Critica Sociale - Anno XXIV - n.3 - 1-15 febbraio 1914

CRITICA SOCIALE 43 <ialla corrente alternata; che la medesima quantità di -0al9re varii di prezzo in . base alle stesse differenze, ,come anche la medesima quantità di forza motrice, è assolutamente assurdo. So anch'io che non è facile procedere ad una equi– parazione dei prezzi. In primo luogo variano gli im– pianti, variano 'le fonti a cui si attinge, variano gli apparecchi necessari a regolarne la distribuzione, va– riano le unità di misura, variano i sistemi dei conta– tori. Le differenze· nei prezzi sono appunto e in gran parte conseguenza di queste variazioni; ma esi8te il fatto che nessuno fra gli inuumevoli consumatori di earne, tanto per citare un esempio molto pratico e ab• bastanza concreto, saprebbe acconciarsi a. pagare un prezzo differente, in una medesima città, la stessa earne, perchè un magazzino è messo con· lusso mag-• giore di un altro o perchè la carne possa derivare da animali diversi che fossero stati nutriti con diverse .qualità di alimenti., Si può spiegare che il prezzo della luce, sia diffe– rente da quello del calore, da quello della forza mo– trice; ma il prezzo della luce deve essere sempre uguale, comunque essa venga fornita, e così deve es– sere per il calore. E siccome per la loro natura il -0alore eù il freddo sono identicamente la medesima -cosa, a rigore dovrebbero costare lo stesso prezzo. È inutile aggi.ungere che lo stesso è da dirsi per la forza motrice. ~oi siamo ormai troppo abituati all'anarchia attuale, perchè non sembri addirittura rivoluzionaria la propo• sta di una equiparazione di questo genere. •ranto più che induce facilmente in inganno il fatto che noi fa– -Oilmente osserviamo a prima vista e cioè che il mede– .simo gas che dà luce dà anche calore, e che la me– desima corrente dà contemporaneamente luce, calore -ed energia motrice. Ma ciò, mentre non è sufficiente a dimostrare che siano infondate le osservazioni esposte di sopra, non serve che a provare l'assurdità dei metodi usati attualmente per valutare la quantità di energia -S'lmministrata. Infatti è abbastanza evidente che volendo procerlPre .ad una unificazione dei prezzi in rapporto alla merle- 8ima qualità di energia, la prima co.•a da farsi sarebbe .quella di tener conto della quantità di energia consu– mata per la trasformazione in luce e per quella in ca– ~ore' e pifr quella 'in ~energia meécanica é · nòn già di' <1nella fornita complessivamente. Per il calore esiste l'unità di misura che è la ca– loria; l'equivalente meccanico del calore dà il modo <li valutare la forza motrice; sarebbe da cercarsi una unttà per ,la valutazione della luce e queste va1:ie unità -di misura dovrebbero es,ere tali da trovarsi l'una con !"altra in relazione, sì da poter rispecchiare la rela– -zione che effettivamente esiste fra le varie forme di -energie impiegate. _Certo che in questa materia non si possono far pro– poste molto particolareggiate; vi sono in giuoco troppi interessi, vi sono in giuoco troppe questioni ed anche di moltissima· importanza, sia di ordine scientifico -che di ordine 'pratico. Ma è anche certo che l'irregolarità e~iste ·e che se non si comincia a pensare al modo di -e-liminarla:, si ·corre il risr.'hio di complicarla· e 'rii per– vetuarla. È necessario tutto un lavoro preventrvo pe1· la de– terminazione delle opportune unità ·di misura, è ne– <l~-'lsario probabilmente un lungo periodo di tempo per tblioteca Gino Bianco 11 attuarne l'applicazione e per il passaggio •graduale dallo stato presente delle cose a quello pm logico fn– turo; ma ognuno vede che si tratta di una questione che deve essere assolutamente risolta. Il Congresso delle Camere di Co:inmercio italiane che ,;i è radunato recentemente a Roma si è occupato di questo argomento ed ha formulato dei voti per modi– fiche alla maniera· con cui viene attualmente tassata l'energia elettrica. Ciò costituisce un primo passo verso lo studio rlel problema di ordine più più generale cui ho accennato. RAFFAELE PIRRO. INCHIESTEMONOGRAFIE I relitti ..,. e i dereHtti del terremoto. Andiamo, ·alla ricerca della doc·nmentaziòne, È uno degli obiettivi che proponiamo a tutti coloro che, vivendo nel Pal·tito e fuori, vogliano collabo– rare alla nostra opera di critica positiva, sorgeute dai fatti, e dai fatti traente la sua più poderosa e vitale energia di demolizione e di ricostruzione. Quanti potrebbero farsi nostri collaboratori in questo campo! Anche le ricerche più modeste, ri– ferentisi alle zone più.ristrette dell'attività singola, possono avere un interesse sociale grandissimo, e prestarsi a un'opera di coordinazione e di sintesi. più vast,a, col concorso di altre ricerche piccole e grandi. Noi apriamo ai volonterosi, ai curiosi del fatto sociale, agli spiriti pratici foderati di quel– l'idealismo che alimenta lo spirito disinteressato della ricer,ca, le c:olonne della C1•itica. Per contò nostro afferreremo l'inchiesta ovunque ci sia pos– sibile trovarla. E oggi, tanto per cominciare, la rintracciamo in un documento parlamentare tl i data recentissima. Alla distanza .di cinque anni dalla tragedia tel– lurica calabro-sicula si poteva ritenere che lo Stato si fosse messo in regola coi doveri contratti nel– l'ora della sventura. Invece la condizione delle cose è ancora laggiù lagrimevole. Ogni tanto si levano appelli disperati, che ricadono presto nel vuoto dell'indifferenza governativa e nazionale. Così per Messina, così per Reggio. A uno di questi a,ppelli rispose nel dicembre scorso il rinnovato gruppo parlamentai-e socialista, che inviò a Reggio Calabrià alcuni de'i suoi col' mandato di procede're a un'inchiesta, e di riferire poi i risultati alla Ca– mera. E' quanto fece il deputato socialista Fabrizio Maffi, che espose crudamente e rudemente, senza veli e senza ipocrite çirconlocuzioni .la realtà dei fatti osservati. Parlando specialmente della que– stione delle baracche, egli fece ·alla Camflra nn quadro doloroso dellé condizioni di abitabilità della Reggio proletaria. " Le case abitate dalla popolazione di Reggio Cala- . bria '- co~ì il Maffi - non m.eritano il norµ.e di case. Esse sono haracche costruite in legno immediatamente dopo il terremoto e· sono ancora quelle; sono 'baracche cadenti, dal cui tet.to P"netra l'acqua, at,traverso le cui pareti fischia il vento. Dal giorno in .cui souo state co– str~ite, non vi ~ouo state es..guite riparazioni, di guisa che tutto _quello che il povero ha dovuto fare ·per ele• vare la ~ua abitazione al livt-llo minimo dell'abitabilità è stata opera e sacrificio del povero stesso. Nè lo Stato, nè la Provincia, nè · il Comune hanno· più prestato opera di soccorso a questi sventurati colpiti dal terre- moto. . · " Ebbene tali case p1:iisentano ques.to fatto doloroso: che in ambienti di quattro per quattro io ho constatato

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