Critica Sociale XXIII - n.22-24 - 16 nov.-16 dic. 1913
" CRITICASOCIALE 345 · militavano ancor·a con tutto l'impeto della loro eroica giovinezza nelle file bakuniste insieme ai " rivoluzionari" del Risorgimento italiano che ave– vano fatto eco e plaudito - con Ga1•ibaldi - alla Comune di Parigi e si e1·ano voltati contro le cri– tiche e gli scongiuri di G. Mazzini. Il Bignami, re– pubblicano, garibaldino e amiéo di Malon, era tuttavia guardato· da Engels come il più (01·te ed adatto ·a sostene1·e in Italia cont?·o l'ana1·chismo di Bakunin le idee della propaganda legalitaria e dell'azione quotidiana. La Plebe infatti pr·epai·ava ·tra gli ope1•ai dell' ltatia del Nord la formazione di quella federazione che il 17-18 febbraio 1877 ·teneva il suo Congresso a .1/ilano fissando questi principi: il movimento proletario si svolge con tutti i mezzi, e quindi anche con i mezzi poli– tici; il partito opei-·aio socialista è un partito socia– lista, indipendente da ogni altro; la Federazione, pur riser·vando la propi ·ia autonomia, si considera come affì,gUata alla Internazionale secondo i suoi statuti originari. ( ConcesSione quest'ultima alle idee allora correnti per opera dei baliuniani che il Consiglio Generale di Londra avesse deviato i· ca– noni dell'Internazionale obbliganclo alt' accetta– zione del "domma ,, del coinunismo autor·ilai•io). Cosi come sono, i due articoli riflettono tutta la "polemica" di allora, la necessitàcontr·o l'anarchia · di fissare l'idea dell'ordine nell'azione colletti·va e contro il nihilismo nligioso eletta rivoluzione at- · tesa come una celeste palingenesi, la necessità di spie_gare l'azione politica per sovvertire lo Stato anzi che di abolirlo~ azione politica che è legisla– tiva, che è riformatrice senza tema perciò di ac– cettare, cli acquiescere allo stato bo1·ghese.... Ma così c01ne sono questi due ai-ticoli r·iflettono attnsì tutta la polemica odierna ed eterna del metodo socialista che pe1· la sua imponenza travolge lo stesso·concetto della sostanza del socialismo; e la decisione che dagli ai•ticoli esce non è per la ca– tastrofe che casca impi·evista clal cielo, ma pei· l'ascensione che mi1·a consapevole al cielo pei· via d·i, sforzi industriosi di organizzazione e di ri– (or-rne, di coalizioni pi·oletarie e di interventi le– gislatfoi, i quali non suppongono l'indifferenza politica, ma anzi la subordinazione armonica al– l'etica dell'autorità del pa1·tito, della lega, ecc., che è d-isciplina non caporalismo. L'editore ·i·usso si chiede se i tettori italiani della PleLe nel 1877 avranno inteso le punte f'e– ·1 •oci dell'articolo. cli Mai·x contro gli eterni prin– cipi di Proudhon, dÒve il vern bel'sagtio era Bahu– nin, mentre l'articolo di Engets costituisce pe1· sè im capolavoro di chiara propaganda popolm·e. Ma gli ope1·ai italiani di alloi·a, se non conosce– vano nè la filosofia della miseria di Proudhon ·np la Miseria della filosofia cli Marx, itsci·vano pei·ò da -una 1··i'vo'luzione na.,;ionale da citi cwe·vano visto formà1·si pezzo a pezzo lo Stato Italiano. In quelle condi::;ioni ei·a impossibile che essi non intentlessero il va,lore e il senso dell'insegnamento marxista della conquista dello Stato, non inten– dessero la profondità dell'ammonimento contro · l'indifferenza politica. Quello Stato che aveva ori– gini cosi p1aossime e te1·1·ene,che non era il por– tato di azioni mistiche pei·dentisi nel buio dei se– coli ina di azioni positive spiegatesi sotto gli occhi dei contemporanei nei campi e nei pai·lamenti, . quello Stato, nato dalla conquista e, perciò, sem– pre alla conquista ape1·to, qitello Stato, str·wnento ora di oppressione di classe, poteva, doveva di'ven– tar·e strumento rj,i emancipazione di