Critica Sociale XXIII - n.22-24 - 16 nov.-16 dic. 1913
CIUTICA:SOCIALE 341 Senonchè c'è di~occupazionP, e disoccupazione. Ve n'ha una che è il cor5>llario de.ll' eccesso di sviluppo capita– listico; ve n'ha altra che è la consPgue11za piuttosto del viceversa, o è influenzata e aµgravata da cause e da avvenimenti che non· appartengono propriamente alla Rfera d~i fatti economici. E ad ogni modo l'una e l'altra - assai più qnesta che quella - possono essere . ' a loro volta, in!.!uel?zate, non solo da fattori poRitivi determinanti l'accrescimento del loro volume, •sibbene anche da fattori negativi atti a produrne la diminuzione più o meno sensibile. A tale fine meno remoto cospirano precisamente gli intendimenti e l'azione delle organizzazioni operaie e del partito socialista in Italia. La prima constatazione che si impone ad ogni os– servatore imparziale, che si è imposta a tutti, così da essere divenuta oramai la granrle premessa di fatto irrefutabile e accettata universalmente (le cifre sono le cifre) di O,l!niragionamento intorno a questo argo– mento, sta nella spaventosa diffusione del doloroso fenomé'no nel tempo e nello spazio: nel tempo, poichè la stagionalità di esso si è conversa in permanenza ci·onica pressochè da un capo all'altro dell'anno; nello spazio, percbè dalle regioni, in cui la di~occupazione più o llieno stagionale trova vasi _allo stato endemico, essa ha ·spiccato il triste volo per quasi tutti i lidi italiani, ivi soffermandosi e creando le stesse angoscia e le stesse rovine. Non c'è, infatti, regione •d'Italia, che sia immune dal Jiagello. Da quaRi due anni le fosche statistiche si sus– seguono con lugubre implacabilità. La crisi finanziaria internazionale, la crisi finanziaria ed economica italiana, figlie in massima parte della guerra, delle guerre, e dd militarismo divoratore e dissanguatore di tutti i paesi, hanno prodotto una strozzatura violflnta e peri– colosa negli organi più delicati e vitali della economia .e del lavoro nazionali: L'i-mprovviso arresto di svjluppo delle energie economiche, ostruzior,ate nel loro processo, ba avuto un terribile contraccolpo nel mercato della mano d'opera. Nelle città industriali gli operai. impie– gati nelle industrie tessili, edilizie, metallurgiche, nelle campagne il bracciantato, uelle città minori i lavora– tori di ogni categoria hanno dovuto assistere a una improvvisa e crescente riduzione delle possibilità di impiego, quale non era mai occorsa da molti anni. A diecine, a centinaia di migliaia i di8occupati sono stati ributtati dalla fabbrica, dal cantiere, dal campo sui • mercati, e di mPse in mese i bollettini non hanno mai accennato ad alcuna sosta, tranne che - nei limiti dell'assorbimento di mano d'opera nei lavori agricoli straordinari - in pochi me~i fugaci dell'estate. Ora poi l'ascesa è ricominciata più impressionante, e si complica con gli effetti del ritorno dell'emigrazione temporanea, e con quelli ognora risentiti delle misure restrittive degli Stati estel'i in tema di immigrazione, che colpiscono specialmente la nostra emigrazione. Dal che ap!)are che il problema della disoccupazione ha, in Italia, suoi parti colai-i caratteri; particolarissimi poi nel momento attuale, per le maggiori ed ec,·ezi01iali dosi di gravità, le qnali si aggiungono alla gravità che quello rive~te normalmente da non breve temp:O. Per cui, prescindendo da considerazioni e obiettivi extra– capHalistici, sul terreno della politica immecliata e di qut'lla meno remota il problt>ma stesso importa due gradi di soluzioni, o due soluzioni se si voglia· dire, una delle quali immediatissima ed empirica, l'altra suc– cessiva e razionale ed organica, sempre tenendo pre- sente tuttavia il rapporto