Critica Sociale - Anno XXIV - n.3 - 1-15 febbraio 1914

CRITICA SOCIALE 37 i colori d'Italia fin presso al Sahara, che forma la parte principale dell'hinterland. E un altro pre– supposto è che effettivamente delle correnti colo– nizzatrici si sprigionino dallo stato presente della Economia nazionale. Lo Stato più potente non può creare ex-nihilo le molteplici energie che occor– rono per avviare uno stabilimento d'oltremare. Una colonizzazione sistematica genererebbe·il pericolo di. porre il carro innanzi ai buoi, procedendo a lavori pubblici di colonizzazione nell'assenza cielle effet– tive forze materiali e personali del le formazioni coloniali. 7. - Il fenomeno della colonizzazione è un fatto economico esistito in tutti i tempi: la sua storia è la storia della civiltà mondiale e segna la circolazione della vita delle genti nelle varie parti del. globo, che continuerà fino al loro stabile s_tan– ziamento mercè l'equilibrio universale demografico, etnico ed economico. Essa forma un lato impor– tante nella dinamica sociale, e consiste attual– mente nella diffusione tlell'a ricchezza dalle zone di maggior densità di popolazione alle zone più disabitate. La colonizzazione così intesa si fonrla principalmente sull'emigrazione di capitali e di uomini conforme al principio ciel costo assoluto di produzione. Diversifica dall'ordinaria esportazione rii prodotti perchè quest'ultima genera dei contro– valori d'importazione, conforme al• principi.o dei co– sti comparativi ricardiani (1), mentre l'emigrazione di capitali colonizzatori è di regola. specie nelle colonie di popolamento, definitiva. Ne.Ila colonizza– zione la metropoli perde le somme rii risparmio occorse ad alleviar?; i coloni e gli emigranti espa– triati in colonia (secondo i noti calcoli dell'Engel si tratta di perdite ingenti) e subisce a) il lucro cessante delle ricchezze defluite coll'esodo colo– niale; b) il danno emergente del rialzo ( 2 ) dei · prezzi dei servigi, il cui aspetto più visibile è il rialzo del tas~o dell'interesse. Questo processo è di natura spontanea. Il miglior mezzo per sco– vrire i limiti e le possibilità della colonizzazione italiaua in Libia è di procurare che questo pro– cesso (agevolato e stimolato dall'occupazione mi– litare, secondo i conduttori dell'impresa) sia la– sciato CO'lnpletamente libe1·0, difendendolo dagli artifici rlella colonizzazione ufficiale statale. 8. - Com'è cli notizia comune, si hanno vari ti pi ci i colonia: 1° Scali. o comptoi1•s di commercio. 2° Colonie di popolamento libere I Colouie chevrodncono l'oc– , 3° Colonie di poi;>olamento ufficiali l corrente al loroconsumo. 4° Colonie 1 di sfruttamento (piantagioni)\ che hanno il monopolio naturale di( artico Ii esotici . Imperialismo. 5° Colonie miste (rii 3° e 4° tipo cumula-l tivamente) ' 9. -- Gli scali o comptoiJ•s, come ile ebbe ad esempio Venezia in Cirenaica (fon,iaci) sono dei mercati protetti (spesso presidiati da fortezze, da navi cannoniere, .ecc.) di natura durevole o perio– dica. Sono punto d'àpprodo e di sbocco nell'hin~ tel'land del paese nuovo nel quale vengono fondati. Se sono attendibili le notizie che si attingono rlalle geografie commerciali il commercio estero complessivo dei paesi di recente conquista italiana non supera i 30 milioni, di cui la maggior parte ( 1) Il FANNO,nel suo ben noto llbro: Es--pmasion,smocom11~1·ciale t oolonlolt <ltqU Stati tnodtrni, ha Invece tentato di ridurre l'espan– sionismo colonlale al rlnesso ,tena dlnamloa del costi comparatlYI In l"&pporto al moYlmento della popolazione. (') SUPINO, .Econ. Poi., cap. X, e LOR. CORSO, Cap. Yll L. IV, as– sommano le cause moltepllol della oolonlzzaalone nella tendenze al magl(lor pi-ontto e nella lolla contro la degl'esslone del profitto della • madre patria. iblibtecaGino Bianco con l'Inghilterra (1). L'Ita~ia. nou si accontenterà perciò del