classe, quando la classe sfruttata l'avesse volitto e si fosse messa coraggiosamente in ca-imnino. E si mosse. DELL'AUTORl"I1À. Alcuni socialisti hanno da qualche tempo aperto una regolare crociata, contro ciò che essi chiamano pi'in– cipio d'autorità. BaHta lorc, dire che questo o quell'atto è autoritario, per condannarlo. Si abnsa di que~to som– mario modo di procedere a tal punto, che è necessario esaminarè la cosa un po' da vicino. "Autorità,,, nel senso della parola di cui si tratta, vuol dire: imposizione della volontà altrui alla nostra; "autorità,, suppone, d'altra parte, "subordinazione,,. Ora, per quanto queste due parole suonino male, e sia disaggrade.vole ali::. parte subordinata la relazione, che es~e rappresentano, si tratta di sapere se vi è mezzo di farne a meno, se - date le condizioni attuali della società - noi potremo dar vita ad un altro stato so– ciale, in cui questa autorità non avrà più scopo, e dove per conseguenza dovrà scomparire. Esaminand·o le condizioni economiche, industriali e agricole, che sono la base dell'attuale società borghese, noi troviamo che esse tendono a sostituire di più in più alt'azione isolata quella combinata degli individui. L'industria moderna ha preso il posto delle piccole officine dei produttori isolati, con grandi fabbriche e officine dove centinaia di operai sorvegliano macchine complicate mosse dal vaporn; le vetture e i carri delle grandi vie sono sostituiti dai treni delle vie ferrate, come le piccole golette e feluche a vela dai battfllli a vapore. L'agricoltura stes8a cade di mano in mano nel dominio della macchina e del vapore, che surrogano lentamente ma inesorabilmente, i piccoli proprietari con grandi capitalisti, che coltivano coll'aiuto di operni sa– lariati grandi superfici di terreno. Dovunque, l'azione combinata, la complicazione dei procedimenti, dipen– denti gli uni dagli altri, si mette al posto dell'azione indipendente degli individui. Ma chi dice" azione com– binata" (\ice " organizzazione,, ; ora, è egli possibile avere l'organizzazione senza l'autorità? Supponiamo che una rivoluzione sociale abbia detro– nizzato i capitalisti, la cui autorità presiede ora alla produzione e alla circolazione delle ricchezze. Suppo– niamo, per collocarci intieramente al punto di vista degli antiautoritari, che la terra e gli strumenti di lavoro siano divenuti la proprietà collettiva degli operai, che li impiegano. L'autorità sarà. scomparsa, o non avrà essa fatto che cambiare di forma? Vediamo. Prendiamo, a mo' d'esempio, una filatura di cotone. Il cotone deve passare almeno per sei operazioni sn"<l– cessi ve prima di essere ridotto allo stato di filo, ope– razioni che si fanno - per la più parte - in sale dif– ferenti. Inoltre, per tenere le macchine in movimento, abbisognano un ingegnere che sorvegli la macchina a vapore, meccanici per le riparazioni giornaliere. molti braccianti destinati a trasportare i prodotti da una sala all'altra, ecc.· Tutti questi operai, nomini, donne e fan– ciulli, sono obbligati a cominciare e a finire il loro la– voro a ore determinate dall'antorità del vapore, che si beffa dell'autonomia individuale. Bisogna dnnque, òap– prima, che gli operai s'intendano sulle ore di lavoro; a queste ore, una volta fissate, t!Ono tutti sottomessi senza alcuna eccezione. Poi sorgono in ciascuna sala e ad ogni istante questioni di dettaglio sul modo di produzione, sulla clistribuzione dei materiali, ecc., che · bisogna risolvere subito, sotto pena di veder arrestarsi immediatamente tutta la produzione; che si riso! vàno colla decisione d'un delegato preposto a ciascun ramo di lavoro o da un voto di maggioranza, se ciò fosse *
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