della economia mondiale. Per noi non esistono quindi interessi antacro·– n~sti~i f~tali t~·a le_nazioni_, perchè i soli antago– n1sm1 es1stent1 e rinascenti sono dovuti, in seno ad ognuna nazione, alla disorganizzazione o alla debolezza delle forze antimonopolistiche e scom– parirebbero col prevalere organico di qu'este che col loro operare continuo e vicrile· assicu'rano l'~mpiego soc~almente utile (ossia la socializza• z10ne ec?nomica, a1;1-che se non giuridica) di. tutte le energie produttive. E per noi è anche ovvio

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