possesso costiero libico, per l'impianto çli sbocchi commerciali, perchè sarebbe un magro bottino, per compensare i parecchi miliardi che assorbirà l'impresa a cose finite. D'altra parte la Libia si trova in parte lontana dalle zone tor– ride e tropicali ove è possibile la coltivazione rlegl i articoli esotici (coloniali), per formare una colonia di pura piantagione, con l'esaurimento d'un suolo in complesso già depauperato e cou lo sfruttamento schiavistico degli indigeni. Questo tipo di colouiz– zazione non potrà perciò essere vagheg~iato dalle sfere ufficiali se non come fatto secondario, nei limiti del possibile, di un tipo generale di co– lonizzazione che non potrà essere che quello rii popolamento. L'incrocio di questi clne ti pi, se le poco valutate condizioni di acclimatabilità, di voca– zione colonizzatl'ice degli italiani, ecc., lo permet- · teranno in un avvenire più o meno remoto, pro– durrà un tipo misto di coloniizamento in Libia. Il p1•ogramma della· fondazione rli una ·colonia di popolamento in Libia è stato esplicitamente formulato dalit:1 cìassi dirigenti nel recente " di– scorso della Corona»· E' scritto dunque che lo Stato dopo avere accontentato colo:ro che furono i so– stenitori nell'impresa per uno scopo militare, stra– tegico e politico, ora mira ad accontentare quei ceti italiani, abbastanza numerosi, ricchi solo cli speranze ma poveri di ardimenti e di capitali, che . all'impresa aderirono solo pei suoi fini economico– sociali. 10. - La lotta anticoloniale che conduce il socialismo internazionale è costretta a spiegarsi con un metodo di successive approssimazioni. lu una prima approssimazione esso lotta pel diritto delle genti e per la libertà dei gruppi étnici a svolgersi uaturalmente nei loro ambienti, e ad attivare le correnti migratorie che le forze rii convenienza governano nel loro corso spontaneo e irrefrenabile. Movimento di minoranza politica dappertutto, il socialismo non ha potuto irnpeclire che i detentori rlel potere nelle principali nazioni capitalistiche sfrenassero le nuove correnti del cesarismo imperialista che ha piegato a sè la ten– denza riel naturale fenomeno della colonizzazione ecouomica ùei paesi giovani e inesplorati. Esso perciò si è trovato di fronte una realtà sociale plasmata da forze che non era in grado di debel– lare. Qùesto è il caso odierno d'Italia: ove il mo– vimento proletario - unanime uell'ostilità alla politica• di avventure guerresche - si trova di– nanzi ad una politica, eoloniale -della quale ba ri– gettata ogni responsabilità diretta o indiretta. Esso è perciò ineluttabilmente trascinato, in questa fase della vita sociale, pur non rinnegando il principio di cui si fa assertore nella sua pi•ima appl'ossi– mazfone, ad entrare in una seconda 11.pprossima– zione nella quale il ·suo ufficio critico diventa più positivo e più concreto. La colonizzazione ii/ficiale, iniziata, diretta, con– trollata e sussidiata materialmente dallo Stato è una leva magnifica per rafforzare le funzioni pa– rassitiche di spogliazione economica delle masse. Contro di essa si erige il sistema di colonizzazione libera, più in accordo con gl'interessi del capitale (') I maltesi fanno con la Trlpolltantn un commercio circolare discretamente rrntttret·o, del quale 1siclltani pensano di potere nxere la successione. Nel IJoUettlnl urociaU ù'lnformazlonl del nuorn lll– nlstero delle Colonie però è data la tabella del commercio Jnterna– zlonalo di Tripoli nel 1912, che risulta d'un totale complesslrn di 27 milioni (In cifra tonda) dl Importazioni, del quali IU.961.000 di merci Italiane. Leesportazioni complessive Invece ruronodl l.02s.ooom1- llonl, del quali 1.056.870 per l'ltalla. Queste oltre confermano la pro– posizione economica che I paesi nuo,-1 hanno la bilancia sempre " sfavorevole ,,.

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