indistruttibile di ·coesistenza tra disocCUIJazione e sil:1tema capitalistico rii produzione, fino a che questo duri e si svolga attraverso i cicli, o i cicloni, delle sue crisi. Non diversameute è stata rosta la questione dai so• cialisti e dalle organizzazioni operaie dinanzi l'opinione pubblica e il. Parlameuto. Alla fase delle concessioni dei lavori pubblici già pronte, o promesse a scade11za di giorni o di settimane, deve seguire - noi diciamo - una politica più vasta e di più larghe verlute, una poli1ica d'insieme, risul– _tante e coordinatrice di una somma d 'iniziati.ve varie, che si innestino in rami di versi. della economia e del diritto. Parecchi problemi staccati dovranno con.fluire tutti qui. Si può, anzi, osservare che solo una forte spillta, l'impulso formidabile che sale dal mondo della disoccupazione, riuscirà a portarli in prima fila, e a fornire loro le energie sociali indispensabili per ogni soluzione feconda. Chi oserà, in altri ter.mini, atfroutare con ardimento innovatore, i problemi del latifondo, degli usi civici e dei demani comunali (nido di usur– pazioni senza fine, e sistematicamente impunite, nei covi del clientelismo locale), della colonizzazione, delle affittanze cooperativiste, della stessa espropriazio11e ter• riera - nei casi speciali in cui la mancata valorizzazione dei terreni esige l'in1ervento della collettività - o nei casi dei terreni da bonificarP, del credito, della coopera– zione, dei contratti agrari, della distribuzione intPrregio• nale della mano d'opera e delle riforme economiche e tributarie capaci di agire efficacemente sulla prodozione? Di tanto in tanto qualcuno di tali frammenti ha fatto e fa capolino nei programmi degli uomini politici in fama di riformatori sociali, o nei programmi di go– verno; !o stesso Gabinetto attuale ne ba spar.-o qualche non avaro pizzico nel suo. Ma nessuno di quei rifor– matori sembra aver sospettato che tutti i problemi ac– cennati in realtà non ne formano che uno: ossia che uno è lo spirito che li plasma, li anima e li domina, se banno da essere, non fantocci, creature viventi. La dis– occupaz-ione però collaborerà, sicuramente, all'attua– zione delle nostre vedute, e coi suoi urti meccanici illuminerà, inquadrerà meglio, man mano, le idee nei cervelli governativi e legislativi. Le riforme sociali vere nascono da situazioni intollerabili e da assilli tormen– tosi. J<J la disoccupazione - calunniata quasi come una speculazione socialista - con la voce angosciosi. e straziante della miseria e della fame imporrà forse la rinnovazione, che altr,menti sarebbe più lenta e fram– mentari.a. Ai socialisti il còmpito di agitare le soluzioni maggiori nel Paese e nel Parlamento, anche in corre– lazione col problema finanziario, sia da un punto di vista generale, sia dal punto di vista speciale del fab • bisogno inerente a tali " soluzioni •· ' GIOVANNI MERLONI. la"[rilirn Sotiale,, gratis agli amiti....-amiti sul serio. Sm·emo g·l'ati, com.e .•empre, a chi ci inviasse elerichi coscùmziosi, di 11110Ti abbonati probabili... .. da indw·re in te,,lazione cot1.'invio di numer, di saggio. Chi. poi ci spedisse t' imo,,rtu di ùn obbonamento nuovo, annun. o semestrale, av,·à facot1à di trat- 1ene1·esul p,·opl'io abbon,u11entri lo sconto di lire una, o fa,·lo acc1·e,1ilare a se siesso o art ult,·i pe1· abbona– menti o per acqui.~to di nost,-e puMlicaz,uni. Di guisa che chi , accogliesse pe,· 7101 quattro nuovi abbcmomenti annui o SPllll'Sfruli, avni,be, o pot1•e/Jbe 1·eµa arn a un a111icn, la CRITICA SOCIALE r,ralis pe1· un St·Dll'Sfre i se il doppio, per un anno; e così cli seµuito. S,mza ta1·a sulla ri,.;unoscenza dett'Amministrazione!
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